Ormai dovrebbero aver fatto il giro del mondo i vari video e foto di donne e, a dire il vero pochi, uomini bianchi che presi da un artrite reumatoide agli attributi, anche detti "zebedei", si gettano in ginocchio per chiedere scusa di aver tirato giù le scimmie dagli alberi africani, averle vestite e dato loro lavoro e dignità. Mi verrebbe da chiedere se oltre ai negri, che vengono uccisi dagli sbirri bianchi per essere dei delinquenti e ostentando sempre una certa resistenza all'arresto, qualcuno sentirà finalmente il bisogno di chiedere scusa alle vere vittime del colonialismo americano... ovvero i pellerossa unici veri autoctoni delle americhe traditi, sterminati e cacciati nelle riserve come animali... non prima di averli spinti all'alcolismo e spappolato il fegato con l'acqua di fuoco, che ad essere onesti era poco più che petrolio liquido.
Forse si preoccupano per i negri per una ragione ovvero intendono destabilizzare l'ordine costituito dell'occidente con una causa che accomuni tutti i pellet del pianeta con la complicità degli autorazzisti, ovvero quelli che, da bianchi privilegiati, discriminano i bianchi "sovranisti" che hanno meno privilegi di un ferrotranviere (la cui famiglia può usufruire di uno sconto per viaggiare sui treni italiani).
D'altronde l'olocausto dei pellerossa non è certo un capo d'imputazione che si può far pendere sul capo dei padri fondatori, massoni giudaici che operarono per mezzo dell'esercito unionista. Inoltre di 4 relitti gestori di casinò in mezzo alle desertiche riserve del Nevada, non frega un cazzo nessuno... nemmeno a loro stessi che ora almeno possono vivere tranquilli lontano dai bianchi ed in santa pace.
Le proteste non si placano e anzi continua la destituzione di monumenti storici, e la prossima cancellazione della relativa storia, dei grandi uomini (guarda caso bianchi) a cui si sostituisce il nulla.
Come nella storia infinita, anche questa storia non sembra avere fine, i negri in rivolta non costituiscono un qualcosa che avanza, un qualcosa di sommerso che l'occidente bianco non voluto far emergere per una presunta supremazia intellettuale, bensì rappresentano il nulla. Il nulla in campo artistico, se non negli ultimi decenni di qualche ghetto style, che ha portato in auge generi musicali nati proprio nelle piantagioni di cotone quale il blues, mentre il jazz è nato nei bordelli. Il rap dove, più che cantare e suonare, l'artista sembra berciare parolacce e ciondolare a ritmo di bassi e basi campionate di batteria. Non è un caso se qualche fenomeno vorrebbe, o meglio, ha bisogno di far cambiare colore della pelle ai compositori classici come nel caso di Ludwig van Beethoven che qualcuno vorrebbe far diventare negro dato il ritmo presente nelle sue composizioni.
La presunta cultura africana, per cui Boldrini e compagni si inginocchiato e battono il petto, e la stessa che, con la mano libera dall'ideologia ma piena di denaro, cercano di combattere. Ovvero la cultura delle donne lapidate, per strada, con processo sommario accusate di adulterio. La cultura delle spose bambine, per cui oggi si imbratta la statua i Montanelli. La cultura millenaria della guerra santa e dei pedoni schiacciati con i camion. Per non opporre una civiltà degna di tale nome all'inciviltà di questi pellet, è necessario distruggere la civiltà, così che la loro inciviltà risulti più civile.
In questo piagnisteo generale non ci si può nemmeno opporre diversamente si viene messi alla gogna (mediatica e non), emarginati, infangati, accusati, aggrediti e linciati sui social senza darci nemmeno la soddisfazione di veder bruciare una croce sul prato di casa.
Così i pochi che hanno il coraggio di restare in piedi diventano degli autentici eroi.
"in questo marasma dittatoriale da politicamente corretto il vero coraggio l’ha invece avuto la giocatrice del North Carolina Courage (dovrebbe trattarsi del portiere Sam Leshnak) che in quel momento sedeva in panchina e quindi non è stata ripresa dalle telecamere. Ci ha pensato un fotografo dalle tribune a immortalarla mentre, unica della fila di riserve, rimaneva orgogliosamente in piedi durante l’esecuzione dell’inno, pur indossando la maglietta del movimento antirazzista. L’unica, nei fatti, ad aver compreso che la giustizia sociale non si ottiene oltraggiando i simboli della propria nazione [...] “Oggi ci siamo inginocchiati per protestare contro l’ingiustizia razziale, la brutalità della polizia e il razzismo sistemico contro i neri e le persone di colore in America”, si legge in una dichiarazione congiunta di Courage and Thorns. “Adoriamo il nostro Paese e abbiamo colto questa opportunità per mantenerlo ad un livello superiore. È nostro dovere chiedere che le libertà su cui questa nazione è stata fondata siano estese a tutti”. “Vogliamo mantenere l’attenzione sul movimento Black Lives Matter per tutto il torneo“, ha dichiarato il centrocampista della Carolina del Nord Samantha Mewis, la cui squadra ospita anche un’asta online a beneficio della National Black Justice Coalition. “Siamo davvero orgogliosi di noi stessi”" sostengono le giocatrici mentre Samantha sulla sua pagina instagram si definisce "nell’ordine: cristiana, moglie, atleta professionista, patriota, sognatrice. E’ lei Samantha Leshnak, il portiere di riserva del North Carolina Courage, unica a rifiutare di inginocchiarsi – pur avendo dichiarato il suo supporto al Black lives matter e indossandone la maglietta – durante l’esecuzione dell’Inno Usa prima della partita disputata contro il Portland Thorns FC."
Ancora una volta i nostalgici nostrani, invece di alzare la testa e difendere la propria storia, i propri monumenti e la propria Nazione, rivolgono lo sguardo oltreoceano aspettando che arrivi, dalla Nazione che ci ha distrutto e tolto tutto, il nostro salvatore. Ancora una volta i pavidi si mostrano per quello che valgono difendono, o fingono di sostenere, l'eccellenza italiana... ma se è anglofona è sicuramente meglio. Si aspettano che sia la stessa nazione, che ha ridicolizzato la pizza farcendola con l'ananas, a spiegarci il perché noi siamo migliori. Il guaio è che loro non si sognano nemmeno di spiegarcelo, anzi, pretendono di insegnare a noi il termine democrazia (dal greco demos e cratos) che mentre gli egizi sacrificano gli schiavi per la costruzione delle piramidi (che taluni vorrebbero attribuire agli alieni così da non dover fare i conti con il fatto che anche le popolazioni "medio orientali" ricorrevano spesso e volentieri alla schiavitù secondo il costume dell'epoca) noi si analizzava e dichiarava la democrazia "una cagata pazzesca" (con 20 secoli di applauso da parte di tutti i filosofi postumi). Ancora una volta non si ha il coraggio esporsi in prima persona (ed in questo mi ci metto anch'io che scrivo parole anziché andare in piazza del municipio a dar fuoco allo striscione che quelle 4 zecche del #nonunadimeno hanno affisso sotto la statua del conte verde) blaterano di eroismo e stirpe guerriera, ma nei fatti non fanno la guerra nemmeno a parole.
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