27 gennaio 2020

Il mondo che ci circonda è una fase intermedia.

Vi aspettereste, come giusto che ci si aspetti da un appuntamento quotidiano, un commento sulle recenti elezioni in Emilia-Romagna, a cui avevo accennato riferendomi ad esse come alla guerra di Spagna, eppure non c'è stata la, da molti, profetizzata totale conversione della regione al centro destra che non è nemmeno arrivato al ballottaggio. Hanno vinto gli "spagnoli" repubblicani, con buona pace di Salvini e soci.
Vorrei, invece, approfittare dell'articolo apparso su Il Primato Nazionale per rispolverare un tema che sento molto, ovvero il tremendo e feroce passaggio dal mondo utopico sognato dalle grandi dittature del '900 (nazi-fasciste in primis) alla distopia della realtà.
Sicuramente quando si parla di distopia, volenti o nolenti, si devono fare i conti con G. Orwell che, dopo oltre 70 anni, diviene sempre più attuale rispetto al 1948 in cui pubblicò 1984. Matteo Fais mette in luce la brutalità con cui Saramago, Cormac McCarthy  e lo stesso Orwell descrissero il futuro distopico nei propri romanzi, elogiando invece scrittori più "moderni" o addirittura contemporanei quali Henrik Stangerup (ed il suo "L’uomo che voleva essere colpevole, edito nel 1978") o Houellebecq, con Sottomissione. Effettivamente non conosco gli autori citati, per cui non mi sento di poterne fare una recensione, ma il sospetto che emerge dall'articolo di Fais è che questi ultimi non abbiano immaginato un futuro distopico, ma si siano semplicemente affacciati dalla finestra è hanno descritto il mondo che li circondava.
Stangerup, nel 1978, descrive una Danimarca governata dai socialisti e dal politicamente corretto ("L’attenzione a tali tematiche ebbe origine negli Stati Uniti d’America, da dove si diffuse nel resto del mondo occidentale. Nata negli ambienti della sinistra negli anni Trenta del Novecento, amplificata dai moti sessantottini e adottata dagli orientamenti liberali e radicali" Enciclopedia Treccani e Anker Jørgensen socialdemocratico è stato al governo dal '75 all'82).
Con Houellebecq arriviamo addirittura al 2015 (il libro viene pubblicato in Europa nel gennaio del 2015 pochi giorni prima all'attentato alla sede di Charlie Hebdo) e sebbene sia ambientato nel 2022 (cioè fra un paio d'anni) descrivono una Francia sottomessa all'islam che (nell'anno di pubblicazione del libro) era tutt'altro che una fantasia impensabile. Sorvolerei, ma è giusto accennarvi, sulle inutile polemiche e accuse mosse all'autore di essere islamofobico alle quali egli stesso rispose "«Sono un islamofobo? Probabilmente sì, uno può essere impaurito, la parola fobia significa paura piuttosto che odio»".
Sicuramente anche Orwell quando scrisse i propri libri si affacciò dalla finestra e descrisse il mondo che vedeva (quindi quello delle dittature fasciste appena distrutte e quella comunista che già faceva capolino dalla porta d'ingresso del Mondo) eppure seppe immaginare scenari di conflitto perenni al fine di provocare paura nella popolazione e causarne, in tal modo, la vera sottomissione a sistemi dittatoriali palesi o presunti. Il Grande Fratello, descritto in 1984, non era un pazzo assassino e sanguinario che muoveva guerra a tutti i vicini per il puro gusto di farlo, ma ipotizzava, a differenza dei suddetti elogiati, tre macro stati l'Eurasia, l'Oceania ed Estasia non dissimili e facilmente ricollocabili, per quanti hanno dimestichezza con le macro aree economiche, Emea (Europa, MiddleEst Africa), Nafta (North American Free Trade Agreement) Apac (Asia e PACific area) e Latam (LATin AMerica) Se gli americani non odiassero così tanto il resto del Mondo probabilmente saremmo già giunti alle 3 macroregioni orwelliane.
Inoltre seppe anticipare, basandosi sulla propaganda cinematografica, l'importanza che avrebbe avuto la televisione negli anni successivi soppiantata, solo recentemente, dai nuovi mezzi di comunicazione smartphone e dagli strumenti (del demonio) da essi vomitati i social. Chiaramente il male assoluto non è rappresentato dallo strumento in sé... la pistola di suo è uno strumento inerme, ma è la volontà di uccidere che ne fa uno strumento di morte ("Il fucile è solo uno strumento, è il cuore di pietra quello che uccide. Se la vostra volontà di uccidere non è pura, ben controllata, potreste esitare al momento della verità." Full Metal Jacket).
Chiaramente sono passati anni dalla duplice lettura che diedi al romanzo (la prima scolastica che con una pagina a settimana era pressoché inutile, la seconda per diletto che divorai in pochi giorni), per cui determinati dettagli (ora attuali) possono essere andati perduti nella mia mente e riaffiorano man mano. Basti pensare, però, al caso Di Canio/Sky tv in cui il fascista Di Canio è stato condannato (e allontanato) dall'emittente televisiva, nonostante le sue idee fossero note a tutti da tempo (e senza alcun segno di pentimento), ma alla stessa emittente è stato riammesso solo dopo aver fatto pubblica abiura. Lo stesso avviene ai "traditori" e ai nemici del pensiero unico di Orwell dove, prima di scomparire nel nulla, erano costretti a mostrare il proprio pentimento, il proprio riallineamento (al pensiero unico), ammettere di essere sbagliati e di essersi corretti.
Fais, come detto, "accusa" Orwell "Per quel che concerne le distopie di natura politica, però, c’è un tratto saliente sul quale conviene soffermarsi brevemente. Tutte indistintamente si proiettano in un futuro più o meno lontano, nel quale viene instaurata una dittatura. Quest’ultima è di solito spinta fino al parossismo più estremo. Pensate al succitato Orwell. Nella società da lui immaginata le restrizioni alla libertà sono assolute: la televisione, con le trasmissioni di propaganda e la possibilità di sorvegliare la vita dei singoli, resta sempre accesa. Tutto è, insomma, per così dire, portato al limite.", ma per il momento solo gli allineati all'unico pensiero godono di libertà assoluta, per tutti gli altri è già in vigore la gogna mediatica, la censura su FB (che lo stesso giornalista riconosce come punto cruciale per gli autori moderni e contemporanei), la galera per chi si macchia del gravissimo reato di opinione (come per revisionisti e negazionisti dell'olocausto visto che oggi è pure il giorno della memoria aspettatevi per domani la recensione della commedia "Schindler's list") se non siamo ancora nella dittatura orwelliana del grande fratello è solo perché i tempi non sono maturi, ma basta pensare agli attacchi subiti da quei due voltaculo di Dolce e Gabbana per aver osato dire che quella fatta da finocchi non è una famiglia tradizionale o gli attacchi alla presidente del AFD che (lesbica) non è stata risparmiata alle accuse di nazismo. L'ultimo episodio il pellet che faceva volantinaggio per FdI verso cui quelle zecche delle sardine hanno dimenticato ogni articolo del politicamente corretto.
Questa che viviamo è sicuramente una fase intermedia che porterà inevitabilmente a quella dittatura ipotizzata da Orwell in 1984 e in La fattoria degli animali e, qualora risultasse che, effettivamente, c'è la grande finanza ebraica nell'ombra di questo oscurantismo, permettetemi di citare una frase tratto proprio da La fattoria degli animali dove "Tutti gli animali sono uguali, ma i maiali sono più uguali degli altri".

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