20 agosto 2018

La questione venezuelana

Ho sempre ritenuto che l'Italia sarebbe finita "zampe all'aria" come l'Argentina, ma, dopo l'analisi mostrata dal programma di Rai2 "TG2 dossier", probabilmente finiremo zampe all'aria come il Venezuela.
Qual è il problema del Venezuela?
Dal punto di vista economico non sembrerebbe essere uno Stato di miserabili morti di fame essendo il 4° paese al Mondo per l'esportazione petrolifera eppure qualcosa non torna.
Che una crisi alimentare colpisca i centri abitati è "normale" nel senso che in caso di crisi economica la relativa difficoltà a reperire beni alimentari e di prima necessità è da mettere in conto, ma che nelle campagne sia difficile reperire alimenti sembra inverosimile, a meno che, i campi non siano dedicati tutti alla coltivazione di droghe (coca, marijuana ed eventualmente oppiacei) oppure che qualche organo superiore non dia ordine, come avviene in Italia, di distruggere i raccolti per evitare sanzioni economiche... "La scarsità di beni di base comporta la necessità per i venezuelani di recarsi mediamente fino a sei volte (Non si capisce se è sei volte al giorno alla settimana o sei volte in più del normale NDR) nei negozi e nei supermercati per un singolo atto d’acquisto. E se la situazione è grave nelle città, nelle campagne va ancora peggio. Mancano latte, zucchero, farina, pollo, caffè, manzo, etc." (fonte investireoggi.it)
Nel servizio di Dossier era ben specificato che gli abitanti sono costretti a fare file interminabili per arrivare al supermercato con il concreto rischio di giungere a destinazione quando gli alimenti sono già esauriti.
Il presidente Maduro da "buon chavista" qual è ha pensato bene di introdurre 3 cambi legali per favorire l'importazione di beni alimentari e farmaceutici (cercando di impedire la speculazione sulla pelle della gente) il problema è che ai 3 ufficiali si è aggiunto un 4 cambio, ovvero quello del mercato nero. "Partiamo dal confuso sistema dei cambi. In Venezuela, ne esistono ben quattro. 1) Cambio ufficiale fissato a 10 bolivares per dollaro, che di fatto non esiste, salvo pochi e ben individuabili privilegiati. 2) Cambio semi-libero (Simadi), che scambia moneta nazionale con dollari a un tasso di circa 730. 3) Cambio con cui il governo vende all’asta dollari alle imprese importatrici e che prevede un rapporto di circa 2.650 bolivares per dollaro. 4) Cambio al mercato nero, il cambio della disperazione e della fame per chi non ha santi in paradiso, con un dollaro a 8.460 bolivares. " (fonte "remocontro.it").
Anche in questo caso qualcosa non torna in quanto avere un cambio fisso nei confronti del mercato internazionale non dovrebbe essere un male, ma, anzi, dovrebbe permettere di mantenere stabile il costo della vita, salvo speculazioni appunto (ad esempio le defunte monete nazionali hanno mantenuto un cambio fisso nei confronti della moneta "straniera" €uro ed è l'euro adesso a fluttuare nei cambi internazionali con i relativi problemi per cui a seconda di non si sa quali non ben specificate ragioni le valute acquistano o perdono valore in funzione di un'altra valuta). Quel che lascia da pensare è il fatto che i venezuelani sono costretti, non ufficialmente, a cambiare dalla valuta nazionale ai dollari per poter acquistare i beni primari ovviamente non con il cambio ufficiale, bensì con il cambio del mercato nero (che non è certo stato istituito dal governo).
Maduro continua a sostenere che il problema del Venezuela non è la sua amministrazione (o il suo governo) bensì il "magheggio" di potenze straniere con la complicità dei media internazionali.
Non intendo certo dar ragione ai comunisti, ma con questa manovra: "lo scorso giugno, l’altro ieri in termini di mercato, Goldman Sachs ha acquistato bond della compagnia petrolifera statale PDVSA, emessi nel 2014 e con scadenza nel 2022, per un controvalore nominale di 2,8 miliardi, ma per appena 865 milioni di dollari, ovvero al 31% del loro valore e a sconto di circa un altro 31% rispetto ai prezzi di mercato." (stessa fonte) il dubbio che quanto meno non sia tutta colpa di Maduro resta.
Sicuramente alla base ci sono il malgoverno dei comunisti, ma c'è anche un retrogusto di economia sporca.
Non è un caso che già con Barack "Osama" il Venezuela è stato dichiarato "nemico" e pericolo per gli Stati Uniti "Secondo gli analisti, il documento ha un linguaggio inusuale e molto duro: per la prima volta le misure sono nominative e nel testo si dichiara lo stato di “emergenza nazionale” per la situazione politica venezuelana e si indica il Venezuela come una “minaccia per la sicurezza nazionale statunitense”." nello stesso documento si legge anche "Washington sostiene che le sanzioni sono contro funzionari specifici e non contro i venezuelani. Non ci saranno conseguenze economiche contro il settore industriale.
L’importazione di petrolio non è inclusa nelle sanzioni. Il Venezuela è il quarto fornitore di greggio degli Stati Uniti e, anche se la produzione è calata negli ultimi mesi, l’acquisto di petrolio per il consumo interno negli Usa continuerà." e ancora "Il procedimento legale è stato già applicato ad Iran, Siria e Birmania e ad altri regimi considerati da Washington ostili e pericolosi per la pace mondiale. Anche verso Ucraina, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Yemen, Libia e Somalia sono state applicate misure simili." (fonte formiche.net)
Sarà solo un caso che le nazioni colpite da tale provvedimento siano direttamente o indirettamente coinvolte nell'estrazione o nel trasporto di petrolio ed abbiamo dei governi non "simpatici" alla "democrazia" americana... con la manovra organizzata dalla Goldman Sachs prevedo che presto il Venezuela sarà travolto da un colpo di Stato che metterà sulle poltrone in parlamento un governo capitalista e filo-americano, in quanto se fosse stata "semplicemente" una minaccia di morti di fame (leggasi Cuba) avrebbero imposto un embargo economico, mentre il fatto che gli USA abbiano bisogno del petrolio venezuelano fa pensare che il problema delle dichiarazioni di Manduro siano da imputare all'eventualità che all'improvviso il governo chavista trovi altri "simpatizzanti" a cui vendere il greggio con un rapporto d'acquisto decisamente più equo. Allo stato attuale delle cose se il governo fosse rovesciato, indipendentemente dal nuovo insediamento, la Goldman Sachs avrebbe comunque il suo guadagno ed il governo USA la certezza che l'importazione dal Venezuela continuerebbe senza intoppi... ma è sempre meglio andare sul sicuro perché se salgono i "fascisti" quelli se "ne fregano" delle quote acquisite dalla banca d'investimento americana.

Il parallelismo con l'Italia.
Ciò che mi fa intravvedere il parallelismo con il "Belpaese" è il fatto che il nostro strato produttivo (sia industriale che agricolo) vengono (neanche troppo) lentamente distrutti o trasferiti all'estero (leggasi delocalizzati) che è proprio ciò che il governo "giallo-verde" sta cercando di impedire.
Qualcuno potrebbe rimproverarmi il fatto che, di punto in bianco, io abbia voltato la schiena verso il nemico e mi ci sia alleato... questa sarebbe una grossa eresia, in quanto nei miei scritti si è sempre evinta la mia avversione nei confronti della delocalizzazione. Quindi il fatto che ci sia voluto il connubio di lega e 5 stelle per arrivare (forse) ad una simile intuizione può far ben sperare per il futuro.
Ci sono diverse cose che, diversamente, non mi convincono nel decreto dignità e in altri provvedimenti (quali la retroattività sul taglio delle pensioni "d'oro" e l'obbligo per le aziende di versare una "tassa" per il passaggio di un dipendente da un contratto a tempo determinato a tempo indeterminato), ma di questo ne parleremo più avanti quando mi sarò documentato a sufficienza sull'argomento.
Detto ciò il risultato di quanto avviene a livello finanziario in Venezuela, si traduce in un disastro economico in cui le industrie (a tutti i livelli) vengono annientate o delocalizzate in lidi più "sicuri", ciò comporta un esodo dei lavoratori autoctoni che dovranno essere sostituiti in qualche modo (ovviamente ad un costo inferiore).
Lo stesso succede in Italia dove il famigerato "made in Italy" viene distrutto a favore di pessime copie cinesi o peggio. Come si può definire "made in Italy", appunto, un'autovettura che è stata costruita in Romania, in Polonia o in Brasile con manodopera locale e progetti di ingegneri americani?
Ovviamente il problema non è solo la FIAT (o FCA che dir si voglia) anche alcuni servizi vengono delocalizzati per risparmiare sui costi. Vedi i call center di assistenza clienti o di promozione prodotti che vengono spostati in Romania, in India o in altri paesi del cazzo dove chi ti risponde a malapena capisce quando, esasperato da 2 ore di telefonata per capire come mai ti ritrovi attivo un servizio non richiesto, li mandi a cagare.
Forse dallo scritto non si evincono molto le similitudini tra il Venezuela e l'Italia, ma dal programma "Dossier" erano decisamente più identificabili. Per una volta il servizio era fatto con una visione super partes in cui non si poneva l'accento sul nemico USA contro l'eroico socialismo chavista, ma semplicemente venivano esposti i fatti, come ci si dovrebbe aspettare da un qualsiasi giornale che invece impone il punto di vista del padrone (la finanza internazionale).

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