12 aprile 2019

"Sono 100 anni che...

... la CGIL promuove il fascismo!!! CGIL sogna ancora... ciò che fece il DUCE allora!"

Innanzi tutto chiedo scusa agli amici Granata per aver parafrasato una canzone che i gobbi maledetti sono soliti intonare contro di loro a memoria del fatto che il Toro non ha mai vinto una competizione internazionale pur essendoci andata vicino molte volte.

L'argomento di oggi, inutile specificarlo eppure sempre piacevole ricordarlo, riguarda le lotte e le conquiste ottenute dalla sigla sindacale presente a detta loro, da almeno 100 anni.

Andiamo con ordine.
Sul sito della CGIL si può leggere, poi dopo il mio articolo scomparirà come già successo in passato tra cui con il sito dell'INPS: "La Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) nacque al primo Congresso di Milano del 29 settembre – 1° ottobre 1906. Il primo Segretario generale fu il riformista Rinaldo Rigola, già in precedenza a capo del Segretariato Centrale della Resistenza, la struttura costituita nel 1902 con l’obiettivo di trovare la sintesi politica tra le spinte radicali dei rivoluzionari, che guidavano gran parte delle Camere del Lavoro, e le posizioni moderate dei riformisti, a capo delle principali Federazioni di mestiere e industriali." ah sì che bello... i più attenti di voi avranno notato che pur essendo una citazione ho volutamente evidenziato la sigla CGdL ed il nome di Rinaldo Rigola, il perché è presto detto, ma prima bisogna fare una precisazione. Le sigle sindacali, a me ne vengono in mente almeno 4 (CGIL, CISL, UIL, UGL ma sicuramente possono essere di più), fanno tutte capo ad un determinato partito politico "storico". Ad esempio UGL (Unione Generale del Lavoro ex CISNAL) era vicina al MSI essendo, la CISNAL, stata fondata e presieduta da Giovanni Roberti e avente come segretario Giuseppe Landi (il primo deputato del MSI il secondo tesserato, sin dal '21, al Partito Nazionale Fascista). La CISL dovrebbe essere vicina agli ambienti cristiano-cattolici (quindi alla ex DC - Democrazia Cristiana), mentre la UIL più vicina alla seconda ondata socialista (ovvero non il socialismo storico cui appartenne il Duce originariamente). La CGIL invece è comunista senza remore... cioè talmente comunista che persino a Stalin verrebbe da chiedere se non stanno esagerando un po'.
Partendo da queste premesse, secondo i responsabili della CGIL, loro sono i diretti discendenti CGdL fondata da Rinaldo Rigola... sul sito ufficiale, per ora, spiegano anche cosa è successo nel frattempo (ed eventualmente lo riporto in seguito), ma quella sigla sindacale è stata sciolta nel 1926 dalla legge n. 563 del 3 aprile di quell'anno "La crisi vissuta dal regime nei mesi successivi venne superata da Mussolini all’inizio del 1925 – pochi giorni dopo il VI Congresso della CGdL, tenuto a Milano nel dicembre 1924 –, quando il duce decise una svolta in senso “totalitario” attraverso una serie di provvedimenti liberticidi (le “leggi fascistissime”), che annullarono qualsiasi forma di opposizione al fascismo. Sul piano sindacale, con gli accordi di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925, Confindustria e sindacato fascista si riconoscevano reciprocamente quali unici rappresentanti di capitale e lavoro e abolivano le Commissioni Interne. La sanzione ufficiale di tale svolta arrivò con la legge n. 563 del 3 aprile 1926, che riconosceva giuridicamente il solo sindacato fascista (l’unico a poter firmare i contratti collettivi nazionali di lavoro), istituiva una speciale Magistratura per la risoluzione delle controversie di lavoro e cancellava il diritto di sciopero.".
Quindi saremmo portati a credere, che se non fosse stato per il fascismo di Mussolini il CGdL sarebbe sopravvissuto a quegli anni "terribili" arrivando ai giorni nostri con tutte le conquiste che avrebbero sicuramente fatto loro non ci fosse stato il DUCE. ... o così dicono loro "Il 4 gennaio 1927, in seguito ai provvedimenti emessi dal fascismo, il vecchio gruppo dirigente della CGdL, tra cui Rinaldo Rigola e Ludovico D’Aragona (quest’ultimo Segretario generale dal 1918 al 1925), decise l’autoscioglimento dell’organizzazione. Contro tale decisione Bruno Buozzi, Segretario generale della CGdL dal 1925, nel febbraio 1927 ricostituì a Parigi la CGdL, la quale aderì, insieme ad alcuni partiti, alla Concentrazione d'azione antifascista. Nello stesso mese, durante la prima Conferenza clandestina di Milano, i comunisti dettero vita alla loro Confederazione Generale del Lavoro. In questo modo, dalla fine degli anni ‘20 e fino alla caduta della dittatura fascista, convissero due CGdL: una di ispirazione riformista, aderente alla Federazione Sindacale Internazionale; l’altra comunista, aderente all'Internazionale dei Sindacati Rossi." il come sia derivata la CGIL dalla CGdL, non è argomento di discussione e francamente non lo trovo nemmeno così interessante. Quello invece che più mi interessa è la sorte toccata dal socialista Rinaldo Rigola il quale, divenuto cieco per un incidente sul lavoro, aveva fondato il sindacato in questione. Che sia stato fucilato come nemico del popolo? Che sia stato messo al "confino" come gli avversari politici? Che sia stato deportato in Germania come prigioniero di guerra? Quest'ultima se è avvenuta non è certo accaduto negli anni a cui ci stiamo riferendo... ma come sempre c'è un buco temporale (chissà perché ne manca sempre un pezzo) "Fino alla metà degli anni ‘30 i rapporti tra le due Confederazioni si mantennero tesi, soprattutto a causa della decisione presa dalla Terza Internazionale di contrastare i riformisti, accusati di “socialfascismo”. Quando però il pericolo fascista divenne assai concreto, soprattutto in seguito alla presa del potere da parte di Hitler in Germania (gennaio 1933), le diverse componenti della sinistra riuscirono a trovare un terreno comune di iniziativa, evidente nella politica dei Fronti popolari in Francia e Spagna. Gli effetti si fecero sentire sia sulla politica italiana, con la firma nel 1934 del Patto di unità d'azione tra PCd'I e PSI, sia sul sindacato. Il 15 marzo 1936, infatti, Buozzi e Di Vittorio si incontrarono a Parigi per firmare la “piattaforma d’azione della CGL unica”.

I successivi avvenimenti internazionali (soprattutto la vittoria di Franco nella guerra civile spagnola e la firma del patto di non aggressione tra Germania e URSS) sembrarono annullare l’efficacia di quelle intese. Tuttavia, durante la seconda guerra mondiale, scoppiata con l’invasione della Polonia da parte dei nazisti nel settembre 1939, e parallelamente alla crescita della resistenza antifascista, furono proprio quelle intese degli anni ‘30 a rappresentare la base di partenza per l’unità sindacale.

6. La seconda guerra mondiale e la Liberazione (1940-1945)

Già prima della caduta di Mussolini, avvenuta il 25 luglio 1943 in seguito al voto del Gran Consiglio del Fascismo, settori importanti delle classi lavoratrici del nord erano tornati a scioperare contro il regime nel marzo-aprile 1943;"

Rinaldo Rigola cosa fa nel frattempo? ci risponde vaccapedia "Rinaldo Rigola (Biella, 2 febbraio 1868 – Milano, 10 gennaio 1954) è stato un sindacalista e politico italiano, primo segretario generale della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) dal 1906 al 1918 e presidente fondatore durante il regime fascista dell'Associazione Nazionale Studi - Problemi del Lavoro.

Rigola, figlio di un tintore tessile e di una stiratrice, dopo aver frequentato una scuola professionale nella città di nascita, Biella, iniziò a lavorare a soli 16 anni come operaio nell'industria tessile e si iscrisse, in giovane età, al Partito Socialista Italiano. Primo deputato operaio, fu eletto nel 1900 nel collegio di Biella. Il 15 agosto 1895 fondò il foglio socialista Corriere Biellese e nel 1906 la CGdL - Confederazione Generale del Lavoro, di cui fu Segretario Generale fino al 1918.

Era cieco per un infortunio sul lavoro. Con queste idee guidò la CGdL dalla sua nascita fino alla fine della prima guerra mondiale lavorando per rendere l'organizzazione indipendente dal PSI. Nel 1922 diede vita con Filippo Turati e Claudio Treves al Partito Socialista Unitario e fu inizialmente contrario al fascismo.

Dopo lo scioglimento della CGdL, nel 1926, fu il principale fondatore dell'Associazione Nazionale Studi - Problemi del Lavoro, un centro studi politico-culturale di estrazione sindacalista socialista che finirà per appoggiare parte della politica sociale del corporativismo fascista, dati i progressi in materia di giustizia sociale che la Carta del Lavoro del 1927 sembrò attuare.

Nel dopoguerra, dato il suo appoggio al regime fascista, venne emarginato, finendo per ritirarsi dalla scena politica italiana."... iniziò a lavorare a soli 16 anni Negli anni '80 del 1800 direi che ha iniziato a lavorare da vecchio dal momento che i bambini iniziavano a lavorare a 8-10 anni, quelli che vivevano in città perché i contadini iniziavano appena erano in grado di camminare.
Resta il fatto che, nonostante quanto sostenuto dalla CGIL "nel 1926, fu il principale fondatore dell'Associazione Nazionale Studi - Problemi del Lavoro, un centro studi politico-culturale di estrazione sindacalista socialista che finirà per appoggiare parte della politica sociale del corporativismo fascista, dati i progressi in materia di giustizia sociale che la Carta del Lavoro del 1927 sembrò attuare." che sembrò attuare... parliamone. Come ho scritto in passato, abbiamo visto le molte riforme sociali introdotte dal Fascismo che elenco brevemente, le pensioni per limiti d'età, le pensioni di invalidità, la mutua, le 8 ore giornaliere, la settimana corta (di 40 ore), ecc.
Gira voce che tali "conquiste" siano state ottenute dall'organizzazione sindacale con le lotte di classe negli anni '70... ciò significa che, a fronte delle dichiarazioni di un'organizzazione para-politica che fa propaganda antifascista, le riforme introdotte da Mussolini negli anni '20-'30 sono state gettate alle ortiche negli anni successivi al '45 (e meno male che erano tutti partigiani rossi).
"Dopo il 25 aprile, la CGIL unitaria dette un contributo fondamentale per la ricostruzione economica, sociale, politica e istituzionale dell’Italia, rappresentando uno degli interlocutori privilegiati dagli Alleati. Fino al 1948 l’impegno del sindacato si concentrò soprattutto su due piani. In primo luogo, CGIL e imprese firmarono una serie di accordi interconfederali che annullavano gran parte delle norme fasciste e disciplinavano istituti contrattuali molto importanti: dalle Commissioni Interne alla scala mobile, dai licenziamenti alla cassa integrazione guadagni. In secondo luogo, all’indomani del voto del 2 giugno 1946, che aveva sancito la vittoria della Repubblica sulla monarchia e aveva eletto i deputati per l’Assemblea Costituente, il sindacato giocò un ruolo politico di assoluto rilievo nella elaborazione della Costituzione, che all’articolo 1 definisce l’Italia “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”." (fonte http://old.cgil.it/CGIL/Storia/Storia.aspx#C1)
Grazie per il prezioso contributo, visto che l'articolo 1 viene tradito proprio dai sindacati ogni volta che aprono bocca e parlano di lavoro.
Arriviamo ai fatidici anni '70 e alle lotte di classe, prima di avviarci alla conclusione, "Il 1969 fu l’anno dell’affermazione definitiva del sindacato come soggetto politico. La stagione congressuale mostrò segnali evidenti di maturità. La CGIL, nel VII Congresso di Livorno (giugno), scelse l’incompatibilità tra incarichi sindacali e di partito, rafforzando la propria autonomia politica. L’apice fu raggiunto con “l’autunno caldo” dei metalmeccanici, quando la categoria riuscì a rinnovare il contratto ottenendo grandi conquiste in tema di democrazia (assemblea), salario (aumenti uguali per tutti), orario (40 ore settimanali), diritti e potere nei luoghi di lavoro." a questo punto qualcuno potrebbe obbiettare, ma se è stato introdotto negli anni '70 allora è una stronzata che lo avesse fatto il fascismo... mi spiace, ma "qui casca l'asino" infatti un'affermazione simile può arrivare solo da chi non conosce le attività "ludiche" proposte dal fascismo. Infatti in precedenza, all'instaurazione del regime "totalitario" in Italia, non era difficile imbattersi in persone che facessero turni di 7 giorni settimanali per non si sa bene quante ore. Fu con la stipulazione dei patti lateranensi (accordi tra Stato Italiano e stato pontificio) che introdusse la domenica come "festa" religiosa. A questo punto siamo comunque di fronte ad un problema matematico, in quanto 8 ore giornaliere per 6 giorni (la domenica è appena stata santificata) lavorativi, fa 48. Esatto... se non si tiene conto del sabato "fascista" ovvero la giornata dedicata al partito, giorno in cui si scendeva in piazza per ascoltare i discorsi del DUCE, si scendeva in piazza per svolgere attività ginnica (non per combattere l'obesità che tra la fame ed il duro lavoro in fabbrica non c'era il pericolo di fallire la "prova costume") oppure si potevano fare piccole gite fuori porta o vacanze nelle colonie "Fasciste" a carico dello Stato con cui anche gli operai erano in grado di fare villeggiatura.
Un'ulteriore colpa dei sindacati è stata, come espresso in altri scritti, quella di rinunciare alla scala mobile in un momento di flessione dell'inflazione. La "scala mobile" era un sistema salariale, per come l'ho capita io, che alzava gli stipendi con l'aumento dell'inflazione (e relativo costo della vita), ma lo riduceva quando l'inflazione diminuiva (con relativa diminuzione del costo della vita). Chiaramente l'imprenditore ha giocato sull'ignoranza degli operai e degli operai che nel frattempo erano diventati sindacalisti "rionali", per cui hanno ritenuto più saggio, a fronte di una (secondo me dolosa) eccessiva contrazione dell'inflazione che ha fatto crollare gli stipendi. Invece avrebbero dovuto combattere per modificarla in maniera tale da mantenere gli stipendi alla quota massima raggiunta con il punto maggiore di inflazione ovvero, poniamo il caso, che oggi l'inflazione salisse del 3% (una legnata) gli stipendi salgono del 3% (una miseria per l'operaio, una mezza legnata per l'imprenditore), se domani l'inflazione dovesse scendere nuovamente del 3%, non avrebbe dovuto seguirne la diminuzione salariale. In questo modo si sarebbero escluse le manovre pirata da parte dei potenti per speculare sulla pelle dei poveracci e soprattutto gli stipendi dei lavoratori erano svincolati dagli yo-yo dei mercati.
Un'altra tragedia fu la distruzione della partecipazione dei lavoratori nelle imprese che Mussolini (e una piccola minoranza della nuova destra radicale) chiamava Socializzazione. Nello specifico il lavoratore era parte attiva della politica aziendale, ma non solo come organo produttivo, bensì come organo decisionale (era chiamato a dare il proprio contributo sulle decisioni dell'azienda, anche a livello di cessioni e investimenti), era partecipe anche di una parte degli utili, quindi era suo interesse lavorare bene (e magari tanto) in modo tale da aumentare il fatturato della propria azienda in modo tale da guadagnare di più (anziché timbrare il cartellino passare 8 ore alle macchinette del caffè e andare a casa). I nostri affezionatissimi sindacalisti sono andati oltre. Sempre rincorrendo le orme mussoliniane alla "vorrei, ma non posso", pensano di introdurre, nuovamente, la partecipazione del lavoratore nell'impresa... (che figata!!!) già... ma ho detto alla "Vorrei ma non posso", infatti i lavoratori parteciperanno attivamente in tutti gli aspetti delle aziende, ma non alla divisione degli utili. Di conseguenza lavoreranno gratuitamente.
Meno male che la c'è la CGIL.

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