7 maggio 2018

Mi sono rotto i coglioni delle quote rosa.

Chi si mettesse a leggere solo ora probabilmente non capirebbe il tono di questo articolo e si limiterebbe (volutamente fuorviato dal titolo) a marchiare questo scritto come sessista.
Aldilà delle polemiche sterili e tediose che riguardano l'introduzione dei travoni nelle quote rosa... nata per lo più dalla diatriba interna all'area "radical chic" della sinistra nostrana che continua a provocare cortocircuiti non solo non prevedendo gli effetti delle proprie storture, ma soprattutto non capendo che cambiando continuamente gli "obbiettivi" (ammesso ne abbiano) delle proprie battaglie, spesso, chi ha combattuto fino a quel punto potrebbe non essere d'accordo con la nuova svolta presa.
Infatti, come scritto in precedenza, c'è una spaccatura netta tra il movimento femminista (delle donne nate donne, anche se a volte un po' strane) ed il movimento LGBT in quanto le femministe non riconoscono  la femminilità delle T (i travoni) del movimento, per contro le L (le leccapassere) sono contrariate dall'eterosessualità delle femministe. Infatti non sempre essere femminista equivale ad essere L, anzi, con una certa frequenza, le femministe pretendono un ruolo prioritario all'interno del proprio rapporto etero.
Tutto questo porta inevitabilmente ad una saturazione letale, inesorabile e irreversibile delle "pallette". Tutto questo cianciare relativo alle donne che pretendono che tutto gli sia garantito per legge sminuisce il valore della loro grandezza.
Basti pensare alle grandi donne del passato da Madame Curie a Mary Shelley, da Leni Riefenstahl ad Hanna Reitsch. Credete forse che queste donne abbiano chiesto favori? O piuttosto abbiano dimostrato grazie alla propria forza interiore, che solo una donna può avere, di essere pari quando non superiori agli uomini.
Soprattutto il caso di Leni Riefenstahl  che, nonostante fosse una nazista ultra convinta, è riuscita a far superare (grazie alla sua grandezza cinematografica) le diffidenze dettate dalla sua fede politica. La rivista "Time" le dedicherà la copertina del 17 febbraio 1936.
Madame Curie lavorò, affianco al marito, nel campo della fisica in particolare nello studio delle radiazioni che, prima di morire per intossicazione da radiazioni, la portò all'assegnazione di un premio nobel.
Forse non tutti sanno che Mary Shelley è, di fatto, la "mamma" della creatura nota come "mostro di Frankenstein" a lei infatti è attribuito (nonostante per anni si credesse scritto dal marito Percy Shelley, data la pubblicazione anonima del romanzo ad eccezione di una dedica al padre di Mary, William Godwin)  il famoso romanzo d'orrore/fantascienza. Oggi col termine fantascienza si indica solo invasioni aliene e affini, all'epoca anche la rianimazione di un corpo umano tramite scosse elettriche era considerata "fantascienza" dal momento che gli studi sull'anatomia, a livello neurobiologico, erano agli albori non erano ancora stati portati a successo gli esperimenti sulla rianimazione delle rane tramite defibrillatore.
Hanna Reitsch anche lei fervente nazionalsocialista nominata capitano d'aviazione per il suo immane lavoro di collaudatrice di velivoli civili e militari, insieme a lei vengono ricordate (Von StauffenbergThea Rasche Elly Beinhorn tutte donne pilota della maschilista Germania Nazista. Altre donne del passato hanno lasciato la propria impronta nella storia del mondo, combattendo per primeggiare nei rispettivi campi di interesse.
Se avessero avuto la strada spianata, come oggigiorno, probabilmente si sarebbero perse nella marea di mediocrità che contraddistingue il mondo moderno dove la mediocrità, appunto, fagocita l'eccellenza.
Quando sento le attrici lagnarsi di un comportamento da loro accettato, mi viene la pelle d'oca. Non so se le Donne, pocanzi citate, hanno concesso favori sessuali per avere la possibilità di emergere dalla marea maschile, ma, certamente, se è avvenuto lo hanno accettato come parte del gioco.
Giusto o ingiusto che sia le regole del gioco sono queste e se accetti di confrontarti con delle regole che reputi ingiuste non puoi lamentarti quando capisci che la vittoria ottenuta è effimera.
Certamente, tornando al discorso delle quote rosa, permettere e promettere (ovvero garantire) a tutte le donne, aventi o meno le capacità e l'attitudine a ricoprire un determinato ruolo non porta ad un'eccellenza della categoria, bensì all'elevazione della mediocrità. Lo stesso vale, per correttezza, anche quando tale privilegio è riservato agli uomini. Se da un lato le donne concedono favori sessuali, dall'altra gli uomini concedono favori economici, in entrambi i casi dilaga la corruzione e a rimetterci è la qualità del servizio erogato. Si tratti dei politici che dovrebbero essere, in democrazia, al servizio dei cittadini o dei medici.
L'elenco delle quote rosa indegnamente elevate a rappresentanza di eccellenza, ma giusto per citare qualche nome possiamo indicare Valeria Fedeli che senza aver finito le "elementari" si ritrova "ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca" (ma perché?).
Laura Boldrini (non potevo certo dimenticare la mia vecchia amica), che laureata in giurisprudenza lavora come giornalista in RAI (ma perché?) prima di passare per l'ONU ed approdare infine alla presidenza della Camera dei Deputati.
Cécile Kyenge che da badante si laureò in oculistica, specializzazione che, a quanto pare, la qualifica adeguatamente per le scienze politiche per poter offrire il proprio contributo come ministro all'integrazione (degli escrementi di cane coi prati del vicinato).
Per non citare solo gli esempi "rossi" mi viene da indicare Mara Carfagna che sicuramente la laurea con 110 e lode in giurisprudenza fa pensare che sia dotata di un cervello, ma non è chiaro come l'aver lavorato nel ruolo di valletta televisiva (e un calendario osè) l'abbiano adeguatamente preparata al suo duplice ruolo istituzionale di vicepresidente della camera dei deputati e ministro alle pari opportunità.
Ad ogni modo quando le posizioni vengono regalate e non conquistate con il duro lavoro portano inevitabilmente ad affrontare l'incarico ottenuto con superficialità e "faciloneria", nella convinzione che "tanto la strada non può che essere in discesa e, all'occorrenza, basta frignare un po', gridare al maschilismo, allo stupro o al razzismo e lasciare che i giornalisti 'terroristi' facciano leva sull'opinione pubblica che alzeranno gli scudi in difesa di un idiozia anziché lottare per ciò che è davvero fondamentale per la vita della Nazione".

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