8 febbraio 2018

Once were warrior... una volta erano guerrieri.

Dopo che mi è stato consigliato questo film, la prima volta che l'ho guardato l'ho trovato di una bruttezza impensabile, ma, come spesso accade, con una seconda visione magari a distanza di anni, con una diversa maturità, una diversa mentalità, ecc. mi sono reso conto che la mia prima impressione era errata. Infatti il film è di una bruttezza raccapricciante. Direi che come bruttezza è secondo solo al filmino di insediamento della Boldrini alla presidenza della Camera.
Innanzi tutto è un film neozelandese che non ha una trama vera e propria, ma dovrebbe essere uno scorcio di vita di una famiglia di maori. Praticamente tutto il film è uno zoo senza gabbie.
Racconta le vicissitudini di Beth Qualcosa "la prescelta" (nobile discendente di una tribù aristocratica) e del marito Jake Qualcosa "la furia" (nobile discendente di una tribù di schiavi) che si intrecciano con le storie della loro discendenza (i figli), che tra disagio, microcriminalità e gang affrontano il disagio di un padre alcolizzato, spesso disoccupato e che affronta i suoi problemi a suon di pugni verso chi lo infastidisce (sia esso un tipo incontrato in un bar o la moglie). Sicuramente il film sarebbe caro alla su citata Presidente, se solo parlasse di uomini bianchi e non di pellet.
Storicamente i maori erano, effettivamente un popolo di guerrieri fiero e temibile, ma con la dominazione inglese hanno via via perso la loro identità adagiandosi nell'assistenzialismo che le associazioni sinistrorse hanno strappato al governo di sua maestà per acquietare la propria coscienza nell'aver distrutto quella che, a tutti gli effetti, era una Nazione.
Se questo film ha un pregio, e almeno uno ce l'ha, è quello di far riflettere su quello che capita ad un popolo quando abbandona le proprie radici, le proprie tradizioni a favore di una minoranza dominante e la complicità di una classe politica compiacente e criminale. Almeno nel caso dei maori sapevano che quelli che arrivavano erano il nemico e hanno avuto la possibilità di combattere, anche se a conti fatti hanno perduto tutto. Nel caso delle civiltà occidentali molti non vedono il nemico perché non arriva armato, ma si arma sul nostro suolo, alcuni vedono e riconoscono il nemico, ma non gli è data la possibilità di difendersi da uno Stato delinquenziale che dichiara apertamente, e senza mezzi termini, criminale difendere la propria terra, il proprio popolo, la propria storia e la propria cultura.
Questo l'unico pregio di un film che onestamente né arricchisce, con la sua presenza, né impoverisce, con la sua eventuale assenza, il panorama cinematografico mondiale. Ma apre una finestra su un mondo lontano come quello dei maori, ma essendo una finestra non è dato sapere quanto sia realtà e quanto fiction.

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