Probabilmente è stata la notizia di un Salvini prostrato ai piedi di quella giudeaccia zozza della Segre a dare il colpo fatale a Pansa. Se non lo ha dato a lui lo ha dato certo a coloro che pensavano di trovare in Salvini la prossima cura per tutti i mali del mondo.
Qualcuno già pensa che con la genuflessione e relativo "baciamento di pile" l'ex ministro si sia aggiudicato la prossima presidenza del consiglio, in verità, costoro, dovrebbero fare meglio i loro conti in quanto gli zozzi, ci vogliono multietnici e, nonostante sia ipocrita, la politica immigratoria di Matteo va contro il progetto destabilizzante dei poteri forti.
Oggi, però, siamo qui per parlare di Giampaolo Pansa, giornalista scrittore, comunista insomma se volete trovargli un difetto probabilmente lo aveva. Pansa ha, durante la sua lunga vita (classe 1935... mica tanto lunga alla fine) con le massime testate giornalistiche italiane quali "La Stampa, Il Messaggero, Il Corriere della Sera, Repubblica, Libero, La Verità, nonché L’Espresso, Epoca e Panorama." finché non decise di dedicarsi alla stesura di libri sulle pagine buie della resistenza ovvero i crimini compiuti dai partigiani verso i "repubblichini" soprattutto a guerra finita.
Con quest'ultima "svolta" nella sua carriera, che lo aveva portato a lavorare nel suo ambito di studi (laureato in Storia), divenne il personaggio più odiato e incompreso dell'ultimo ventennio. Da 17 anni infatti non poteva più presentare i suoi libri in incontri pubblici senza subire una feroce contestazione da parte dei soliti servi dei centri sociali. Considerato un traditore dai salotti radical chic del giornalismo, e non solo, nostrano. Accusato da una certa destra, che ancora finge di voler sdoganare una certa parte della storia del '900, di voler fare i soldi su crimini già noti o di dover pagare la propria notorietà a Pisanò.
"Ostracizzato e diffamato da sinistra, Pansa con la sua operazione aveva generato qualche mal di pancia anche in una certa destra militante, secondo uno schema già visto all’opera con Cuori neri di Luca Telese: qualcuno gli ha contestato di aver “fatto i soldi” raccontando tragedie già note a chi avesse volute conoscerle, ad esempio attraverso i libri di Giorgio Pisanò." (fonte Il Primato Nazionale).
Di sicuro ciò per cui Pansa merita di finire tra i miei scritti è di aver fatto "revisionismo" storico da sinistra e sotto gli occhi di tutti. Così che nessuno poté trattarlo come Maurizio Blondet diventato, suo malgrado, un nazista per aver fatto presente al mondo che Israele non è il paese democratico che il mondo crede e loro cercano di convincere essere. "riconoscere il valore oggettivo di un’operazione, che ha avuto certe conseguenze proprio perché animata da “fuoco amico” sulla Resistenza. Pansa ha mostrato plasticamente e in maniera definitiva la divisione tra popolo ed élite in Italia, anche sull’antifascismo: ci ha fatto vedere come il revisionismo potesse diventare un fenomeno di massa, mentre i tromboni della storiografia ufficiale se ne stavano soli e isolati nelle loro stanze di potere a borbottare."
In un altro articolo si può leggere "La scelta di parlare dei crimini dei partigiani a guerra finita, del Triangolo rosso etc, non solo gli era costata l’espulsione dal salotto buono del giornalismo, ma lo aveva esposto anche alla violenza fisica degli antifascisti, dei “bravi ragazzi” dei centri sociali e dei collettivi." nell'ottobre del 2006 una dozzina di esponenti di "militant" irruppero nella sala in cui, a Reggio nell'Emilia, si teneva la conferenza. Lo stesso autore (Pansa) definì l'episodio una cappellata compiuta dai "nipotini di Stalin", oggi molti frignano per la scomparsa del collega, dell'amico, del "compagno", ma pochi alzarono la testa dopo l'episodio, appena citato, che costrinse Pansa a rinunciare per sempre a presentare i propri libri in eventi pubblici.
Un aggressione che non si limito alla mera lettura di un comunicato (come nel caso del VFS a Como), ma come al solito i centri sociali che quasi picchiano Pansa (scomodo alla sinistra e lo costringono ad auto censurarsi) va bene, alcuni ragazzi leggono un volantino è allarme fascismo.
Concludo utilizzando le parole di Adriano Scianca (direttore de Il Primato Nazionale) "“il giornalismo oggi lo piange ma lo aveva giù ucciso 17 anni fa”".
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