17 giugno 2020

Il delirio antirazzista non tiene conto della realtà.

Come in altre occasioni, e per altri articoli, anche oggi avrei potuto intitolare l'articolo in diversi altri modi, ma per la gioia di grandi e piccini il più gettonato, da me, diventa il sottotitolo di quello utilizzato. Per cui "Il delirio antirazzista non tiene conto della realtà. Quando i ricordi d'infanzia diventano una scelta politica ben precisa."
Con questo sottotitolo penserete alle allegre passeggiate per la via centrale di Predappio mentre, da infante, giocavo a fare l'altalena con le braccia di mamma e papà (i genitori hanno un nome comune ben preciso e non un numero di targa) a caccia degli ultimi cimeli del ventennio quali l'accendino del Duce, il vino del Duce, le pantofole del Duce, ecc. Niente di tutto questo, la mia infanzia era già felice quando mamma mi "viziava" comprandomi i Kellogg's "coco pops" che, tuttora, ghiotto di cioccolato ho sempre preferito ai Kellogg's "Rice Krispies". Oppure quando, con la mia paghetta, mi permetteva di comprare in edicola "Il Giornalino" che, ho scoperto oggi, essere stato ideato da un sacerdote Giacomo Alberione, sì un sacerdote ma in compenso, pubblicato la prima volta in Italia (e quella lo era) nel 1924 dalle edizioni San Paolo. Non mi vergogno a sostenere di aver letto, di fatto per anni, una rivista cattolica e per di più Fascista?!? Francamente all'epoca della mia infanzia, non ce ne fragava un cazzo di niente, non si badava ai colori e alle bandiere (tranne nel caso della juve), se ti piaceva leggere un fumetto (ed Il Giornalino ne era pieno anche di certi titoli importanti) lo leggevi senza curarti se fosse stato fascista, comunista, anarcocattocomunista o berlusconiano (che era appena sbarcato dalle tournée in crociera).
Ricordo ancora che aspettavo con ansia che ci fossero i fumetti di Larry Yuma, personaggio chiaramente ispirato ai personaggi cinematografici interpretati da Clint Eastwood nella trilogia del dollaro. Luky Luke, in seguito portato al cinema da Terence Hill. I Puffi, Asterix, Braccio di Ferro, ecc. Mi sembra di ricordare, ma potrei sbagliarmi essendo passati tanti anni, che a volte venissero pubblicate le storie di Cocco Bill del compianto autore Benito Jacovitti.
Questi erano gli anni della mia giovinezza, in cui ogni cosa sembrava "pura", perché pura era l'animo del fanciullo che si affacciava alla vita. Purezza di lì a poco distrutta per sempre dal "Drive In" e da altre trasmissione più o meno sessualmente esplicite (vedi "Colpo Grosso" e altre) quando ancora non c'era tutta questa attenzione verso i minori, ovvero niente bollini rossi da ignorare accanto al logo dell'emittente televisiva.
"L'infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai." e con essa anche l'ingenua visione del mondo e allora cerchi nella merda in cui affondi, ormai fino al mento, qualcosa che ti riporti indietro, che ti permetta di correggere i troppi sbagli che hai commesso in vita tua, i torti che non hai mai restituito, quando a te li hanno fatti pagare a prezzo pieno, sempre! Allora ti aggrappi a qualunque cosa ti ricordi quel periodo felice della tua vita per darti l'illusione di poter ancora raddrizzare le cose, ma poi i Pan di Stelle, del Mulino Bianco (chissà per quanto ancora potrà o riuscirà a mantenere questo nome prima di essere tacciato di razzismo e costretto a scegliere tra "Mulino nero" e "Mulino Arcobaleno, con particolare attenzione alla causa LGBT") ti piazza sulla confezione il disegno di una bambina negra sottintendendo che l'acquisto del prodotto, un giorno, le garantirà un costosissimo biglietto verso l'Europa con cui verrà insieme alla metà dell'africa che ancora non è arrivata.
Ed i coco pops vengono accusati di razzismo perché in copertina hanno una scimmia (disegnata) così come i corn flakes hanno un gallo, i frosties hanno una tigre e i Chocos (mai visti in Italia ad essere sincero) hanno un elefante. A completare lo zoo, prima che la linea Coco pops fosse unificata alle barchette e alle palline, c'erano anche un ippopotamo e un coccodrillo.
"Anche i Coco Pops sono razzisti. Perché? Perché sono neri e hanno una scimmia come simbolo. Si chiama Coco the Monkey, e noi tutti l’abbiamo sempre vista senza attribuirle particolarità “razziali”. Ma di questi tempi tutto è sospetto, e i cereali sono stati criticati dall‘ex deputato laburista Fiona Onasanya, che ha scritto alla Kellogg chiedendo perché hanno scelto quell’animale per rappresentare il cereale al cioccolato quando invece, ad esempio, i Rice Krispies hanno come mascotte “tre ragazzi bianchi”" (fonte Il Primato Nazionale) la risposta alla domanda posta dalla deputata si troverebbe nello specchio a lei più vicino, ma si sa che non brillano certo per acume, come ho ampiamente dimostrato in questi anni, quindi aspettiamo di leggere la lettera di scuse della Kellogs nella quale assicureranno, a stretto giro, il cambio di mascotte dove al posto della scimmia disegnata metteranno la foto di un negro o qualche altro animale della giungla del ghetto. "L’ex deputata in seguito ha twittato: “Bene, dato che John Harvey Kellogg ha co-fondato la Race Betterment Foundation (lo scopo principale della Fondazione era di  curare la “degenerazione della razza”), mi sarebbe dispiaciuto non chiedere …”. Un portavoce della Kellogg ha dichiarato al MailOnline: “È importante parlare di più su come possiamo costruire l’uguaglianza razziale. Kellogg sostiene la comunità nera”. E ancora: “La mascotte della scimmia che appare su Coco Pops sia bianca che al cioccolato al latte, è stata creata negli anni ’80 per evidenziare la personalità giocosa del marchio”. Dunque, finisce qua la polemica, dato che la scimmia è mascotte anche di quelli non …. “neri”." e così scopri che, senza saperlo, hai per anni finanziato una fondazione contro la degenerazione della razza, molli il lavoro e vai immediatamente a fare un'altra scorta di coco pops neri con la scimmia sopra sin dagli anni '80 quando nemmeno ai negri fregava un cazzo di essere negri.
E dopo i Kellogg's non puoi non apprezzare il fatto che uno dei tuoi eroi preferito dell'infanzia è anch'esso accusato di razzismo, "Contro il Black lives matter depone le armi e si arrende anche Lucky Luke, il cowboy solitario che “spara più veloce della sua ombra”. Il prossimo album a fumetti del celebre e assai longevo – la sua prima avventura venne pubblicata nel 1946 – pistolero concepito e disegnato dal fumettista belga Morris, sarà tutto dedicato agli afroamericani, che avranno un posto di assoluto primo piano nella sceneggiatura. “Le storie di Lucky Luke dovrebbero svolgersi durante la guerra civile americana e oltre, eppure gli afroamericani non sono mai rappresentati negli album, se non in modo marginale” [...] Disegnato come i precedenti da Achdé, uscirà il 23 ottobre da Lucky Comics. “È stato concepito molto prima della morte di [...]”, ha dichiarato Jul. Ma chissà per quale strano motivo, esce proprio ora. Nella copertina è disegnato Lucky Luke nel bel mezzo di un campo di cotone, a fianco di uno sceriffo di origini afroamericane. Sullo sfondo, quattro figuri incappucciati, membri del Ku Klux Klan, brandiscono delle torce accese. La storia, spiega Jul, è ambientata in Louisiana, dove Lucky Luke ha ereditato un’enorme piantagione di cotone."
Giudicate voi, ma a me più che negro sembra messicano...


Grazie... mi avete regalato una magnifica infanzia e nemmeno lo sapevo.
Allora qual è la realtà di cui il delirio antirazzista non tiene conto?
Banalmente il fatto che nel sud della Francia (da Digione a Nizza) sono ormai 5 giorni che ceceni e marocchini si stanno affrontando, i primi armati di coltelli, mazze e spranghe i secondi di pistole e kalashnikov. I giornali ne parlano pochissimo, ma voi starete pensando che i ceceni abbiano aggredito i marocchini per le tensioni blDm... macché ai ceceni non gliene frega un cazzo se i monumenti francesi vengono abbattuti e le chiese arse... no semplicemente un ragazzo ceceno, intervenuto per soccorrere un ragazzo di origine balcanica che stava subendo un aggressione da parte di spacciatori nordafricani, è stato a sua volta massacrato dagli stessi marocchini, appresa la notizia la comunità cecena è insorta ed ha iniziato una vera e propria caccia allo spacciatore nella città di Digione che a loro volta si sono organizzati ed ora sono 5 giorni che si scornano. Gli scontri si stanno propagando anche in altre città dove la comunità cecena è abbastanza forte per affrontare i negri. "Mentre tutto il mondo è impegnato ad accusare l’uomo bianco di razzismo e atrocità commesse contro neri e immigrati, in Francia i suddetti immigrati si scannano tra di loro mettendo a ferro e a fuoco proprio quelle città in cui l’uomo bianco li ha accolti [...] Ieri, lunedì, è stata la quarta serata di scontri sanguinosi tra diverse etnie per le strade di Digione. Protagonisti sono un gruppo di giovani ceceni, arrivati anche da altre città della Francia per vendicarsi del pestaggio subito da un 16enne ceceno avvenuto lo scorso 10 giugno. Secondo quanto riportato da Le Figaro, l’adolescente avrebbe aiutato degli amici di origini balcaniche a difendersi contro un gruppo di spacciatori maghrebini, e questi per risposta lo avrebbero massacrato di botte. La locale comunità cecena ha dichiarato guerra ai nordafricani e da quattro giorni 150 uomini armati di coltelli, mazze da baseball e altre armi battono la città, con l’approvazione di non pochi residenti, secondo quanto riporta il sito News-24 France, per punire uno per uno gli spacciatori (che si sono a loro volta organizzati con pistole e AK-47)." Se questa è la "pacifica" convivenza nelle nazioni multietniche... aspettiamoci il peggio anche qui da noi.

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