15 aprile 2019

Essere o apparire (parte I)

Mi è capitato spesso, soprattutto in passato, di criticare la modernità di questo Mondo usando come punto di partenza la distruzione dei valori. Quello che reputo il "capra magna" (figura lavorativa emblematica che meriterebbe un articolo a sé, se ci fosse materiale a sufficienza) di tutti i mali è sicuramente la sostituzione dell'essere con l'apparire.
Cosa intendo con "apparire" è abbastanza intuitivo, per cui (se non siete degli spioni che sono capitati qui per caso) se state leggendo questo articolo è perché siete stati ritenuti degni di poterlo leggere e, di conseguenza, di poter comprendere il verbo coniugato all'infinito apparire.
Nello specifico quindi non vi spiegherò che il significato del termine, ma piuttosto l'uso disgustoso che si tale termine viene fatto... oltretutto inconsapevolmente da chi appare.
In senso stretto non si sta parlando di esseri incorporei (tipo fantasmi, gnomi, ecc.) che si palesano agli umani la notte di Valpurga (o notte delle streghe che cade a cavallo tra il 30 aprile ed il 1° maggio e non quella festa di halloween che spacciano per notte delle streghe), bensì di quegli esseri dotati esclusivamente di corpo che curano a discapito di tutto il resto (intelletto incluso). Non me ne vogliano le fanciulle, non mi riferisco alla loro vanità che è intrinseca della loro natura, infatti la Donna (uso la D volutamente) da perfetta predatrice attrae l'Uomo (uso la U volutamente) con il proprio fascino, ma lo "incastra" con il suo cervello.
Chiaramente non ritengo che tutta la nuova generazione sia completamente priva di organo cerebrale, ma penso che, per ereditarietà e ambiente sociale, dedichi alla sua cura molto meno tempo di quanto dedica al proprio corpo.
Va ricordata l'esistenza del detto "mens sana in corpore sano" che tradotto letteralmente significa "mente sana in un corpo sano", che non intende assolutamente che gli unici esseri senzienti sono i palestrati con i muscoli agli steroidi, ma nemmeno l'esatto contrario. A esser giusti come tendo sempre a fare la citazione di Giovenale (Satire X, 356) recita "Orandum est ut sit mens sana in corpore sano (Bisogna chiedere agli dèi che la mente sia sana nel corpo sano)" i filosofi classici infatti interpretavano questa locuzione come la ricerca dell'equilibrio fra attività intellettuale ed attività fisica, in quanto un essere umano che si dedica esclusivamente all'attività fisica spreca il suo potenziale intellettivo (ammesso che ne abbia), allo stesso tempo chi si dedica esclusivamente ad attività intellettuali, può essere portato ad un precoce distruzione del proprio corpo non adeguatamente preparato all'invecchiamento.
Mi sento in dovere di specificare (nel caso non lo avessi già fatto in passato, quindi risultando il solito vecchio che ripete 1000 volte la stessa storia) la distinzione tra cultura, intelligenza e arguzia.
La cultura (troppo spesso confusa con l'intelligenza) rappresenta il bagaglio di informazioni in possesso ad un essere vivente (non mi sento di escludere nemmeno le piante che hanno un loro sistema per immagazzinare determinate informazioni utili alla loro sopravvivenza).
L'intelligenza è la capacità della mente di costruire collegamenti tra le varie informazioni in proprio possesso, per questo spesso si ritiene (mostrando la propria stupidità) che una persona ignorante sia invece intellettivamente poco dotata. In verità non è il cervello poco incline a creare i collegamenti, di cui pocanzi, ma tale incapacità è data dalla mancanza di informazioni, ma mentre a questo si può ovviare semplicemente leggendo o informandosi alla prima non c'è scampo.
L'arguzia è la rapidità con cui la mente recupera le informazioni in proprio possesso e ne crea i legami di cui sopra. Anche in questo caso si confonde spesso la poca rapidità di pensiero con la stupidità, ma ancora una volta costituisce un errore. Infatti una lentezza di elaborazione dei dati non indica necessariamente tale incapacità. A volte infatti si sentono (o si sentivano ai miei tempi) frasi del tipo "è un po' lento, ma non è uno stupido" che fa riferimento proprio a questo aspetto, ovvero se hai la pazienza di aspettare la fine dell'elaborazione delle informazioni ricevute si avrà un'analisi lucida, chiara e piuttosto inconfutabile del problema sottoposto, ma questa è un'altra storia che va nell'archivio delle storie che un giorno racconterò.
Tornando a noi contro cosa punto il dito?
In un certo senso mi abbasserò, nello scrivere, ai livelli dello stereotipo che lega calciatori e veline... l'esempio più classico Totti e Ilary Blasi... ma anche su questo andrebbe aperto un mondo a sé, ma in parte lo vedremo dopo.
Piuttosto preferirei portare avanti la storia del "medioman" ovvero l'uomo (inteso come essere umano medio), infatti generazione dopo generazione i punti di riferimento del passato (anche grazie all'opprimente onnipresenza dell'american style) sono stati lentamente soppiantati dagli stereotipi dell'era moderna. Ad esempio, anche se è un esempio estremo, ci troviamo una Natasha Stefanenko modella e conduttrice russa, spesso in Italia usata come paralume (ovvero quasi come oggetto di scena), ma prima di finire da noi ha preso una laurea in ingegneria metallurgica all'università di Mosca. Abbastanza intelligente da capire che gli italiani l'avrebbero pagata di più per fare la scema che per essere intelligente. Questo è un primo esempio tra essere e apparire. Ovvero io non conosco le capacità intellettive della Stefanenko né i livelli scolastici delle università sovietiche, ma non penso che il padre (ingegnere nucleare sovietico, per davvero) le avrebbe permesso di dare via il culo per mantenere una media scolastica alta.
Il discorso qual è insomma?
Autocommiserarmi del fatto che non depilandomi il petto non becco una ragazza nemmeno per sbaglio? Assolutamente no. Per quello ho già preparato un "piano B"...
Ma in qualche modo centro inevitabilmente, nel senso che effettivamente in un mondo fatto di apparenze, una persona come me che oltre a viso e corpo ha in sé un intero mondo fatto di conoscenza e saggezza, non può trovare spazio. Di fatto, ormai, ci si ferma alle apparenze (e non faccio riferimento alle discriminazioni razziali) e se non appari nel modo giusto di fatto non vali nulla.
Questo preclude a me e a molti altri la possibilità di trovare il proprio spazio anche in una sfera affettiva, in quanto, apparenza per apparenza, le fanciulle (come i maschietti) sono portate/i, da milioni di bombardamenti mediatici quotidiani, a credere che l'apparenza sia la sostanza. Di fatto continuano a cercare bei gusci, rendendosi conto troppo tardi (o non rendendosene conto affatto) che sono gusci appunto, quindi completamente vuoti.
Sono rare, e preziose, le persone che, pur partendo dall'apparenza, si spingono oltre la soglia e scoprono che un intero mondo può essere contenuto in una sola persona. Ovvero scoprono l'essenza dell'essere. 
Come ho accennato all'inizio del termine apparire viene fatto un uso disgustoso, non tanto della parola, ma dall'applicazione che dalla parola ne deriva. Come detto in uno scritto precedente (se non ricordo male citando Hannibal Lecter il desiderio nasce dagli occhi ed è fisiologico, istintivamente siamo, come esseri umani, attratti dalla bellezza, o da quello che ognuno di noi ritiene sia la bellezza, che ovviamente può anche essere condizionato dai bombardamenti mediatici. Ragione per cui oggi una gran massa di donne trova così tanto affascinanti i pellet. Ammettendo che una minima parte li ritenga "belli" di suo (per quanto lo reputi disgustoso è pur sempre possibile). In questo caso punto il dito contro le donne per il semplice motivo che il bombardamento mediatico punta a loro. Da una lato gli dicono, tramite il femminismo, che avere figli è un reato contro il loro essere donna (che è la più grossa stronzata che il femminismo abbia mai prodotto), ma dall'altro lato punta alla famiglia in cui l'allogeno è sempre (o quasi, ma nella maggior parte dei casi) l'uomo. Infatti è raro che le parti siano invertite, ma il fatto in sé non mi disgusta meno, tant'è che avevo creato lo "specialone di Natale" proprio partendo dalla pubblicità per la diavoleria del test di ovulazione in Chiara era "chiara" solo di nome.
Questo ovviamente prescinde dal fatto che un altro tipo di bombardamento (promosso dalla Boldrini) vuole che le donne si battano per i propri diritti (innegabili) e che si emancipino dagli uomini europei ma accettino di porsi in schiavitù delle leggi islamiche (esempi di cronaca in cui la Boldrini stessa si è defilata dall'intervenire)... ma anche questo è un'altra storia che ho ampiamente raccontato in passato.
In definitiva insomma il meschino, nel vedere una coppia male assortita "Lei bellissima, lui un cesso con le gambe!" denigra la donna puntando il dito sui suoi attributi nelle mutande, sul suo conto in banca, ecc. ovviamente non posso dire che sia una menzogna i casi sono piuttosto lampanti (anche se poi magari scatta anche l'affetto, ma nel vedere Briatore e la Gregoracci... il dubbio viene... almeno sull'inizio, poi resta il dubbio su cosa succede a telecamere spente).
Così come avviene a parti inverse ovvero un ragazzo oggettivamente di bell'aspetto che invece di accompagnarsi ad una fotomodella, lo si vede in compagnia di una ragazza normale o, al limite, anche un po' bruttina. Ma la spiegazione non meschina sta proprio nella mia affermazione iniziale una donna attrae con il fascino, ma lo incastra con il cervello. Allo stesso tempo la donna è attratta dal guscio, ma se non c'è sostanza la donna si stanca facilmente... è vero che l'attrai con il cuore, ma la tieni stretta con il tutto (cuore, anima e mente). Dopo averle conquistato il cuore, devi rapirle la mente, se ovviamente la donna ha un cervello che deve essere conquistato (così come per l'uomo) e preservarne l'anima. Poi chiaramente menti semplici, hanno bisogno di meno sforzo per essere conquistate, menti complesse hanno bisogno di uno sforzo maggiore per essere mantenute interessate.
In un mondo dove apparire è tutto... l'essere diventa superfluo, peccato però che nel gioco delle parti noi desideriamo ciò che vediamo, ma poi cerchiamo la sostanza.

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