19 giugno 2020

Che si stia assistendo ad un balzo evoluzionistico o...

... o in Ghana hanno imparato a leggere per poter leggere i miei suggerimenti di questo mio diario?

A quanto pare il governo del paese africano ha preso in seria considerazione gli inviti e gli appelli lanciati nei miei articoli e rivolti ai pellet di tutto il Mondo. "Tornatevene in africa a lavorare!!! Scrocconi bastardi!" mi sembra fosse il meno ingiurioso che abbia rivolto loro.
Come ho sostenuto sempre con forza, e senza timore di affrontare l'eventuale contraddittorio (mai incontrato), l'unica spiegazione che potevo dare al fatto che, nonostante l'africa possedesse una tale ricchezza di materie prime da attrarre la "golosità" degli ottocenteschi imperi europei, alla fine del colonialismo i "neoritrovati" millenari stati africani fossero tornati al livello infrastrutturale ed economico dell'uomo delle caverne fosse un segnale forte della loro inferiorità, se non razziale quanto meno evolutiva. Eppure dal 2019 lo Stato del Ghana ha lanciato diverse iniziative per un ritorno degli afroamericani nel continente nero "Con il ritorno degli africani in Africa si punta dunque anche a incentivare il turismo e a sviluppare l’economia in settori sinora quasi esclusivamente appannaggio degli occidentali. D’altronde il Ghana, come abbiamo spiegato già ad aprile su questo giornale, negli ultimi anni è emersa come una delle nazioni africane maggiormente in crescita.". Se si pensa alla situazione degli afroamericani, come loro stessi la dipingono, nei ghetti delle città americane, sorge il dubbio che quella del Ghana sia una soluzione che sarà accolta dai pellet con risate sguaiate e brindisi col bonga nelle fumerie di crack. Oppure che il Ghana conosca meglio di noi la situazione dei "nigga" e quindi sappia che tramite le attività di spaccio, traffico d'armi e umano e con lo sfruttamento della prostituzione gli abitanti del ghetto non sono così poveri e perseguitati come vengono dipinti dai blDm. O ancora che il governo punta non ai poveracci scansafatiche, ma alla classe abbiente negra che ha realizzato il "sogno americano" e, tornando in africa, non rinuncerebbe certo alla piccola fortuna che si è conquistato e ha creato negli States. Fortuna che verrebbe, inevitabilmente, riversata nelle casse dello stato. Certo anche il crimine, se portato a certi livelli, paga bene, ma la maggior parte di loro, che fa davvero i "big money" (i soldoni), come piace dire a loro, è gente che ha una certa "abilità" in ambito professionale (avvocatura, medicina, ecc.).
Nell'articolo di aprile, citato poc'anzi da Il primato Nazionale leggiamo "Negli ultimi anni il Ghana è stata una delle nazioni africane a crescere di più. Ciò è stato possibile grazie agli incentivi che il governo ha offerto per favorire gli investimenti. Alla basa di tale politica troviamo il programma “One district, one factory”, che si pone come obiettivo quello di favorire la nascita in ognuno dei 216 distretti del Ghana di almeno una fabbrica che possa trasformare le materie prime in prodotti finiti ad alto valore aggiunto. [...] I risultati di questa politica cominciano a vedersi, basti pensare che una società indiana sta costruendo la più grande acciaieria dell’Africa occidentale, oppure allo stabilimento cinese recentemente inaugurato nella regione di Accra volto alla trasformazione dei pomodori coltivati in loco, a dimostrazione che investitori importanti ritengono il Ghana un Paese dove si può investire con tranquillità. Tra questi ci sono anche imprenditori maltesi." Ovvero il colonialismo economico (quando non è possibile fondare colonie con la popolazione, come ho descritto più volte), forse, a differenza del colonialismo europeo, quello asiatico, oltre ad avere imparato dagli errori occidentali in terra d'africa, sta puntando appunto all'istituzione di rapporti economici e relativo sfruttamento delle risorse naturali e delle materie prime, anziché "conquistare un posto al sole" eppure ricordo che il colonialismo italiano in eritrea fu davvero simile, prima la stipula di accordi economici, poi, data l'assoluta incapacità degli autoctoni di adattarsi alle esigenze produttive dell'industria, la somministrazione di manodopera italiana capace, quanto meno, di non perdersi in chiacchiere al "pozzo" lungo il tragitto dalla capanna di merda alla fabbrica.
Verrebbe da supporre, che si stia appunto assistendo ad un balzo evolutivo di alcuni africani che, finalmente, prendono coscienza di sé "“Continuiamo a tenere le braccia aperte e invitiamo tutti i fratelli e le sorelle a tornare a casa. Il Ghana è la vostra casa, l’Africa è la vostra casa” [...] Un appello rivolto agli africani che vivono negli Stati Uniti e che magari si sentono discriminati. [...] Parole che potrebbero facilmente mandare in cortocircuito chi giudica razziste la politiche di rimpatrio, perché in questo caso il rimpatrio è evocato direttamente da una nazione africana che punta a far tornare “a casa” gli africani. Nessuna richiesta di aiuto dunque e neppure un invito all’integrazione, tutto il contrario". Secondo il mio modesto parere indiani e cinesi, abituati a vedere i ritmi frenetici ed ai turni massacranti a cui sottostanno i propri "schiavi", non riescono ad abituarsi invece alla rilassata vita che, i "lavoratori" svolgono in africa durante il turno. Un'operatrice di viaggi, che conoscevo un tempo, al ritorno da un viaggio, in qualche paese di merda, mi raccontò della flemma con cui nei villaggi turistici (gente abituata ad avere a che fare con gli occidentali) il personale autoctono servisse al bar o ai tavoli con una lentezza esasperante, nonostante l'assenza di ressa che potrebbe far pensare ad una sorta di saturazione di richieste per un esiguo numero di addetti al servizio. Eppure per fornire una semplice bottiglia d'acqua naturale rischiavi di aspettare anche 30 minuti e se per sbaglio davi cenni di impazienza l'attesa poteva protrarsi all'infinito sino alla desistenza del "comandante". Ciò porterebbe appunto tali investitori a cercare di "riportare a casa" quei negri d'america che, secondo loro, hanno almeno la produttività americana ed il vantaggio dell'appropriato colore di pelle per l'africa. Quello che ignorano, dato che a "Bollywood" e a "Cinacittà" i titoli americani faticano ad arrivare, prediligendo invece le produzioni locali, non sanno che nel ghetto si lavora ancor meno che nei villaggi turistici e che in buona parte la fiorente economia agricola degli Stati Confederati d'America (i sudisti) si basava sul delicato equilibrio che si andava creando tra gli schiavi africani e la frusta del loro padrone... diversamente quei fannulloni avrebbero continuato a fissare l'orizzonte pregando il dio banana che cresceva sugli alberi o il dio merda che defecavano dal culo.

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