25 maggio 2018

Quando non avevamo il politically correct... avevamo comunque Nino Ferrer!

Ancora ricordo quando prima degli anni '90, dei vari pseudo film sugli skinhead (o naziskin, quali "skinhead" o l'italiano "teste rasate"), delle frasi dispregiative (aggiunte apposta per marcare la bestialità di un malavitoso), la parola negro non era né un'ingiuria né, tanto meno, un offesa.
era una parola come tante altre, a scuola ci insegnavano che il mondo era diviso in razze (biologiche) oltre che in gruppi etnici, che noi si era bianchi caucasici (anche se il Caucaso non lo avevamo mai visto nemmeno sulle mappe geografiche), in quanto è una regione tra Asia ed Europa al confine tra Russia, Georgia, Azerbaijan, Turchia e Armenia. C'erano in generale gli asiatici che, prima dei film sul vietnam, non erano "musi gialli, mangiariso, cagariso, ecc. e poi c'erano gli africani che semplicemente appartenevano alla razza "negroide" e la parola veniva usata senza alcun sentimento d'odio o intento dispregiativo.
A dimostrazione di questo semplice fatto nessuno si è mai sognato, nemmeno nei censuratissimi anni '60, di accusare di razzismo Edoardo Vianello e la sua famosissima "I Watussi" in cui come se nulla fosse (perché in effetti nulla era) appella i watussi con il titolo di negri... "Alle falde del kilimangiaro. Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli [...] Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri!".
Questo ovviamente succedeva negli anni '60 e negli anni successivi quando, in Italia, non era reato dare del negro ad un negro, non avevamo marce per i diritti civili dei negri (perché non li avevamo tenuti ai "ceppi" per 200 anni) e quindi non dovevano essere liberati, dove il nostro "Impero" (ormai sgretolato dall'ingordigia franco-anglo-americana) di negri aveva portato nelle loro terre le canne da pesca e non il pesce da far marcire sulle banchine, quando non saccheggiato dai banditi.
Poi avevamo i "soulman" italiani come Nino Ferrer che "voleva la pelle nera" per poter cantare come i "soulman" americani quali Wilson Pickett, James Brown, Ray Charles... beh avrebbe anche voluto andare a vivere a New Orleans o sul Mississipi... in america non siamo riusciti a spedircelo, peccato, ma almeno una tenuta in Francia è riuscito a comprarsela, letteralmente, a spese nostre visto che, se avuto successo come cantate, è colpa della generazione del '68 (ancora loro) che ha dato credito a sto cialtrone che ripudiava il colore della propria pelle (anche se a leggere il testo si potrebbe credere che fosse solo per fini artistici.
Per fortuna la musica che ascolto io è suonata, tranne rarissime eccezioni (e mai nel Black Metal), da musicisti Bianchi... così non mi ritroverei (qualora decidessi di dedicarmi alla musica) nella fastidiosa condizione di dover desiderare la pelle degli altri (quello succede solo per fini politici e con ben altro significato).
Non è certo un caso che determinate parole, espressioni e modi di dire siano divenuti "orribili" proprio negli anni '90, infatti il politicamente corretto è un concetto che ha preso piede, in america, alla fine degli anni '80.
Come è noto, ogni qualvolta cerchiamo di differenziarci dalle volubili mode americane ci hanno sbattuto in faccia non tanto il fatto di averci "liberato" dal Nazi-fascismo in quanto, dal punto di vista militare (e non politico), quella degli anglo-americani fu una vera e propria campagna d'occupazione. Ci ricordano invece spesso il debito del piano Marshall, con cui è stato permessa la ricostruzione delle infrastrutture e delle industrie (distrutte dagli stessi bombardamenti americani) ed il successivo boom economico. Parlando in termini di liberazione si incappa in un paradosso linguistico (uno dei tanti corto circuiti cari alla sinistra) secondo il dizionario della lingua italiana (non certo il manuale del "bravo" Fascista) per occupazione si intende "In genere, l’azione, l’operazione di occupare, cioè di prendere temporaneamente o stabilmente possesso di un luogo o di un bene, con mezzi legali o illegali, talvolta anche violenti, e il fatto di venire occupato: o. di terre, di un fondo; l’o. delle fabbriche, dell’università; o. di una scuola; o. di case, di stabili abbandonati." (come sanno bene i sessantottini...) quindi parlare di occupazione dell'Italia da parte dell'esercito italiano (seppur sotto la guida di un governo fascista) è una stronzata.
Di fatto gli americani ci hanno occupato con la criminale complicità dei Partigiani che, in seguito, si sono auto-eletti a liberatori, si sono auto-assolti dai reati di diserzione, crimini di guerra (contro la popolazione civile) ed il peggiore di tutti... il reato di comunismo!

Tornando al tema in Italia si sono fatti diversi tentativi di giungere alla forma attuale (non certo quella definitiva). I negri sono inizialmente diventati "individui" di colore, ma questo li offendeva maggiormente in quanto, come recitava una vignetta (che oggi definiremmo "meme"),
"    Amico bianco: quando nasco, sono nero -
    quando cresco, sono nero -
    quando è caldo, sono nero -
    quando è freddo, sono nero -
    quando ho paura, sono nero -
    quando sono malato, sono nero -
    quando muoio, sono nero.

    Tu, quando nasci, sei rosa -
    quando cresci, sei bianco -
    quando è caldo, sei rosso -
    quando è freddo, sei viola -
    quando hai paura, sei giallo -
    quando sei malato, sei verde -
    quando muori, sei grigio.
    allora, perché continui a chiamare me "uomo di colore"?
"
Per tali ragioni il "neger" (in milanese il negro), si riteneva offeso e non potendolo appellare, qui da noi, con il termine "afro-americano" (usato in America, perché anche "blacks", neri, è ritenuto razzista) semplicemente perché i negri sbarcati in Europa "l'America" la trovano qui in Italia. Quindi il termine (s)corretto dovrebbe diventare italo-africani, ma per questo ci penserà lo ius soli. Allora è stato coniato il termine "nero" per riferirsi ai negri. Questo però, in Italia (del resto del mondo un po' "me ne frego!!!"), genera un qualche incomprensione dicendo semplicemente nero... ci si riferisce al colore o all'essere di colore?
"ah detesto il nero!" voi cosa capite in questa espressione? Per chi mi conosce nella vita reale è facile intuire che mi riferisco al nero come losco individuo, ma in altri contesti in cui a parlare non sia io, ma una persona qualunque a cui viene sporto un indumento o un oggetto di colore nero ed una terza persona totalmente estranea al contesto potrebbe fraintendere, molto più semplice distinguere il nero dal negro, in italiano sono due concetto totalmente distinguibili.
Per ovviare a questo problema il corto circuito ha trovato un nuovo espediente, ovvero eliminare ogni termine d'odio all'interno delle conversazioni (e dei pensieri). Quindi il mondo liberal-democratico vieta ad un qualsiasi individuo (non appartenente alle categorie protette) di essere libero. L'uomo bianco ed eterosessuale non si può più permette di odiare qualcosa, figuriamoci qualcuno, ed è per questo che deve adorare il Kebab, che per affermare ed esprimere con forza la mia libera volontà chiamo direttamente "negrab".
Nelle categorie protette non rientrano solo i negri ovviamente ci sono anche i gay... tradotto in italiano significa gaio "Allegro, festevole; che esprime, negli atti, un’interiore letizia e serenità" ecco che esprime negli atti un'interiore letizia e serenità... per carità in italiano è un termine desueto, forse non più molto usato... ma perché mi devono privare di un termine italiano (di cui tutti conoscono l'alter ego inglese) pur di rendere facile la vita ai giraculo?
Si dovrebbe usare il termine "scientifico" omosessuale, ma ci si riferisce agli uomini o alle donne (anche se in questi casi non è chiaro nemmeno a loro). Sicuramente il termine lesbica è offensivo (certo qualcuno potrebbe dire che "leccapassere" non è certo migliore, ma come prima esercito il mio diritto alla libertà d'espressione), eppure la "L" nel movimento politicamente corretto del LGBT si riferisce all'inglese Lesbian (ovvero lesbica). Come fa quindi ad essere offensivo? Sempre per il corto circuito del pensiero unico tale per cui se un giraculo (di quelli dichiaratamente checche) da "della troia" ad una ragazza di facili costumi lei sghignazza e fa spallucce... (come se a dirglielo fosse stata l'amica del cuore), se lo fa un uomo non appartenente alle categorie protette... rasenta il reato di "femminicidio" (anche se la "troia" in questione è ancora viva e anche se il termine è suo non mi riferisco esplicitamente alla Boldrini).
Non voglio certo escludere i portatori di Handicap... ma anche in questo caso la mannaia del politicamente corretto ci viene in soccorso... infatti non si chiamano più handicappati (un inglesismo adottato dagli italioti) e nemmeno disabili, ora sono diventati "diversamente abili".
Che cazzo vuol dire diversamente abili? O è capace o non è capace! Non può essere diversamente capace di fare qualcosa... se il cameriere disabile di un ristorante, bar o tavola calda non sa contare fino a 3 e porta al tavolo 4 bicchieri d'acqua o ha sbagliato tavolo o ha sbagliato mestiere... doveva scegliere qualcosa di più semplice ad esempio fermare i treni in corsa ponendovisi davanti sui binari... se non è capace neanche in questo deve essere, per forza, "diversamente abile" a fare qualcos'altro, ma appuriamolo prima.
Strano però che la stessa logica non sia stata applicata anche ai negri e non li si è fatti diventare "diversamente bianchi", ma probabilmente (vista la mole non bianchi presenti nel mondo si sarebbe dovuto poi specificare se trattavasi di negri, musi gialli, pelle rossa... ma qual è il termine corretto per riferirsi a quelli che erroneamente si definiscono "arabi"? Io personalmente, per non sbagliare, li ho sempre chiamati negri, anche se effettivamente ci si incazzano che non avete idea. Però non sono bianchi (è ovvio), non sono neri (certo anche se ci assomigliano molto), chiamandoli magrebini si escludono tutti quei popoli che non provengono dal nord africa (o Maghreb appunto) e chiamandoli arabi si escludono tutti quelli che non provengono dall'Arabia, ma si includono i calabro-sauditi, li si potrebbe chiamare mori, come nel medioevo, ma (oltre a non essere politicamente corretto) si rischia ancora una volta di fare confusione con il moro di Venezia (Otello) che invece era un negro (o almeno lo è diventato). Non possiamo chiamarli genericamente musulmani i islamici perché, oltre al fatto che a quella religione appartengono anche molti negri, ci sono anche alcune comunità cattoliche, cristiane e ortodosse. Ancora una volta il corto circuito del politicamente corretto ci viene in aiuto... quando non sa quale sia l'etichetta corretta da assegnare... ci rende erudisce sul fatto che etichettare è sbagliato (sempre per i non appartenenti alle categorie protette).
Toccherà farsene una ragione è mandarli a fare in culo tutti a partire da quelli che volevano, vogliono e vorranno la pelle nera, anziché la pelle di un negro.

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