16 aprile 2019

Essere o apparire (parte II)

Il discorso sull'essere e apparire potrebbe risultare banale, come fin qui espresso, oppure decisamente complesso. Questa differenza dipende esclusivamente dalla nostra capacità di banalizzare l'argomento, dalla nostra capacità di astrazione dell'argomento ma, soprattutto, dalla nostra capacità di dissociazione dall'argomento.
Filosofeggiando sulla differenza sin qui affrontata anch'io, come gli altri, ho puntato il dito accusatore contro la cosmesi, ma non è il solo metro di giudizio. Il problema non è assolutamente (anche se non è normale) che un uomo passi in bagno più tempo della propria dolce metà, non lo è semplicemente per il fatto che la cura estetica è semplicemente la punta dell'iceberg del vuoto cosmico che si cela al di sotto del guscio vuoto. Prendendo un esempio a caso i nazisti negli anni precedenti alla guerra tenevano in grande considerazione l'estetica e la cura di ogni dettaglio, le coreografie dei raduni di Norimberga, colori e taglio delle alte uniformi di soldati ed SS, i dettagli delle decorazioni per cui persino la "Mutterkreuz" (disegnata dallo stesso Hitler) era curatissima. 
Se non è l'estetica allora qual è il vero problema?
Intanto chiarisco che non sto negando quanto affermato ieri nella prima parte di questo scritto, infatti ho esplicitamente iniziato affermando che è la punta di un iceberg, ma la punta fa pur sempre parte della "montagna" di ghiaccio. L'eccessiva cura dell'estetica (fine a sé stessa) è sintomo di una eccessiva vanità, questo è apprezzabile in una donna in quanto è parte integrante del suo bagaglio, delle armi a sua disposizione per richiamare a sé l'attenzione del piccolo o grande mondo che la circonda, ma anche in questo caso nel momento in cui l'interlocutore si ferma al guscio (o la fanciulla stessa non ha altro da aggiungere) della vanità ci si stanca in fretta. O almeno così dovrebbe essere se non vivessimo in tempi in cui Essere sé stessi è considerato alla stregua di crimini contro l'umanità. Mentre Apparire è l'unico mezzo di sopravvivenza.
Infatti un tempo la specie umana veniva era perpetrata non dagli esseri più belli, ma dagli esseri migliori. Ed è la ragione per cui dall'eccellenza che abbiamo mostrato (in quanto Italiani) sino al 1945 si è andata via via (soprattutto dal '68 in poi) sostituendo una radicata mediocrità dell'umanità. Per cui non erano più gli esseri migliori a tenere le redini della nazione, ma quelli più "spregiudicati" (e spregevoli). Si andrebbe purtroppo ad aprire un discorso troppo complesso che porterebbe al domandare all'attuale classe politica (socialista) come sia possibile che tuttora difendano un attentatore condannato per avere commesso 4 omicidi più, dopo la cattura, ha confessato altri crimini simili e più spregevoli.
Tutto questo è possibile solo in un mondo in cui l'importante è apparire, tant'è vero che non ci si preoccupa nemmeno più di nascondere le proprie nefandezze, è sufficiente abbandonare il proscenio di prima linea il tempo necessario di mettere davanti agli occhi di noi plebaglia le malefatte di questo o quell'avversario politico ed ecco che la propria verginità è stata ricostruita.
In un mondo ideale (quello in cui io sono nato alla fine degli anni '80 dell'800) una persona viene giudicata dalle sue azioni e non dalle sue parole. Piaccia o no (e sicuramente non piacerà) alla gente. Hitler è stato l'ultimo uomo politico ad aver mantenuto le proprie promesse elettorali. Non gli è stato possibile costruire un Reich millenario per la premeditata scarsa collaborazione dei popoli europei (sovietici inclusi) che lo hanno portato alla rovina.
Alla base di qualunque azione umana vi dovrebbe essere la coerenza, che è ciò che distingue chi è da chi appare, una persona che riesce a contraddirsi 3 volte all'interno della stessa frase oltre ad essere confuso è anche vittima della propria apparenza... sostanzialmente esagera, con le parole, la propria Essenza per farsi più bello agli occhi degli altri, ovvero per assecondare la propria vanità.
Più o meno a tutti può essere capitato di raccontare fatti a cui si è assistito, come se li avesse vissuti in prima persona, da una lato è anche un mezzo (letterario) per accrescere l'interesse verso la storia stessa. Quanto saremmo interessati a stare ad ascoltare uno che inizia un racconto dicendo "L'amico di un amico di un mio amico, mi ha detto..." alla bocca del secondo amico da cui è uscito il racconto già non crediamo più. Mentre quanto saremmo affascinati da "Ero lì in curva per Inter-Atalanta quando dal nulla sbuca un motorino..." quelle immagini hanno fatto il giro del mondo, ma solo uno si è preso la briga di andare a chiamare i pompieri (venendo pure deriso dagli stessi) quando i tifosi hanno cercando di incendiare lo scooter del bergamasco...
La differenza sostanzialmente è tutta qui essere consapevoli della propria indole e conviverci oppure cercare in noi stessi la forza di cambiare per allinearci a quanto noi stessi abbiamo deciso di imporci. Mi spiego meglio. Chiaramente in un mondo come quello odierno non è possibile appartenere ad una religione come quella Norrena e andare in giro con un ascia bipenne in mano pronti a squartare chiunque ci si pari innanzi. Per due ragioni fondamentali, intanto verremmo arrestati prima ancora di aver ucciso il primo nemico, secondo sarebbe altamente improbabile ottenere la morte in battaglia che ci dovrebbe condurre nel Valhalla. Non mi illudo certo che scrivendo qualche migliaio di articoli io mi possa meritare il privilegio di combattere accanto a Odino e Thor nel Ragnarok, ma al momento non mi resta molta altra scelta, questo potrebbe farmi apparire agli occhi della gente come una persona incoerente (e per certi versi potrebbero aver ragione), ma gli stessi sarebbero propensi a darmi del folle e anziché del "Guerriero" se mi vedessero menar fendenti sulla testa dei pellet. 
Naturalmente il loro giudizio, che combattono solo contro le panche della palestra (e magari con l'aiutino di qualche siringata strategica), non mi tange né in un senso né nell'altro. Penso di avere molto da dare e da dire e se dovessi finire in prigione per difendere le mie idee, non me ne vergognerei.
Come già detto la differenza non è come si appare, bensì se all'apparenza che diamo di noi stessi corrisponde l'essenza senza la quale non valiamo nulla. Un esempio che faccio spesso (ma che recentemente mi è stato contestato da una mia neo lettrice, per cui merita un approfondimento e un'adeguata risposta in ogni caso) ho incontrato molti cialtroni nella mia vita che vedendomi vestito in una certa maniera (che certo non nascondo) si presentavano da me dicendo "io e te la pensiamo allo stesso modo..." porgendomi la mano libera dalla sigaretta di hashish... io che non sono stupido, e non ho le narici brasate dal fumo (mi spiace ma anche la nicotina di fatto rende inutilizzabili l'olfatto ed il gusto), rispondevo "Non credo!" lui non aveva nemmeno bisogno di farsi spiegare il perché di quella risposta, sapeva perfettamente a cosa mi riferivo aggravando la sua posizione con il disgustoso reato della patetica scusa... "dici questa?!? questa non è niente. Smetto quando voglio... se tu diventi il Duce io smetto!" e altre banalità simili.
Essere coerenti non è facile, come già detto, ma riconoscere i propri limiti e tendere alla perfezione che ci siamo imposti è un primo passo nell'arduo tentativo di allineare l'Essere con l'Apparire. I peggiori di tutti sono i pacifisti-guerrieri (i moralizzatori delle macchinette) e i guerrieri-pacifisti (quelli che si dichiarano guerrieri su FB).
I primi rispondono perfettamente all'assurda asserzione "bisogna fare la guerra pur di avere la pace".
I secondi sono quelli che pensano di essere guerrieri perché fanno simulazioni di softair, senza aver fatto un giorno di militare... certo per come si faceva la "naja" in Italia forse è meglio fare un po' di guerra simulata, ma il concetto è che per fare la guerra innanzi tutto bisogna stabilire una via gerarchica, non tanto per dar prestigio al proprio ego, ma più banalmente per differenziare una battaglia da una scazzottata in un bar.
Dettagli a parte... avviandomi alla conclusione di questo secondo capitolo... la vanità maschile è solo una parte anche minima del vuoto che ci stanno impiantando dentro e non ci dovremmo stupire più di tanto se le relazioni umane durano il tempo di "consumare" un rapporto sessuale. In quanto l'indomani mattina ci si è stancati del guscio che ci si è messi nel letto.
Chiaramente ora come ora la novità che giunge sui barconi risulta in vantaggio in quanto ha, nella memoria (marcia) della propria genetica, ancora dei valori che neanche troppo lentamente vengono sostituiti dal vuoto generato dal sottoprodotto del RAP da "ghetto" americano, presto quando prenderà piede quell'aspirazione dello stare al mondo senza alcun ideale anche loro cesseranno di essere "divertenti".
L'obbiettivo in definitiva non è, per quel che mi riguarda, far diventare loro (i pellet) peggiori di noi, ma far ritornare la nostra stirpe migliori di tutte le altre come è sempre stato fino poco più di 70 anni fa. Per farlo c'è una sola via ed è la via dell'Essere. Essere esempio, Essere farò, Essere coerenti con ciò in cui si crede. ESSERE.

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