Oggi non mi concentrerò sui fatti di cronaca o su quelli politici non farò, oltre a questo, riferimento al fatto che un pellet diventa un eroe perché ha chiamato gli sbirri e ora lui e un altro vincono la cittadinanza gratuita. Non farò riferimento nemmeno allo "zerbinaggio" di Salvini per cui prima ci sono le leggi, poi basta che sia invitato a bordo campo di quella brodaglia multietnica che indossa indegnamente la divisa della nostra nazionale di calcio (solo perché schifati dal resto del mondo) per farlo diventare italiano subito e santo domani.
Vorrei parlare piuttosto di come sia stato possibile che un gesto nobile quale lo spirito di sacrificio, spontaneo e unilaterale, sia diventato un gesto da degradare un uomo o una donna ad un livello basso come uno zerbino (che resta fuori dalla porta e lo si dovrebbe usare per pulirsi i piedi, ma secondo me molti oggi lo usano solo come arredamento) o ai livelli del cane per cui se una donna è fedele al proprio marito allora è come un cane fedele al proprio padrone.
Quello che intendo, abbastanza chiaramente, è che nel tempo lo spirito di sacrificio, la volontà di "servire" il prossimo siano andati perduti lasciando il posto ad un egoismo assoluto.
Chiarisco subito che la parola servire va intesa e, di conseguenza, usata nell'accezione di essere utili al prossimo e non nell'accezione denigratoria di servo, di valore appena più alto dello schiavo. Mettersi al servizio, spontaneamente, di qualcuno o qualcosa è quanto di più nobile possa esistere. Purtroppo anche storicamente persone senza scrupoli hanno approfittato di questo spirito per il proprio torna conto.
Sul tema sono state spese fior di parole, pensieri e libri per spiegare le ragioni (tutte sbagliate) per cui il sacrificio è una sciocchezza da poeti innamorati (dell'amore) che non porta a nulla. Un soldato che da la propria vita per fondare, creare o liberare una nazione è solo un morto di cui nessuno ricorderà mai il nome. Questo è probabile, magari solamente i suoi cari e i suoi camerati (o commilitoni) ricorderanno il suo nome, eppure anche grazie al suo sacrificio nascerà una nazione laddove prima esistevano "tribù" (e non sono solo una questione africana).
Va detto che la società porta le persone a invidiare chi è migliore di noi al punto da gioire dei suoi fallimenti e diffidare da chi è peggiore... sostanzialmente questa società ama, come ho detto negli appositi scritti, la mediocrità se non sei un mediocre sei un pericolo e se sei un pericolo i "Medioman", ovvero i custodi della mediocrità, sono pronti a distruggerti o punirti perché con il tuo esempio fai pesare loro quanto potrebbero essere migliori se solo non fossero troppo pigri o troppo inetti.
Quindi, prima di arrivare al tema centrale dell'articolo, il mio disprezzo nei confronti dei pellet è dettato dall'invidia per la loro palese superiorità? Semmai sarebbe diffidenza nei confronti di chi è peggiore, ma non è questo il punto perché con loro non esiste un confronto ad armi pari. Come già detto se andassi a fare a pugni con Mike Tyson senza aver tirato nemmeno una volta di boxe (coglione io) oltre a mostrare un assoluto disprezzo per le mie orecchie che sicuramente finirebbero sputate sul pavimento dopo essere state staccate a morsi dimostrerei chiaramente, essendo stata una sfida uno contro uno non avrei problemi una sconfitta onorevole, per quanto pesante. Ma se Tyson si presentasse alla sfida con altri 4 che mi tengono fermo mentre lui mi fa "zompare" tutti i denti dalla bocca questa non sarebbe una sconfitta onorevole nonostante la carta ed il buon senso suggeriscono che con tutta probabilità mi avrebbe rotto il culo anche se lo avessi affrontato da solo.
Ciò detto il discorso non si applica ai pellet perché a tenermi fermo sono in quattro (la legge, lo Stato, il pensiero unico e la plebaglia che vi crede ciecamente) mentre a suonarmi cazzotti sono i pellet che, indipendentemente da chi sia a far carte, hanno sempre "l'asso del razzismo" nella manica.
Se una persona, sia esso uomo o donna, per bontà d'animo, indole caratteriale, educazione ricevuta, si prodiga per poter essere d'aiuto alle persone che lo circondano o è un viscido che vuole far carriera, quindi "aiuta tutti adesso, ma vedrai se non ha il suo bel tornaconto..." oppure è un coglione che non si sa far valere per cui merita di essere schiacciato dal prossimo.
Quando poi a furia di tirare sassi nel lago artificiale l'acqua rompe gli argini e distrugge tutto ciò che incontra... "Eh ma che modi, non me lo sarei mai aspettato da lui!".
Questo se il "succube" è un uomo nei confronti di un collega o un amico... ma se il collega o l'amico fosse una donna?
A questa domanda risponde bene Elio del gruppo musicale "Elio e le storie tese" nella canzone intitolata "Servi della gleba" con chiaro riferimento alla servitù della gleba per cui storicamente si intende "Vincolati alla terra e alla volontà di un padrone
Nel Medioevo molti contadini vivevano in uno stato di pesante soggezione. Avevano un signore al quale dovevano dare una parte del loro raccolto, giornate gratuite di lavoro, tributi di ogni genere. Avevano bisogno del suo permesso se volevano sposarsi, vendere un bene o allontanarsi dalla terra che coltivavano ed emigrare in un altro villaggio: per questo erano detti servi della gleba, che vuol dire, appunto, «servi della terra»" (dall'enciclopedia Treccanni).
La parte del testo più significativa, anche se non ho problemi ad ammettere trattarsi di una canzone divertente, è sostanzialmente la telefonata finale tra il tipo innamorato e la tipa che non se lo "caga di pezza" (come si usava dire dalle mie parti)... ""Ciao, senti, hai 5 minuti? Perche' volevo chiederti due cose... Senti, guarda, sinceramente vado al dunque subito, ci sono rimasto molto male perche' ho saputo che sei uscita con Tafano ieri sera, e... perche'? Scusa, ti ho telefonato a cena, ti ho detto: ci vediamo?, tu hai detto: no, devo studiare. E va beh , se poi esci con lui... cioe' , perche' non me lo devi dire? Pensi che sia un problema per me accettare che tu hai una storia? Un uomo? Vedi qualcuno? No, non e' un problema per me perche' io ti voglio bene veramente e non ti chiedo nulla, anzi, magari sono qui a dirti: se hai bisogno di qualcuno io ci sono.
E allora? Che cosa devo fare?
Mi vuoi mettere una scopa in culo cosi' ti ramazzo la stanza?"" (fonte angolotesti.it)
Questo testo parte dal presupposto che un uomo si interessa ad una donna solo per raggiungere uno scopo, anzi Lo scopo (e per questo viene deriso quando l'interesse è palesato), ma se lo stesso uomo non palesa alcun interesse sessuale nei "di lei confronti" (per riservatezza) allora è Frocio.
Anche in questo caso nessuna via di mezzo. Se mostri interesse per una fanciulla senza buttarle la lingua in bocca (non sei cortese, sei un servo della gleba o uno sfigato), se non mostri interesse sei un finocchio.
Su questo aspetto andrebbe anche coinvolta la contro parte femminile, soprattutto quelle nelle chat di incontri che sostengono di essere lì "solo per far due chiacchiere, ma se gli scrivi non ti rispondono nemmeno se gli paghi la bolletta di internet"... ma è un altra storia che spero di potervi raccontare in un secondo momento.
L'esempio che voglio portare sul tema dello spirito di sacrificio (in questo caso in amore) è descritto molto bene nella canzone, forse poco nota o peggio dimenticata, di un'autore che, da musicista/compositore, reputo (artisticamente) "un nemico onorevole", ovvero "La ballata dell'amore cieco" di Fabrizio De André politicamente era un disastro peggio di lui solo il figlio nato dall'unione carnale tra Ciampi e la Boldrini... ma se si esclude l'aspetto politico dai testi, almeno quelli più espliciti, ciò che rimane merita di essere menzionato tra le poetiche contemporanee.
Anche in questo caso si potrebbe pensare allo zerbinaggio di un uomo innamorato di una che, per usare un espressione gergale, "non gliela darebbe nemmeno se ne dipendesse l'estinzione dell'intera razza umana" (stile Adamo ed Eva da cui sono nati due maschi per cui, teoricamente, condannata a prescindere).
Il testo infatti recita:
"Un uomo onesto, un uomo probo
Tralalalalla tralallaleru
S'innamorò perdutamente
D'una che non lo amava niente.
Gli disse portami domani
Tralalalalla tralallaleru
Gli disse portami domani
Il cuore di tua madre per i miei cani.
Lui dalla madre andò e l'uccise
Tralalalalla tralallaleru
Dal petto il cuore le strappò
E dal suo amore ritornò.
Non era il cuore, non era il cuore
Tralalalalla tralallaleru
Non le bastava quell'orrore
Voleva un'altra prova del suo cieco amore.
Gli disse amor se mi vuoi bene
Tralalalalla tralallaleru
Gli disse amor se mi vuoi bene
Tagliati dei polsi le quattro vene.
Le vene ai polsi lui si tagliò
Tralalalalla tralallaleru
E come il sangue ne sgorgò
Correndo come un pazzo da lei tornò.
Gli disse lei ridendo forte,
Tralalalalla tralallalero
Gli disse lei ridendo forte,
L'ultima tua prova sarà la morte.
E mentre il sangue lento usciva
E ormai cambiava il suo colore,
La vanità fredda gioiva,
Un uomo s'era ucciso per il suo amore.
Fuori soffiava dolce il vento
Tralalalalla tralallaleru
Ma lei fu presa da sgomento
Quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
Quando a lei niente era restato
Non il suo amore non il suo bene
Ma solo il sangue secco delle sue vene."
Più zerbino di così si muore (appunto) penserete voi... e io non potrei essere più d'accordo... se non fosse per le ultime 3 strofe che sono quelle che effettivamente danno il senso a tutta la canzone e, per certi versi, a questo scritto che riporto per sottolinearle (non certo perché mi mancano righe e parole per concludere il tema scolastico)...
"E mentre il sangue lento usciva
E ormai cambiava il suo colore,
La vanità fredda gioiva,
Un uomo s'era ucciso per il suo amore.
Fuori soffiava dolce il vento
Tralalalalla tralallaleru
Ma lei fu presa da sgomento
Quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
Quando a lei niente era restato
Non il suo amore non il suo bene
Ma solo il sangue secco delle sue vene."
Sì lui si è sacrificato ha "gettato via inutilmente la sua vita", si direbbe oggi, ed in cambio non ha ottenuto nulla. Non ha ottenuto l'amore di non meritava il suo... vero, ma morendo felice e non con l'espressione di chi si accorge all'ultimo "Mannaggia alla mignotta stavorta ho fatto 'na stronzata" vuol dire che il suo gesto d'amore ed il suo spirito di sacrificio erano sinceri e non forzati dalla foga di un istinto sessuale per cui sarebbe stato disposto a vendere la madre con quella stessa sudicia bocca che il giorno dopo l'avrebbe baciata alla cena di Natale.
Questo differenzia, a mio avviso e non voglio fare la morale o il processo a nessuno, un Uomo da uno zerbino... quando ti trovi in macchina con una "tipa", con cui puoi o non puoi "concludere" e arriva la telefonata di un amico che sta salendo da Roma per venirti a trovare, ma il treno lo molla a Genova e prosegue per Ventimiglia... quello che farai nell'istante successivo fa di te un Uomo o uno zerbino... perché se lasci l'amico a Genova per una ragazza appena conosciuta (a dispetto di come andrà a finire la serata) e ti giustifichi che alle due di notte non hai la testa di metterti in viaggio (per un amico che si sta facendo 600km per venirti a trovare)... quando la ragazza ti chiede di accompagnarla a Malpensa allora sì che sei uno zerbino. Diversamente se ti fai 400km nel cuore della notte, poi incontri di nuovo la ragazza passate delle belle serate, ecc. quando lei ti chiede di accompagnarla a Malpensa sei un Uomo per il semplice fatto che sei rimasto fedele a te stesso.
In questo modo, e concludo, potrai tu stesso dire, ridendo, che il tuo rapporto con Lei, che per te è così speciale, "L'occhio spento e il viso di cemento, lei e' il mio piccione io il suo monumento." ma questo non farà di te uno schiavo o un servo della gleba, bensì farà di te una persona pronta a morire per quello in cui crede sia esso l'amore per una donna (o un uomo mia cara lettrice) sia esso l'amore per la Patria.
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