17 aprile 2019

Quando il nemico ne imbrocca una...

Ammetto la mia ignoranza e la mia totale incapacità (in questo caso) di potervi raccontare, per filo e per segno, la storia dei fratelli Stefano e Virgilio Mattei. Proverò facendo appello a tutta la memoria di cui dispongo a riassumere, quanto meno per sommi capi, la vicenda.
Siamo nel 1973, sono gli in cui la lotta politica non è solo accesa... è rovente. Non sono i giorni d'oggi in cui per una lite si finisce in tribunale... sono gli anni per cui per un paio di occhiali da soli ci si becca una pallottola.
Mario Mattei era segretario locale del Movimento Sociale Italiano, quindi, per una certa sinistra, macchiato della colpa peggiore. La notte del 16 aprile (1973) alcuni membri del movimento extraparlamentare di Autonomia Operaia processano in contumacia (come loro abitudine) e condannano Mario alla pena capitale. 
Mario Mattei deve morire. 
A differenza di altri casi, in cui veniva colpito solo l'interessato, questa volta la punizione deve essere esemplare e invece di "gambizzare" o spaccare il cranio con una chiave inglese (vedi il caso Ramelli), si decide per il fuoco.
Coloro che, in seguito, saranno indicati ed indagati, decidono di appiccare un incendio all'appartamento posto al 3° piano dello stabile (se non ricordo male). La Famiglia Mattei è composta, oltre che da Mario, dalla moglie Anna Maria e da sei figli tra cui Stefano (8 anni) e Virgilio (22). Buona parte della famiglia riesce fortunosamente a salvarsi (chi passando dal balcone, scendendo su quello di sotto, chi riuscendo a passare sulle scale, ecc.), per i due fratelli invece non c'è nulla da fare restano intrappolati ed inghiottiti dalle fiamme. Chiaramente io non la reputo una colpa essere fascista e, a dispetto di quello che sostengono certe sinistre, almeno i nazisti prima di brasare i giudei li asfissiavano con il gas (o così dice la menzogna ufficiale). Per cui se Virgilio fosse incluso nell'elenco dei condannati è possibile, ma Stefano di sicuro non lo era o non doveva esserlo... perché a 8 anni anche se "giochi" a fare il fascista... non sei grande abbastanza da conoscere la differenza, fai le cose e dici le cose per emulazione.
Riporto di seguito la citazione de Il Primato Nazionale riguardo al muro di scudi levato dalla sinistra in difesa degli assassini... perché potrebbe farvi cambiare idea su un bel po' di nomi noti dello spettacolo.
"Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, i i componenti della cosiddetta Brigata Tanas, vennero accusati di strage. A sinistra si parlò invece di montatura, di “faida interna all’estrema destra”, un episodio “nato e sviluppatosi nel vermiciaio della sezione fascista del quartiere”. In favore di questa tesi si schierarono tutte le anime belle dell’élite rossa dell’epoca: Il Messaggero di proprietà dei fratelli Ferdinando e Alessandro Perrone (padre e zio di Diana Perrone, militante di Potere Operaio coinvolta nelle indagini) fu uno dei primi “veicoli” di questo depistaggio. Franca Rame, la moglie del bravo e buono Dario Fo, militante dell’Organizzazione Soccorso Rosso Militante, scrive in una lettera datata 28 aprile 1973 a Lollo: “Ti ho inserito nel Soccorso rosso militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere, così ti sentirai meno solo”. Parte degli innocentisti, ovviamente, lo stesso Dario Fo  e lo scrittore Alberto Moravia. Una levata di scudi, insomma, dell’intellighenzia rossa contro i figli di un popolo da loro disconosciuto. Ad oggi, la pena per i colpevoli è stata dichiarata estinta dalla Corte d’assise d’appello: intervenuta prescrizione alla data dal 12 ottobre 2003 e ancora inchiodata a quella data, nonostante i tentativi di riapertura del caso." Sì avete letto bene, la "povera" Franca Rame ed il "simpatico" Dario Fo... tra gli altri.
Ora che cosa ha fatto di buono il nemico sull'argomento di cui sopra?
Quasi sicuramente ereditato dall'amministrazione precedente "Arrivata oggi la notizia che la giunta di Virginia Raggi ne ha imbroccato una giusta: finalmente c’è stata la deliberazione ufficiale sull’intitolazione del parco del quartiere dove i due giovani Mattei hanno vissuto e purtroppo perso  la vita. Il parco sarà intitolato a: “Stefano e Virgilio Mattei: vittime della violenza politica”."
Perché dico, e non ipotizzo, che la decisione sia stata ereditata dall'amministrazione precedente?
Per due ottime ragioni, la prima nel momento in cui tutta Italia si scagliava contro gli abusivi del centro sociale in cui è morta Desirée la Raggi starnazzava (dal campidoglio) la chiusura della sede di CPI (CasaPound Italia). La seconda ragione è che con tutti i problemi che ha Roma (non ultimi i problemi di corruzione, di smaltimento rifiuti, di criminalità, ecc.) cosa pensa bene di fare? Semplicemente, da inizio mandato ad oggi, ospita in municipio riunioni settimanali dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia).
Secondo voi una persona così politicamente "scorretta"... può di proprio pugno decidere di dedicare un parco alla memoria di 2 "Fascisti" morti?

STEFANO MATTEI... PRESENTE!!!
VIRGINIO MATTEI... PRESENTE!!!

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