15 marzo 2019

Ambiente e Clima

Premetto che in linea di massima io mi ritengo, più che ambientalista, naturalista. Ovvero non uno di quei depravati che vanno al mare con cazzo e tette di fuori perché madre natura li ha creati così!
... certo ci fa nascere nudi, ma non nasciamo con il SUV, col quale sei andato alla spiaggia per "naturalisti", sotto al culo già semi scoperto.
Il mio definirmi naturalista implica un profondo rispetto per la natura, sia quella selvaggia che quella un po' più "domestica", la mia idea di base è evitare di portare e, soprattutto, lasciare immondizia sui monti e nei boschi che mi capita di visitare.
Uso naturalista piuttosto che ambientalista proprio per il fatto che l'ambientalismo oggi è una moda... e io non sono tipo da mode anche se il mio stile (nel vestire, nel parlare, nello scrivere) può riferirsi a dei modelli di riferimento non sono un fan sfegatato del "marchio" come distinzione dal resto della marmaglia. Ricordo che, in gioventù, per definirsi un metallaro erano sufficienti una maglietta nera ed un giaccone di pelle. Poi il giubbotto di pelle, o "chiodo", ha dovuto essere assolutamente della Schott NY (la marca che l'ha prodotto originariamente) diventando così da simbolo di ribellione a simbolo di appiattimento ed etichettatura sociale. Negli anni non ho mai avuto un chiodo, preferendo (quando ne ho avuto la disponibilità economica) un giaccone stile GESTAPO del 1943 (prodotto in Italia vista la devastazione subita dalle fabbriche tedesche)... ma questa in effetti è un'altra storia.
Tornando all'ambiente quelli della mia età hanno subito (sono stati costretti a subire a colpi di multe salate) diverse variazioni di comportamento ambientale. Prima ancora di giungere alla fatidica era della raccolta differenziata della "munnezza" (che obbliga sostanzialmente noi cittadini a separare la plastica dai CD di Gigi D'Alessio), abbiamo attraversato l'era del fatidico buco nell'ozono. Responsabile di tale sciagura era un gas il "CFC". Non si tratta di una conseguenza diretta, ovvero il CFC distrugge l'ozono, bensì di un'azione indiretta, inteso, i Cloro-Fluoro Carburi generano il Cloro molecolare gassoso (Cl2... scusate qui non posso usare il pedice che si usa in chimica per la rappresentazione molecolare dell'elemento) che insieme al Bromo distrugge l'ozono. Ovviamente il CFC è prodotto... (rullo di tamburi)... niente di meno che dalla mia macchina, beh non posso prendermi tutto il merito... infatti è prodotto da tutti i veicoli a motore (e dalle caldaie) e solamente alle temperature invernali. Mentre in primavera, con il rialzarsi delle temperature, il Cl2 si dissocia dall'ozono ed il buco si richiude. Negli anni 80 il problema, però, era costituito dalla lacca "pe' capelli de pora nonna" in quanto, la lacca, per essere espulsa dalle bombolette spray usava proprio il CFC. Siccome, all'epoca, l'economia mondiale (non la transumanza ovina e caprina dagli appartamenti ai luoghi di lavoro) era basata sull'estrazione, sulla raffinazione, sul trasporto e sulla vendita degli idrocarburi, di cui non ci siamo ancora sbarazzati, ecco partire i valorosi combattenti dell'ambiente (greenpeace) con la loro campagna contro le bombolette spray con il risultato che, ancora oggi, possiamo riscontrare... ovvero quantità di prodotto (qualunque esso sia dalla lacca alla panna spray) intrappolata nella bomboletta perché il propellente ivi contenuto non è sufficiente o sufficientemente "pesante" per svuotare completamente la bomboletta stessa.
Sostanzialmente i Don Chisciotte dell'ambiente allora, come oggi, si sono scagliati contro la preda più vulnerabile per non essere costretti ad affrontare i colossi della trivellazione. La stessa cosa che è successa con l'olio di palma contenuto nei prodotti alimentari che, senza studi conclusivi, sono stati accusati di nuocere alla salute, di distruggere l'habitat di non si sa bene quali scimmie, ecc. le aziende produttrici, ben poco interessate alla questione gibboni, sono repentinamente tornate all'olio di semi che invece era stato dichiarato nocivo per i residui derivanti dalla combustione già a basse temperature. L'olio di girasole, ad esempio ha il suo punto di fumo (temperatura in cui l'olio sostanzialmente smette di scaldarsi e comincia a bruciare) già a 130°C, mentre i biscotti (sempre per fare un esempio) vengono cotti a non meno di 180°C.
L'unica che resiste alla psicosi contro l'olio di palma è la Nutella (che dio la benedica) che in questo modo mantiene le sue meravigliose caratteristiche ed il suo strepitoso sapore (che può non piacere a tutti, non è un reato... ancora).
Ho accennato anche ad un altro condizionamento ambientale attraversato dai vecchi come, la raccolta differenziata. Ora, forse, tutto fila per il verso giusto ovvero i camion della raccolta rifiuti sono diversi rispetto al tipo di rifiuto raccolto, ma agli inizi non era inusuale vedere il camion di raccolta dell'indifferenziata fare il carico anche di organico, plastica e vetro. Questo ha dato origine alla "leggenda" secondo cui, ancora oggi, l'immondizia raccolta finisca comunque nello stesso mucchio di immondizia, se non alla raccolta allora al deposito. Non mi sono mai preso la briga di andare a guardare che fine faccia l'immondizia una volta raccolta... per quel che mi frega una volta finita nel cassonetto mi rode solo il culo se mi viene rubata dai bangla che poi cercano di rivendermela ai semafori.
Ciò detto non posso sorvolare su quanto affermato da Il Primato Nazionale sul tema in questione "Anni fa uno scienziato del Cnr con cui stavamo parlando di questa roba mi chiese: “Ma lei lo sa perché non si parla più del buco dell’ozono?. “No”, gli risposi. “Forse perché non va più di moda”, aggiunsi. E l’esperto di cambiamenti climatici mi disse: “Non se ne parla più perché si è richiuso, da solo. Noi neanche volendo possiamo davvero nuocere alla Terra”.

“Il nostro pianeta ha i suoi cicli, si raffredda, si riscalda, sempre ritrovando il suo equilibrio. Lui resta, in salute. Noi siamo di passaggio“. Parola della scienza, quella vera." in verità nel 2018 lo danno in remissione (il buco intendo), il problema è che non c'è un "buco" ovvero, stando alle parole di vaccapedia, lo strato di ozono ai poli (come accennato poco) fa si assottiglia e si inspessisce con l'alternanza delle stagioni fredde con quelle calde. Si può dire che migra, come fanno gli stormi, in inverno e ritorna in primavera.
Inoltre "La temperatura si alza: e sticazzi? Dal 1880 a oggi, l’incremento effettivo della temperatura è stato di 0.6 °C. Nelle sei maggiori città australiane l’incremento in cento anni è stato di 1°C. Andando a ritroso nella storia, troviamo Annibale che nel 218 a.C. attraversò le Alpi con elefanti e un esercito abituato alle temperature africane. Secondo i paleontologi che hanno studiato la civiltà camuna, esistita cinquemila anni fa, la Val Camonica aveva un clima subtropicale. In Valle d’Aosta vi sono i ruderi di un mulino di duemila anni fa a oltre duemila metri di altezza, luogo ove oggi al massimo possiamo sciare. [...] Due cosette sulla deforestazione. A livello mondiale ogni persona può contare su seimila metri quadrati di foresta, rappresentando il regno vegetale il 97,3% della materia vivente. I paesi con maggiori foreste e maggior crescita di piante sono quelli a forte sviluppo. In Italia vi sono stati molti incendi, e nonostante questo la superficie boschiva cresce ad ha raggiunto i 6,8 milioni di ettari. La superficie forestale è di circa otto milioni di ettari."
Di tutto questo a me interessa sapere 2 cose... la prima è quando l'Appendino toglierà il blocco del traffico ('ché ha rotto i coglioni) e quando potrò finalmente indossare gli abiti invernali che abbronzarmi come un negro al 15 di gennaio mi fa incazzare.

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