22 agosto 2018

Integrare l'islam?!? Un insulto al pubblico intelletto.

Boldrini, Fiano, Sala e compagni cantando continuano a propinarci la bucolica poetica che la migliore risposta all'aggressione islamica sia una "perfetta integrazione". Quale sia la traduzione di questo pensiero in "azione", come dovrebbe essere per qualsiasi tesi per non divenire puramente retorica, è noto (forse) solo al loro cervello. In quanto sino a non molto tempo fa la sinistra, portavoce principe di tale tesi, si è sempre e solo dedicata alla pratica dell'accoglienza e mostrando, anziché una propensione alle pari opportunità, auto-discriminazione del popolo che ha voluto portarla al vertice della politica italiana.
Il risultato di tali politiche è sotto gli occhi di tutti ritrovandoci governati da due partiti di dilettanti che, avendo sempre fatto opposizione, si trovano nella inusuale posizione di fare anziché criticare.
Mi pare di ricordare di aver espresso in diverse occasioni la mia avversione e preoccupazione verso questa follia chiamata integrazione in quanto, in tutto il mondo occidentale, si pretenderebbe di opporre ad una forza conservatrice, come la religione islamica, i valori dell'aria fritta costituita dalla democrazia. Ammesso che la democrazia, che non è altro che una forma di governo che impone comportamenti morali, abbia dei valori, questi sono basati su mode passeggere (se non si vuol credere alle teorie complottistiche che invertono causa ed effetto). "Paragonare l’Islam e la società democratica postmoderna è, semplicemente, un errore di giudizio: l’Islam ha millequattrocento anni ed è un religione immobile, «un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo», come ricordava Sartori, che raccoglie un miliardo e ottocento milioni di fedeli; la società postmoderna esiste da forse cinquant’anni, ed è il risultato di movimenti e mode culturali che, in quanto tali, sono destinate a dissolversi e cambiare (e che sono già profondamente in crisi)." si legge su Il Primato Nazionale.
Da ciò ne consegue che una società, ormai, nemmeno più laicizzata, ma verosimilmente più proiettava verso una bulimica esistenza che rigetta qualsiasi forma e struttura salvo poi gettarsi, per l'intima necessità umana di aggregazione, nei più beceri estremismi e improbabili credo (pseudo)scientifici.
Ma anche la scienza "ufficiale" (quella cioè che prevede la terra, a forma ellissoide, roteare intorno ad una nana gialla, anziché piatta e circondata dal anello ghiacciato del polo sud secondo una perversa e stravolta visione vichinga della conformazione del mondo) presenta delle lacune e delle imprecisione colmate più dalla "fede" nella logica scientifica stessa che tutto possa essere spiegato e dimostrato scientificamente.
Questo marasma di "teorie" più o meno fallacemente dimostrate vorrebbe essere "opposto" alle credenze culturali dell'islam fermo, giuridicamente parlando, al nostro più becero medioevo in cui le donne sposate, qualora vengano stuprate, sono passibili di lapidazione per adulterio. Certo questo è un caso estremo, ma in tal caso il marito non può nemmeno avvalersi della "legge del taglione" (nell'accezione di giustizia privata) in quanto, nel corano, si fa divieto di sollevare "la mano" contro un fratello musulmano (questo nonostante i svariati scontri tra fazione opposte all'interno della stessa religione).
L'integrazione dell'islam non è possibile.
Almeno non in una società in cui (corto circuiti boldriniani a parte) si vuole distruggere la concezione della donna "oggetto" da copertina di riviste di moda tramite l'assimilazione di una visione religiosa in cui la donna è infinitamente inferiore all'uomo. Sessisticamente parlando qualcuno potrebbe riconoscersi in questo tipo di visione, non avendo le "palle" per tenere testa alla propria moglie e dando la colpa di questo alla decadente società occidentale, ma la verità è che da un lato si combatte (quando riferito all'occidente) quella passata abitudine di relegare le donne in cucina e nei ruoli di maestranza, mentre dall'altro si fa posto ad una religione che, in più occasioni, ha mostrato un'abbondante abuso dell'uso di schiavizzare le donne della famiglia... l'obbligo (anche se mascherato da virtù) per le donne di nascondere a vari livelli volto e corpo, l'impedimento a poter operare in diversi e o determinati ambiti lavorativi, alla segregazione in casa, alla totale (spesso violenta) sottomissione al marito o ai figli maschi della famiglia, ecc. "La tesi pluralista, per essere valida, presuppone, necessariamente, che ognuna delle culture che vengono in contatto abbia un atteggiamento accogliente e disponibile all’integrazione nei confronti delle altre. Questo non avviene nel caso dell’Islam, che è per sua stessa natura avverso al cambiamento e all’accettazione di altre culture e religioni." (fonte Il Primato Nazionale)
Di per sé sarebbe già una follia e, come affermato poc'anzi, un corto circuito cerebrale per una società che punta con violenza il suo ipocrita dito contro la misoginia ed il "femminicidio", ma se a questo aggiungiamo anche il fatto che, se non per tutti almeno per molti musulmani, la guerra agli "infedeli" è una realtà concreta in cui, sempre più giovani "sradicati" dai propri genitori e trascinati in un'evanescente società che non risponde alle loro esigenze e cerca di riempire il vuoto con il nulla, si identificano e a cui prendono parte attiva se non nella pianificazione quanto meno nella sua esecuzione.
Non è un caso se, sempre escludendo il complottismo che vedrebbe diverse forze occidentali alle spalle di questo vigoroso slancio islamico verso il fondamentalismo, in molti casi gli autori di attentati e aggressioni sono persone che, secondo la concezione comune, erano perfettamente integrati all'interno della comunità ospitante. Il problema è che c'è un divario tra quello che le "normali" persone occidentali considerano sufficiente all'integrazione (un alloggio, una famiglia, un lavoro) e quello che i giovani cresciuti nella menzogna, o quanto falsata realtà, delle TV occidentali e del grande sogno secondo cui qualunque pellet (solo perché tale) ha la possibilità di arricchirsi e vivere senza sforzo per tutta la durata della propria agiata (neo)vita. Vengono in Europa con la mente piena di sogni di ricchezza e sperando di diventare tutti i nuovi Mario Barwuah, le nuove Fiona May, i futuri Spike Lee o Malcolm X... ma quando realizzano (come la maggior parte dei giovani) che il mondo dei lustrini è totalmente falso partendo proprio da quelle storie (spacciate per vere) dei protagonisti cosicché un Obama avrebbe origini umili, Lady Gaga faceva la "pastorella" (quando invece è stata costruita ad hoc per illudere i suoi fan di poter riuscire laddove molti hanno fallito), si gettano in quel fondamentalismo, in quella fanatica ricerca di radici dai cui i genitori si sono staccati pur di dare un possibile futuro alla propria famiglia che, secondo me, potrebbero (e potremmo) benissimo trovare a casa se solo non fossero (e non fossimo) governati da una manica di servi della finanza internazionale. La loro rabbia, verso quella sensazione di raggiro, esplode e viene immediatamente incanalata verso l'estremismo e a farne le spese sono i popoli accoglienti che, castrati dalle leggi "razziste" del proprio paese natale, non sono in grado di difendersi e non vengono tutelati (per impossibilità e incapacità) dalle istituzioni a tal fine preposte. "a Göteborg un gruppo di giovani teppisti immigrati ha appiccato il fuoco a quasi un centinaio di auto, distruggendole. Secondo alcuni testimoni oculari i giovani erano incappucciati, vestiti di nero, e hanno iniziato improvvisamente a incendiare alcuni veicoli. All’arrivo della polizia, si sono scagliati contro gli agenti gettando loro addosso sassi. Ignote le motivazioni di tale comportamento criminale." (fonte Il Primato Nazionale).
"In Svezia una giovane donna di religione islamica ha interrotto un colloquio di lavoro perché doveva stringere la mano al suo futuro capo, maschio. [...] Al momento di concludere il colloquio uno degli intervistatori le ha porto la mano ma lei ha preferito glissare e si è portata la mano al cuore. L’azienda ha deciso di non procedere con il colloquio e far sfumare ogni prospettiva professionale per la musulmana, ligia all’usanza di evitare ogni contatto fisico con uomini esterni ala famiglia. [...] immediata è scattata la denuncia dell’aspirante dipendente, che ha ritenuto la decisione dell’intervistatore, che avrebbe poi dovuto essere il suo futuro datore di lavoro, una discriminazione su base religiosa. [...] il giudice del lavoro a cui si è rivolta le ha dato ragione e ha deciso di condannare l’azienda a pagare alla donna un risarcimento di 40.000 corone, una cifra pari a quasi 4mila euro" (fonte Il Primato Nazionale)... Cosa sarebbe successo se fossi stato io (un bianco di religione "pagana") a rifiutarmi di stringere la mano un pellet per motivi religiosi? Se questi esempi rappresentano il concetto che hanno le (ridicole) potenze occidentali di integrazione... direi che il termine più corretto da usare sarebbe "sottomissione".

1 commento:

  1. Non so se abbiamo abbastanza lampioni per impiccare dal re di Norvegia (per me primo della lista) alla Boldrini(in ordine geografico).

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