Dell'argomento NAR mi sono già occupato diverse volte, parlando ad esempio del casi di piazza Fontana, della strage di Bologna, quando parlando del mio incontro con Cesare Ferri (un ex NAR che ha scritto un libro quasi auto biografico "Una Sera d'inverno" edito da Settimo Sigillo, di cui consiglio caldamente la lettura).
In diverse occasioni ho fatto presente che i conti, sulle stragi appena menzionate, non tornano soprattutto con il modus operandi descritto dai componenti riconosciuti e giudicati per l'appartenenza al gruppo "terroristico" nero. Lo scontro col nemico "rosso" è sempre stato fisico ed i danni materiali, ovvero ci si scontrava in piazza, ci si prendeva a sprangate o revolverate, (nel caso dei neri) si facevano saltare in aria delle sedi vuote, (nel caso dei rossi) si dava fuoco ad un appartamento in cui vive la famiglia del responsabile locale dell'MSI dove vivono donne e bambini o (sempre nel caso dei rossi) si organizzavano attentati dinamitardi nel tentativo di cercare i morti.
Insomma se non gli attentati non fossero in funzione anticomunista, sarebbe stato più plausibile pensare che per entrambe le stragi era da seguire la pista rossa, ma, sin da subito è stato chiaro a tutti che era nero il mandante. Oltre alle indagini inconcludenti, che hanno portato all'arresto di personaggi vicini all'organizzazione di estrema destra, non risultano altri collegamenti tra i NAR e gli avvenimenti citati all'inizio dell'articolo. Non sono stati identificati i mandanti (in verità non son stati nemmeno cercati) né sono stati identificati coloro che fisicamente piazzarono gli ordigni.
Nella puntata di Antlantide, andata in onda in occasione dell'anniversario della strage di piazza Fontana, fu realizzato un servizio che poneva l'attenzione sul fatto che i servizi segreti italiani e americani reclutavano persone vicini all'estrema destra e delle forze armate per creare un esercito clandestino in grado di opporsi, tramite atti di sabotaggio, azioni di guerriglia, ecc., ad un'eventuale invasione sovietica del territorio. Ovviamente non trattandosi di un esercito regolare armato non sarebbe stato in grado di arrestarne l'avanzata, ma doveva servire a rallentarne l'avanzata quanto bastava per permettere la controffensiva della NATO. Fu in questo bacino che appunto videro gli albori i gruppi eversivi di estrema destra e dei NAR in particolare. Infatti una volta addestrati ed armati dai servizi segreti, potevano essere utilizzati, in un momento storico di forte tensione tra gli schieramenti più estremi del panorama politico, per colpire od oscurare personaggi di rilievo della scena comunista europea. Nel nostro paese, chiaramente, ci si concentra soprattutto sui fatti di cronaca che ci toccano, ma non eravamo un caso isolato.
La guerra fredda che viene spesso citata nei film di spionaggio americani, non era combattuta soltanto a colpi di informazioni e progetti rubati, ma anche con eliminazione fisica di esponenti di rilievo che potevano portare ad uno svantaggio strategico per una delle due parti. L'omicidio Moro è uno di questi esempi, portare l'Italia ad un accordo storico DC/PCI era più sfavorevoli per i democristiani vicini alla CIA che non agli esponenti delle Brigate Rosse che, avrebbero probabilmente puntato più a colpire il "compagno" che aveva tradito gli ideali marxisti, piuttosto che un democristiano che gli avrebbe aperto le porte del potere nostrano.
In questo quadro però non rientrano i piani dei NAR ovvero, sì. Il Nucleo Rivoluzionario Armato fu usato per destabilizzare il potere. Sì, pensavano di poter vincere la "guerra" con i mezzi e gli agganci della CIA. Sì il conduttore di atlantide era palesemente di parte e fazioso dal momento che intervistando Vincenzo Vinciguerra (ex Ordine Nuovo un movimento di estrema destra) non si accontentò del fatto che l'ex militante indicasse nei vertici della NATO i mandanti della strage di piazza Fontana al conduttore interessava solamente che l'esecutore materiale fosse fascista. Vinciguerra non confessa il nome e Andrea Purgatori (mi puzza di barba) insiste chi ha materialmente messo la bomba. Eppure tutti, persino il giornalista stesso, sanno che quella di Piazza Fontana a Milano è stata una strage di Stato e se si vuole cercare un colpevole lo si deve cercare nei più alti vertici del nostro governo, dei nostri servizi segreti e nei vertici della NATO.
Piazza fontana era solo un esempio un altro ne è la strage di Bologna che, con finalità simili, stessi mandanti, ma esecutori materiali diversi, a tutt'oggi non vede altre piste se non quella Nera.
Ma mentre quegli straccioni di "salottari" rossi si stracciano le vesti per Cesare Battisti (il terrorista rosso) che, dopo aver fatto la bella vita in giro per il mondo, è stato finalmente estradato in Italia e condotto in carcere per iniziare a scontare la condanna all'ergastolo alla "tenera" età di 65 anni. Nessuno emette un fiato per Gilberto Cavallini, 67 anni, ha subito la stessa condanna per aver fornito supporto logistico agli attentatori della strage di Bologna. Poco importa che Cavallini si sia sempre proclamato innocente anche a distanza di 40 anni "Nelle dichiarazioni al termine del processo, Cavallini si è nuovamente proclamato innocente: “Io sono pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo il 2 agosto 1980 [...] Ribadisco il concetto espresso da Francesca Mambro davanti a una Corte di assise, molti anni fa. Non siamo noi che dobbiamo abbassare gli occhi a Bologna″ [...] “Non accetto la falsificazione della nostra storia. Abbiamo lasciato in mezza alla strada molte vite umane, anche di nostri camerati e amici. Se voi pensate che dei ragazzini di poco più di 20 anni siano gli esecutori di ordini di gruppi di potere come la P2 o la mafia, fate un grosso errore”". Come dargli torto, infatti tra i possibili responsabili della strage fu fatto anche il nome della P2, la loggia massonica di cui fece parte (tra gli altri) anche Silvio Berlusconi, fondata dal Licio Gelli che effettivamente, in tempo di guerra, era vicino al regime fascista, ma in tempo di pace lasciò non pochi dubbi sul suo operato.
Tutto questo però è poco importante dal momento che in 20 anni di indagini e atti processuali, l'unica pista su cui si concentrarono gli investigatori della procura è ancora una volta di tinte fosche e a pagare a 67 anni è Gilberto Cavallini.
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