13 novembre 2019

Una Vita da operaio!

Pensando al popolo italiano vengono tornano alla mente le parole delle canzoni eroiche, dei poemi guerreschi e della letteratura classica e moderna. Tornano persino in mente le parole derisorie dei satiri italioti che sbeffeggiano l'ultimo nostro momento di gloria con pseudo citazioni storiche "Ed ecco che con poche abili mosse s'avanza indomiti nel sentiero glorioso della conquista. Ad uno ad uno cadono, scartati dalla storia, dalla storia i nomi di oscuri occhialuti professorini d'Inghilterra. Il vulcano di Jones diventa Gionazzi, la valle di Thomas diventa Predappio Marziana. Gli inglesi, gente che andava nuda a caccia di marmotte quando noi già s'accoltellava un Giulio Cesare." in una fantomatica ricostruzione dell'impresa di colonizzazione di Marte.
Insomma tutti parlavano degli eroi, ora un po' meno mentre gli altri insultano tutto il popolo che, quando non è idiota, è fascista. Il popolo però non è solo "E penso ai tempi andati, al mio popolo com'era, Poeti, eroi, condottieri e una stirpe guerriera!", ma è fatto soprattutto di gente comune di gente che fa il suo dovere, porta a casa la pagnotta (a volte a fatica, ma qualcuno pretende che pure le rape diano sangue) e se per sbaglio si lamentano si sentono anche insultare.
Parafrasando il titolo della canzone di Luciano Ligabue, Una vita da mediano, intendo omaggiare quella parte di popolo che non nasce come Duce Condottiero (politico, capo manipolo, ecc.), ma finisce per essere la vera spina dorsale della Nazione.
Chiaramente con il termine "Operaio" non mi riferisco, in senso stretto, ai soli individui che mangiano merda chimica e respirano limatura di ferro tutto il giorno, bensì anche a tutti quel tipo di lavoratori dipendenti che, sottopagati, conoscono il proprio mestiere, per esperienza acquisita sul campo, molto meglio di chi gli dice cosa devono fare (spesso non capendo un cazzo in senso assoluto).
Sostanzialmente mi riferisco a tutti quei lavoratori e lavoratrici che vedono la "propria" azienda (ovvero l'azienda che hanno contribuito a costruire in decenni di duro lavoro) chiudere i battenti per sempre, o il tempo necessario per riaprire in un paese del terzo mondo, e vengono ancora accusati dai media e dalla classe politica di essere "bamboccioni", fannulloni e altre "carinerie" e raffinatezze indegne persino delle pratiche sadomaso. 
Se da un lato è vero che i grandi gruppi industriali del paese (soprattutto, ma non solo, quello automobilistico) siano nati dal genio visionario di un solo uomo o di una coppia di fratelli che nella loro officina hanno dato vita ai prototipi e ai primi modelli, è altrettanto vero che con l'espansione degli affari gli stessi uomini se ne sono allontanati lasciando l'incarico ai propri sottoposto, ma con la progressiva espansione della domanda di mercato sono stati gli operai ad aver preso in mano tutta la produzione, poi gradualmente sostituiti, anche se non interamente, da robot che hanno reso il lavoro più veloce e, quindi, maggiormente produttivo. Ma se i grandi "padri" (Agnelli, Ferrari, Lancia, Lamborghini, ecc.) hanno toccato con mano la lamiera che andavano martellando per dar forma al loro sogno, state pur certi che gli eredi, come gli Elkann, non hanno mai avvitato un bullone nemmeno per montarsi in casa una libreria dell'Ikea. I lavoratori, da canto loro devono invece essere sempre aggiornati e trasformare, con la propria esperienza, i deliri dei dirigenti in prodotti funzionanti. 
Insomma se Ligabue dedicava una canzone a Giacinto Fachetti, grande mediano dell'Inter, io mi sento di dedicare questo articolo alla massa silenziosa, sperando che si rendano conto che per noi operai, per noi infermiere, per noi contadini, per noi servi di qualcuno che mangia grazie al sudore della nostra fronte non esiste il grande sogno americano, anche se ce lo lasciano credere, perché se ci uccidono i sogni "la rivoluzione scoppia in un momento".
Se qualche tempo fa il sogno era di azzeccare la combinazione di numeri giusti che ci permettesse di smettere di mangiare merda in fabbrica e andare a fare la bella vita in una spiaggia tropicale (... brivido...) nel tempo è diventato fare i calciatori o la velina (senza cervello), oggi è quello di fare il rapper (spacciatore) e non so cosa sognino di fare le ragazzine, ma spero non sia di fare le "Boldrini". Oggi come allora i posti sono numerati (e spesso riservati), per cui come non potevano esserci 65.000.000 di combinazioni vincenti, di calciatori e veline, così non possono esserci 65.000.000 di rapper.
Il fatto di sognare di smettere di lavorare (che quelli della generazione precedente alla mia chiamano pensionamento) non significa che gli eroi di questa nazione non si alzino tutte le mattine e facciano il loro lavoro, per quanto sporco, faticoso, monotono, ecc. loro... noi... saremo lì permettendo ai politici di tagliarci i servizi ed aumentarci le tasse, di dar la caccia agli evasori colpendo noi che non abbiamo modo di evitarlo (dal momento che tutti i mesi spariscono dal nostro stipendio), di prenderci per il culo e la lasciandoci insultare quando usiamo la testa non solo per frenare le tegole che ci cadono addosso.

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