1 settembre 2020

Da quando la Lega non è più "Nord"

In giovinezza, quando ancora non me ne fregava nulla di politica o meglio la politica (partitica) era un espediente per alcuni di "magnare" e basta e ancora credevo alle cazzate che sparavano sui giornali, l'immagine che si aveva della Lega Nord era quella di un partito che volesse spaccare, fisicamente se possibile, l'Italia in due o più parti secondo il proprio comodo. Ed ogni volta che si subivano le imposizioni delle campagne elettorali già allora la sinistra non presentava alcun programma, "serio" o pseudo tale, ma buona parte della propria campagna era puramente diffamatoria nei confronti dell'opposta fazione politica, fosse essa la Lega Nord, Forza Italia o Alleanza Nazionale. Così si assisteva spesso e (mal)volentieri ad una levata di scudi in cui Gianfranco Fini (il traditore di tutti gli italiani e di tutti gli ideali rappresentati dal suo mentore Giorgio Almirante) era il fascista, Umberto Bossi il vilipensore per eccellenza della patria e della bandiera, Silvio "il Berlusca" Berlusconi il corrotto. Quello che la Lega di allora invece promuoveva non era la Secessione politica dell'Italia, ma una secessione economica, ovvero distaccarsi economicamente dal governo centrale (di Roma) per liberarsi delle tasse che venivano imposte per poter rimpinguare la cassa del mezzogiorno, che è tuttora un portafoglio privato dei parlamentari da cui attingere per arricchirsi, e liberarsi da quella stuola di finti invalidi, baby pensionati, finti disoccupati, parenti, amici e amici degli amici vari, che potevano beatamente godere di un "reddito di cittadinanza" già 30 anni prima che ai 5 stelle venisse in mente di istituirne uno per finti invalidi, baby pensionati, finti disoccupati, pellet, parenti, amici e amici degli amici vari.
Erano i tempi in cui un Calderoli passeggiava con un maiale sul terreno su cui avrebbe dovuto sorgere la moschea di Bologna, in cui si esprimeva in questi termini nei confronti di un futuro ministro della repubblica "„Amo gli animali, orsi e lupi com'è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango.“", che commentava in questo modo la vittoria dei mondiali del 2006 "„Vittoria della nostra identità, una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici, comunisti.“" (ricordo per dovere di cronaca che quella nazionale prevedeva anche la presenza Camoranesi giocatore "rubentino" di origine argentina). Ed un Mario Borghezio che ci rendeva quasi simpatica la politica con affermazioni di questo tipo "„La scena più sfruttata e diffusa è stata quella del discorso della palandrana. Dissi: queste brutte barbe, questi pupazzi con la palandrana, un giorno o l'altro li prendiamo per la barba e li cacciamo via a calci in culo.“" oppure, sempre parlando di clandestini "„La Lega non cambia linea vogliono l'8 per mille? Noi ai clandestini bastardi gli diamo il mille per mille di calci in culo con la legge Bossi-Fini.“" (anche in questo caso va fatto presente che la legge Bossi-Fini non ha risolto il problema dei clandestini, in quanto, anche se ha introdotto il tuttora in vigore reato di "clandestinità", i governi successivi l'hanno bellamente ignorata).
Era la Lega Nord che voleva davvero il bene dell'Italia (e degli italiani) che lavoravano e cui non stava per nulla bene che al nord si pagassero le tasse per poi non vedere servizi ed infrastrutture rispecchiare la quantità di soldi che lavoratori e imprenditori riversavano, e riversano ancora, nelle casse dello stato. Tasse che non bastano mai né a saldare il nostro debito pubblico né ad aumentare il benessere dei cittadini e dello Stato.
Ora ci ritroviamo una Lega che non è più Nord guidata da un Matteo Salvini che pronuncia gli slogan giusti, il più delle volte rubati (o presi in prestito come dice la juve riferendosi alle partite di campionato) a CPI (CasaPound Italia), ma le cui azioni raramente rispecchiano né l'immagine che ne danno i giornali né, tanto meno, gli slogan stessi. "Salvini razzista", ci dicono ovunque, eppure dobbiamo proprio a Salvini l'elezione del primo senatore pellet della storia della repubblica italiana. Salvini che, ci dicono, va a braccetto con le oligarchie russe (che lottano, tra le altre cose, contro la diffusione dell'alcolismo in Unione Sovietica, eppure dobbiamo al covid e ai 5 stelle se ci troviamo un coprifuoco che vieta la vendita di alcolici dopo le 23. Un Salvini che, quando era al governo con i 5S, ha effettivamente ridotto il numero di sbarcati, ma per uno che ha cercato (senza riuscirci) di rimpatriare, 1000 ne ha fatti sbarcari.
Ed oggi in campagna elettorale come si presenta?
Così... 

Dimostrando ancora una volta che a Salvini di combattere l'immigrazione non interessa, interessa solo avere la poltrona per abbattere le tasse e continuare a fornire schiavi a costo zero per le fabbriche e le aziende agricole degli imprenditori medio-borghesi. 
"Uniti si vince", aggiunge, mi ricorda proprio un motto Boldriniano e infatti lo disse De Magistris, sindaco di Napoli che (ricordo) è stato eletto con i voti dei Centri sociali, il 15 marzo riferendosi al covid.
Non c'è nemmeno di gridare (ora) al tradimento, in quanto, come fu Fini per Almirante, il tradimento lo aveva già compiuto cambiando nome al partito.

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