24 agosto 2018

La verità non esiste.

Correva l'anno, e non solo quello, delle scuole superiori quando la professoressa di italiano, in una pregevole disquisizione puramente accademica ed un mero esercizio di semantica (qualunque cosa significhi), mi metteva alla prova affermando "la verità non esiste..." da mia abitudine concludevo per lei la frase dicendo "...è un invenzione dei comunisti?!?"
A differenza delle altre volte intendeva davvero esprimere un concetto più profondo e mettere a dura prova le mie capacità di filosofeggiare su argomentazioni totalmente inutili perciò riprese "la verità non esiste. Esiste solo una percezione di essa che è la somma di diversi punti di vista!"... "o la sottrazione!" aggiungevo io con un esplicito riferimento alla mancata presa in considerazione delle prove a scarico degli imputati nel processo di Norimberga e la mancata assunzione delle prove storiografiche a demolizione della religione dell'olocausto.
Se lei non aveva voglia di giocare... a me piaceva stare al gioco... da questo semplice scambio di frasi più o meno fatte è scaturita una discussione che, a distanza di diversi anni, ancora ricordo... per esprimere meglio il suo punto di vista portò come esempio un fatto banale come un incidente stradale con 8 testimoni più i due conducenti coinvolti, ovviamente i 2 conducenti avranno ciascuno la propria versione dei fatti (chi veniva da destra, chi l'aveva libera, chi è passato col rosso, chi guidava con il "cellulino" attaccato al culo, ecc) in più è fortissimamente probabile che gli 8 testimoni oculari abbiano ciascuno un loro punto di vista sull'accaduto, chi ha visto il conducente A frenare di colpo, chi ha visto il conducente B accelerare per superare, ma s'è trovato chiuso, chi ha visto il momento prima dell'incidente, chi ha visto il momento subito dopo, ecc. assumendo per valida questa premessa, dice, la verità non esiste.
Dato il mio pragmatismo, e lo spirito guerriero mai domo in me, non riuscivo a darle ragione anche se si trattava di una tesi che poteva avere una certa sensatezza (anche se del tutto errata al mio modo di vedere le cose) le risposi che non era esatto desumere l'inesistenza della verità solo perché 8 cialtroni , che per manie di protagonismo si spacciano per testimoni oculari, non hanno visto nulla. Esisterà comunque una verità "oggettiva", ovvero non inquinata dal punto di vista soggettivo degli 8 cialtroni. Solo allora mi resi conto che fu proprio sul quel terreno che volle condurmi ed io, accecato dalla brama di vittoria, mi infilai come uno sciocco nella sua ragnatela di citazioni filosofiche avendo come un'unica arma di difesa la logica, perfettamente inutile contra la dialettica.
La sua tesi si basava, con citazioni sempre più colte, sul concetto secondo il quale potendo sommare tutti i punti di vista dell'accaduto, sino al più insignificante, non si potrà mai ricostruire l'accaduto, ma si avrà sempre e solo una visione parziale e soggettiva. Dal canto mio ribadii più volte che questa tesi non dimostrava assolutamente l'inesistenza della verità, semmai dimostrava l'inattendibilità dei testimoni oculari su cui fu basato l'intero processo di Norimberga (sì all'epoca ero piuttosto contrariato da tale processo in quanto strettamente legato alla menzogna dell'olocausto ed io muovevo i primi passi nel controverso mondo del revisionismo e negazionismo storico), ma continuavo a sostenere che esistesse una verità super partes, una verità assoluta e oggettiva una logica conseguenza di azioni che hanno inevitabilmente portato allo scontro (il conducente A che è passato con il rosso ed il conducente B che stava litigando col telefonino, ecc.) chiamiamola, per semplicità, il punto di vista di dio onnisciente (così dicono le scritture) e quindi unico testimone attendibile dell'incidente, ma anche l'unico impossibile da contattare. Il fatto che ai comuni mortali non è possibile accedere a quelle informazioni, non significa che quelle informazioni non esistono, ma solo che non siamo in grado di consultarle.
Un altro esempio, tanto per non provocare sempre incidenti stradali (visto che il premio dell'assicurazione aumenta anche per quelli che non hanno mai sinistri a causa di quelli che distruggono una macchina a settimana), potrebbe essere il caso (psichiatrico) Asia Argento...
Non sappiamo, e forse non sapremo mai, qual è la verità nella torbida storia tra lei e Bob Weinstein... se lui l'ha stuprata davvero o se lei l'ha data via come il pane pur, essendo priva di qualsiasi talento, di avere una buona carriera cinematografica. Non sapremo mai se lei lo abbia usato prima per far carriera e poi (30 anni dopo) come richiamino per un ritorno alla notorietà. Non sapremo se è tutta una mossa, concordata tra le parti, per smuovere un po' le acque di una vita pubblica ormai stagnante.
Così come non sapremo mai se Asia abbia stuprato il ragazzino di 17 anni "traumatizzandolo" per la vita, dice lui, o se a seguito di questi fatti lei abbia, tramite i propri legali, patteggiato un risarcimento o se effettivamente quei soldi erano per aiutare un "amico" in forti difficoltà economiche.
Probabilmente scavando arriveremo ad una verità soggettiva, costruita cioè dalla somma delle informazioni raccolte che darà ragione a uno o all'altra, ma mai a scoprire, qualora ci fosse, cosa si nasconde dietro ai fatti e nemmeno la veridicità dei fatti stessi.
Le uniche verità oggettive assodate su Asia Argento sono:
 - che la bellezza di Daria Nicolodi (madre naturale dell'attrice) ha solo mitigato la bruttezza del padre Dario Argento (i cui tratti somatici sono ben distinguibili sul volto dell'ipocrita);
 - che Asia avrebbe fatto meglio ad "annassene" quando aveva minacciato di farlo anziché farsi convincere da quella bestia della Boldrini che, alla luce dei fatti recenti, ha sprecato l'ennesima occasione per stare zitta.

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