Come promesso quando avevo recensito il Film di Harry Potter (e se non l'ho recensito avevo comunque promesso che lo avrei fatto)... ecco che le vacanze di Natale mi danno l'occasione di parlar male del film con maggior veemenza.
Innanzi tutto va detto che il vantaggio del libro è che la Rowling non specifica la specie a cui appartengono studenti ed insegnanti della scuola di magia così (chi non ha visto i film) può immaginarlo come uno splendido mondo utopico abitato esclusivamente da esseri umani e animali fantastici (e dove trovarli...). Questa premessa è doverosa perché a riguardare il film, a distanza di tempo e, dopo la lettura del primo libro... lo zoo di comparse e personaggi secondari è davvero urticante.
Diciamo che la Rowling, nell'immaginare il "piccolo" Harry non lo aveva pensato proprio come un deficiente buono solo a prendere insulti e schiaffi (come invece sembra emergere dal film), bensì in più di un occasione lui e Ron fanno a pugni con Malfoy e soci, ma lo show business americano non può mostrare un semplice ragazzo che diventa eroe, ma l'eroe deve essere per forza senza macchia, quindi piuttosto che tirare un pugno a Draco si fa caricare di insulti.
Infatti lo stesso Potter non è una semplice spalla accondiscendente dell'antipatia che Ron nutre nei confronti della saccenteria della streghetta Hermione, bensì ha una parte attiva in cui a volte lancia dei commenti se non sgradevoli quanto meno ironici.
Per esigenze di copione (immagino) parte del libro è tagliata col machete (e un po' ci sta), ma alcuni passaggi sono decisamente stravolti, ad esempio quando cercano di superare Fuffi (il cerbero che Hagrid pone a guardia della botola che conduce ai sotterranei) nel film c'è un'arpa magica a tenere addormentato il cagnone, ma nel libro è lo stesso Potter a suonare un flauto per farlo addormentare e, quando si cala nella botola (per primo come nel film) è Hermione a prendersi l'incarico di continuare a suonare fino la momento di saltare dentro la botola. Nel libro tutta questa parte è emozionante, ma non concitata, le chiavi non aggrediscono il maghetto quando questi cerca di afferrare quella che permette al gruppo di aprire la porta verso la scacchiera, così come la pianta del diavolo non porta ad un piano di sotto, ma "semplicemente" cerca di stritolarli e solo l'incantesimo della streghetta salva tutti e 3 permettendogli di raggiungere la porta nella stessa stanza.
Se non ricordo male il libro era pensato per un pubblico coetaneo rispetto quello del mago, per cui, a differenza del film, non era previsto un crescere così vorticoso di tensione, ma uno decisamente più graduale e meno terrificante... lo stesso Voldemort non si trasforma in uno spettro, "fuggendo" dalla bruciante sconfitta subita per mano del mago undicenne, ma sembra che sia stato definitivamente sconfitto e solo Silente rivelerà in seguito a Harry del suo sospetto che non sia ancora morto.
Come detto ci sono molti dettagli che differiscono tra il libro ed il film anche se, ho avuto modo di scoprire iniziando il secondo capitolo, alcuni sono derivanti dall'adattamento del testo in italiano dell'opera. Ad esempio la prof. McGranitt (nel film e nella prima edizione) nell'originale è McGonagall, Albus Silente è in realtà Albus Dumbledore, nome arcaico del calabrone, perché la scrittrice l'aveva immaginato come una vecchia pentola di fagioli che borbottava mille pensieri, ma nella realtà è invece sempre molto pensieroso e taciturno, la casa di Tassorosso in realtà è Tassofrasso, ecc. potrei andare avanti per molto tempo ad elencare le differenze, ma non avrebbe senso.
Tornando invece alla recensione... se, come me, trovate odioso il personaggio cinematografico di Harry Potter, potreste aver maggior fortuna con il libro, se invece vi fa proprio schifo il genere... lasciate perdere perché a differenza di altri casi... libro e film non parlano di due argomenti diversi... tutto sommato la trama è rispettata.
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