14 novembre 2017

Febbre da cavallo

Prima di concentrarmi sulla recensione di questo meraviglioso film, ci tengo far presente che la terza parte della serie dedicata alla massoneria non è quella conclusiva, ma ho solo accennato alla conclusione. Anche perché non può essere sbrigata con 4 parole e lasciato a Dan Brown l'ingrato compito di spiegarci questo strano rapporto...

Venendo invece ai "giorni nostri" ovviamente il titolo fa riferimento al primo capitolo che, per fortuna, ha avuto un solo seguito di cui vi parlerò in un'altra occasione perché, avendolo visto una sola volta non è ben vivo nella mia memoria.
Secondo copione anticipo subito il giudizio. 
Il film è davvero splendido.
Sicuramente rientra in quella categoria di quei film italiani che non sono solo commedie fine a sé stesse (vedi l'interminabile serie sulle vacanze, da vacanze di natale a vacanze da qualche parte), che a lungo andare ripropongono "scenette" non solo ripetitive e monotone nei film successivi (es. qualcuno a cui si infila qualcosa da qualche parte), ma che a volte stancano anche all'interno dello stesso film.
Mentre "Febbre da cavallo" è un film che rimane fresco e divertente (anche se non più esilarante) a distanza di 41 anni (il film firmato da Steno è del 1976 e io me lo sono gustato in DVD ieri sera). Il propone un cast d'eccezione (almeno per l'epoca) tra cui Luigi 'Gigi' Proietti, Enrico Montesano, Catherine Spaak, Mario Carotenuto e Adolfo Celi (la cui parte ricorda molto, forse troppo, quella da lui stesso interpretata l'anno precedente in "amici miei", ma che comunque interpreta magistralmente).
La bellezza del film infatti, come già accennato, sta nel non proporre solo una serie di scenette o scherzi irriverenti e tremendi oltre a delle situazioni paradossali, ma, praticamente, l'intera trama, che segue ad un'introduzione di Proietti in arte Mandrache (per far capire che lo pronunciano alla romana quindi non Mandrake), propone una retrospettiva sul problema del gioco d'azzardo. All'epoca erano le corse dei cavalli a gettare le persone, di tutti i ceti sociali, sul lastrico, col tempo è subentrato il "pokerino" settimanale, oggi probabilmente sarebbe il video Pocker o le slot virtuali, il gratta e vinci, ecc. 
Il film propone ancora una comicità genuina e non basata sulle scene di semi nudo, ammiccamenti, docce a tutte le ore, spiate dai buchi della serratura, e via così, come altri film del periodo (le cosiddette "commedie sexy all'italiana"). Quindi confermo che il film merita di essere visto, per chi non lo conoscesse o non se lo ricordasse.

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