30 marzo 2020

Più Draghi, meno Europa? Col c...

Sentire Matteo Salvini invocare Mario Draghi come possibile Salvatore è come sentire la Boldrini parlar bene di Mussolini... Ovvero o un sogno irrealizzabile o un incubo senza precedenti. Ecco noi siamo nel secondo caso, tranne per il fatto che un precedente c'è, ma Matteo in quella occasione voleva, il banchiere per eccellenza, addirittura alla presidenza della repubblica. Qualcuno forse ricorderà, perché glielo stanno ricordando in questi giorni, che Draghi fu colui che disse "tutto ciò che serve!" credendo che si riferisse a quell'Italia che gli diede i natali, ma, come avreste dovuto notare, nel periodo in cui "super Mario" fu presidente della BCE, non ci furono colpi di Bazooka che portarono all'Italia tanti quattrini quanti ne bastavano per sanare l'economia, anzi fu la solita corsa ai tagli con cui l'Italia svendette i propri asset strategici, distrusse la sanità (di cui oggi vediamo gli effetti) e cedette, senza combattere (anzi senza nemmeno fiatare) pezzi della propria sovranità.
Per quelli che vedono in Draghi il salvatore dell'Italia nei momenti di crisi è giusto ricordare che "Il suo curriculum vitae è quello di un uomo affaccendato in tutti i momenti di maggiore difficoltà della nostra Nazione, in quei passaggi fondamentali che hanno disarticolato lo Stato italiano in favore di gruppi privati quali multinazionali e banche. [...] dal 1984 al 1990 è direttore della Banca Mondiale. Nel 1991 torna in Italia, guarda caso proprio all’inizio del periodo delle privatizzazioni, ovvero quel momento in cui lo Stato iniziò a svendere i suoi asset strategici. In dieci anni, fino al 2001, ricopre la carica di dirigente del Ministero del tesoro, mantenendola nonostante il susseguirsi di Governi profondamente diversi tra loro. Chiamato durante il Governo Andreotti VII, su suggerimento di Ciampi, all’epoca governatore della Banca d’Italia, è confermato da tutti gli esecutivi successivi: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, Amato II e Berlusconi II. Investito della capacità di agire nella famosa riunione sul panfilo Britannia nel 1992, un incontro organizzato dai grandi potentati finanziari e rivolto a manager, investitori e decisori pubblici. Draghi in quell’occasione indicò “i mercati come strada per la crescita” auspicando la “fine del controllo politico” . Che tradotto vuole dire togliere sovranità a popoli e Stati per darla alla finanza attraverso un programma di serrate privatizzazioni. Esattamente ciò che poi è avvenuto. [...] La stagione delle privatizzazioni fu una vera e propria ghigliottina per la nostra Nazione. Sparirono in pochi anni tutti i nostri gioielli nazionali, aziende strategiche che creavano ricchezza e garantivano indipendenza. “Alcuni progressi sono stati fatti nel promuovere la vendita di alcune banche possedute dallo Stato ad altre istituzioni cripto-pubbliche ma per quanto riguarda le vendite reali delle maggiori aziende pubbliche al privato è stato fatto poco” diceva Draghi nel 1992 alla grande finanza. [...] Il processo di privatizzazione iniziò con la vendita dell’IMI, dell’INA e delle tre banche di interesse nazionale di proprietà dell’IRI , togliendo allo Stato la possibilità di intervenire direttamente nell’economia nazionale. Stato che venne completamente estromesso dal settore bancario con la cessione della BNL (1998) e del Mediocredito Centrale (1999). Queste svendite furono consequenziali all’emanazione del “Testo unico in materia bancaria e creditizia” del 1993, che cancellò la legge bancaria del 1936. Legge che fino ad allora aveva sancito la separazione tra banche operanti a breve termine e quelle operanti a medio lungo termine. Nonché il principio della separatezza tra banche ed industria. [...] Entrò nel vivo con la vendita di Aeroporti di Roma, Telecom Italia (di proprietà dell’IRI, il cui controllo fu ceduto al mercato nel 1997), parti del capitale di ENI (a partire dal 1995) ed ENEL (dal 1999) e Autostrade (1999). Furono anche cedute le società industriali dell’IRI e le attività petrolchimiche dell’ENI. Il tesoro è rimasto come azionista di maggioranza relativa nell’ENI e nell’ENEL, ovviamente un Draghi Presidente del Consiglio non perderebbe tempo a completare la cessione delle due società. Per il servizio reso alla causa neoliberista nel 2002 passa a Goldman Sachs, una delle banche di affari più potenti al mondo, proprio quando questa riusciva a convincere la Grecia ad affidarle il suo debito pubblico. Trascinandola, così, nel baratro economico che tutti poi abbiamo conosciuto." Questo il periodo più remoto, ma arrivando, invece, al periodo più recente del Draghi "salvatore della Patria" tramite la BCE "Il suo insediamento a Presidente della BCE nel maggio del 2011, precede di pochi mesi quello di Mario Monti a Presidente del Consiglio. Draghi si dimostra subito un intransigente sostenitore dell’austerity, dei vincoli di bilancio, dei tagli alla spesa pubblica (ciò che ci impedisce oggi di fronteggiare al meglio il Coronavirus) e della riduzione della presenza dello Stato nell’economia.

L’8 maggio 2012 all’Italia viene stretto un cappio al collo: entra ufficialmente in vigore il principio del pareggio di bilancio. Principio inserito nella nostra Costituzione tramite il ricatto dello spread, al quale diventa impossibile far fronte senza una Banca Nazionale pubblica che emetta moneta e che svolga il ruolo di acquirente di ultima istanza dei titoli di Stato invenduti sul mercato. 

Nel luglio 2012 si schiera a difesa dell’Euro nel pieno delle turbolenze dei mercati finanziari, con Grecia e Italia sotto un attacco capace potenzialmente di far implodere l’unione monetaria. Draghi dichiarò allora sentenziò: “La Bce sarà pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro. E credetemi: sarà abbastanza”. Da quel giorno i mercati smisero di premere. L’Euro in quel caso fu salvato, ma non le Nazioni ovviamente, poste in perenne recessione da un’austerità programmata che impedisce qualsiasi ipotesi di ripresa." (fonte del CV di Draghi è AdHoc News adhocnew.it) Nel caso qualcuno possa nutrire ancora dei dubbi sul fatto che "«whatever it takes»" (ovvero tutto il necessario) si riferisse all'Italia e non all'Europa delle banche e della grande finanza di cui è servo dalla nascita.
L'operazione Draghi, questa volta, sembra essere condotta direttamente dal presidente Mattarella (PiDiota fino al midollo), ma la sostanza non cambia perché i media, in un momento in cui il contraddittorio è fake news per legge, spingono sul fatto che Draghi è l'unica soluzione possibile, anche se ce lo "butterà ar culo" l'unica a dare una risposta a Mattarella (con una mezza tirata d'orecchie un po' timida) e Giorgia Meloni che dice "“anziché parlare di governi Draghi, di chi deve fare il ministro, pensi a occuparsi del futuro dell’Italia”" (fonte Il Primato Nazionale) mentre da destra l'unica vera critica arriva da CasaPound Italia "Simone Di Stefano si è espresso piuttosto duramente: “Non facciamoci prendere in giro per l’ennesima volta con l’ipotesi di un governo Draghi. Finita l’emergenza vanno subito sciolte le Camere e la parola deve tornare al popolo italiano tramite il voto. Poi solodopo si farà un nuovo governo. I media stanno costruendo come al solito un nuovo “salvatore” alla Mario Monti. Restiamo svegli”." (stessa fonte).
In conclusione in Italia non abbiamo più una vera scelta e, come il libero arbitrio dei cristiani, finché la nostra scelta sarà istituzionale, il nostro destino e segnato e tale destino si chiama Schiavitù. Saremo schiavi del debito pubblico che si ripercuoterà sul privato cittadino e sui propri risparmi. Saremo schiavi delle banche che continueranno a bruciare i nostri risparmi in investimenti sempre più azzardati (che fanno con e dai nostri conti correnti) facendo ricadere su di noi l'eventuale errore di valutazione, mentre si intascheranno i profitti lasciando a noi le briciole degli interessi che non coprono nemmeno il costo del conto stesso. Saremo schiavi di un Europa che, senza una costituzione impone ai cittadini europei leggi e accordi economici di imporci doveri senza garantirci alcun diritto se non quello di scegliere, di tanto in tanto, i nostri carnefici.
Insomma... Saremo schiavi.

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