14 gennaio 2020

La "cultura" di sinistra ed il virgineo qualunquismo della chiesa cattolica

Onestamente è un po' che non sento la sinistra vantarsi e sventolare, come pugni chiusi al vento, l'irreale convinzione che siano ancora gli unici detentori della cultura italiana. Sarà perché gli intellettuali, i pochi dotati di vero intelletto, o hanno raggiunto da tempo Stalin, Lenin, Marx e gli altri ideologhi della reazione bolscevica oppure si sono via via discostati dalle posizioni di questa sinistra sempre più serva del sistema che un tempo loro stessi combattevano.
D'altronde non è difficile immaginare che Pasolini, De Andrè e gli altri che si sono sempre considerati di sinistra per anticonformismo nei confronti della morale borghese, oggi, trovandosi di fronte ad una borghesia radical chic che poco ha da spartire con il comunismo operaio, scriverebbero o canterebbero per questi pseudo-partigiani che non difendono più la libertà, bensì combattono proprio chi cerca di far rispettare quelli che dovrebbero essere i "valori" democratici (se si potesse parlare di valori, come abbiamo visto in più occasioni).
Non sarà certo facile parlare dell'egemonia culturale di sinistra quando i massimi esponenti della medesima sono degli ignoranti con tanto di patente europea. Luigi Di Maio incapace di mettere insieme due pensieri in italiano (spero che se la cavi meglio con l'inglese e non sia ai livelli renziani, dato che è ministro degli esteri), la Fedeli (ex ministro all'istruzione) che ha a malapena sostenuto l'esame di 5° elementare alle scuole serali (l'equivalente dell'andare al CEPU con  Del Piero), vizietto che, a quanto pare, è ereditario nella carica istituzionale (quando la poltrona è rossa). Infatti il neo ministro all'istruzione Azzolina sembra abbia copiato abbondanti stralci da altri autori, e/o testi di psichiatria, per completare la propria tesi di laurea. 
Che sia a causa della signora Morte o per la memoria storica di Google, che non perdona, resta il fatto che a sinistra continuano a collezionare figuracce e gli egemoni sinistri vengono mietuti senza alcun rimorso.
Giusto ieri celebravamo Pansa, ma, contemporaneamente, "Contropiano" (giornale comunista) pubblicava un editoriale in cui si accusava il giornalista di fascismo e gli augurava "“Che il sangue dei vinti possa segnare per sempre il tuo nome. Che tu possa annaspare, in eterno, nel Flegetonte dell’Inferno dantesco!”".
Diciamo che se dovessimo basarci solo su queste parole, avremmo un'idea ben precisa del livello intellettivo della sinistra... già perché intelletto (intelligenza) ed intellettualità (cultura) non coincidono, non sono sinonimi e raramente si muovono di pari passo. Questa sinistra non è nuova a queste imprese (quale l'accanimento sui vinti e sui morti), ma se prima gli si poteva riconoscere un certo livello culturale, anche se come detto quasi mai accompagnato da un'intelligenza in grado di trasformare le nozioni in pensieri e i pensieri in azioni, oggi non si vede nemmeno più quella dal momento che la fuga di "cervelli" a sinistra è iniziata da molto tempo.
Basterebbe questo ad una persona intelligente per capire di essersi allontanati troppo da quelli che erano i valori che, tuttora, sono convinti di difendere.
Non sono in grado di riconoscere la vittoria perché non hanno mai vinto nulla. La liberazione è stata opera degli Alleati sbarcati prima in Sicilia, successivamente ad Anzio e Nettuno la loro azione è stata di puro sabotaggio e rallentamento della ritirata tedesca che, in questo modo, restava attestata sulle posizioni difensive dalle quali potevano ancora colpire duramente il nemico prima di essere sopraffatti. Nel dopo guerra le redini del potere furono prese dai democristiani, mentre loro fecero la voce grossa rimediando medaglie al posto di condanne (per crimini di guerra) negli anni '70 la lotta dura fu per ripristinare le "conquiste" sociali che vennero istituite dal Fascismo nel ventennio. Insomma sono talmente disabituati alla vittoria che non sono in grado di riconoscerla nemmeno quando l'hanno in pugno e non sanno che farsene perché, come la sindrome di cui è affetta la "mentecatta", la loro ripetizione martellante non è il conseguimento della Vittoria, ma la perpetrazione di uno stato di guerra continuo, l'appagamento deriva dalla "lotta", non dal compimento della rivoluzione. Nonostante ci si riempiano la bocca, è per tale ragione che odiano così tanto il Fascismo, non riescono a perdonargli di aver fatto la rivoluzione costringendoli alla reazione, ma una volta sconfitto il nemico la sinistra non ha più uno scopo e allora sono costretti cercare nuove battaglie, assurde, e a riesumare l'unico nemico che, a differenza della borghesia, non ha schiavizzato la loro ideologia. Così "fascista" diventa chiunque si opponga alla lotta senza battaglie, chiunque non si allinei alla loro ipocrisia. Basterebbe meno di tutto questo a persone di intelletto per capire di essere funzionali al sistema che son tuttora convinti di combattere, ma se nemmeno questo è sufficiente bisognerebbe almeno accorgersi che le stesse battaglie sono condivise da quel clero che hanno sempre dichiarato fascista, quella chiesa collaboratrice, quando non detentrice, del potere. Quella chiesa che strinse accordi con il Fascismo (quello vero). Se non bastano le blasfemie di Bergoglio, la violenza su donne e bambini (impunemente compiuti dalle più alte cariche del vaticano... papa incluso) a far comprendere che la violenza (di cui questa sinistra non è priva) non va a braccetto con le camice nere, bensì con il paonazzo abito corale.
Sebbene Stalin teorizzasse l'internazionale comunista, dubito fortemente (pur riconoscendone la necessità funzionale) una struttura sovranazionale in mano alle banche. L'Europa, così come oggi è concepita ed interpretata, sarebbe stata considerata un abominio e leggere che questa sinistra abbraccia i punti di vista ecclesiastici e che gli ecclesiastici abbracciano gli aberranti punti di vista della sinistra radical chic è sintomatico di questo tempo, di questo sistema "Marcio e borghese". Il più basso populismo (per usare i loro stessi epiteti) che mirano a cavalcare il vento anziché domare la tigre. 
Così i vescovi, in vista delle prossime amministrative in Emilia-Romagna, scendono in campo e chiamano a raccolta i  "Compagni, dai campi e dalle officine" (Contessa 1966 di Paolo Pietrangeli) "“è solamente il principio di fraternità che riesce a far stare assieme libertà e uguaglianza. In una società bensì giusta, ma non fraterna, la democrazia prima o poi cede il passo alle tante forme, oggi ritornate di moda, di sovranismi e populismi. Non possiamo tollerare che ciò abbia a realizzarsi nella nostra Emilia-Romagna”. L’impegno in vista delle regionali del 26 gennaio “deve essere accompagnato nella campagna elettorale da un linguaggio, libero da offese e falsità, concreto nelle proposte, rispettoso delle persone e delle diverse idee politiche”." Una vera e propria chiamata alle armi eppure a definirsi apertamente "Cristiani" non sono Conte, Di Maio e compagni, bensì proprio quei brutti sovranisti cattivi di Salvini e Meloni.
Bah se non fosse tutta una pagliacciata... non ci avrei capito nulla.

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