28 maggio 2020

30 secondi d'amore

Anticipo e stronco subito le pessime battute dei tempi correnti, non si tratta di uno scritto sui problemi funzionali dell'apparato genitale maschile, ma della recensione di un breve quanto interessante film italiano del 1936. Coglierò peraltro l'occasione della recensione di questa pellicola (ed essendo del '36 di pellicola sicuramente si tratta) per fare una piccola analisi di quanto sia cambiato il romanticismo nel cinema e nella concezione moderna della vita umana. Trattandosi di un argomento così nobile, cercherò di evitare, se non per dovere di cronaca ogni riferimento, scabroso, a certi fenomeni moderni.

"30 secondi d'amore" è un film del 1936 (per far capire che eravamo in pieno regime fascista, capirete a breve perché questa sottolineatura) diretto da Mario Bonnard interpretato, tra gli altri, da  Elsa Merlini, Nino Besozzi, Enrico Viarisio, Margherita Bagni, Anna Magnani*. La trama è semplice quanto geniale, d'altronde si sa che le cose semplici sono sempre le più geniali, "Guidando la macchina del marito, Grazia investe un pedone fermo sul marciapiede sotto casa sua. Uscito dall'ospedale, l'uomo chiede, tramite i suoi avvocati, un indennizzo di centocinquantamila lire. Ma, dopo aver conosciuto la donna che lo ha investito propone un compromesso: rinuncia al denaro in cambio di un bacio che deve durare trenta secondi. Inizialmente la signora si rifiuta, però, dopo aver consultato i propri familiari, suo malgrado accetta. Al momento cruciale l'uomo rinuncia galantemente, e, dichiarandosi soddisfatto se ne va. Grazia lo rincorre per scale e lo schiaffeggia. Poi arriva, inaspettato, il bacio. Quando i familiari la raggiungono dice loro che l'uomo è andato via senza baciarla." (fonte vaccapedia)
Lo so che la trama non vi giunge per nulla nuova, infatti alcuni di voi potrebbero ricordare il pessimo rifacimento nel secondo episodio del film a episodi (scusate il gioco di parole) "Scusa se è poco" film del 1982 diretto da Marco Vicario interpretato, tra gli altri da Ugo Tognazzi, Diego Abatantuono e Monica Vitti e proprio questi ultimi sono gli interpreti principali di questo remake a tinte decisamente più forti, infatti i 30 secondi di bacio diventano 30 minuti di sesso e la commedia anziché incentrarsi sul tormento interiore (egregiamente espresso dalla Vitti che nasce come attrice di teatro nonostante la sua carriera sia stata prettamente cinematografica) è incentrata sui maldestri tentativi del "teruncello" che cerca in tutti i modi di portare a casa l'agognata mezz'ora.
Intanto pongo l'attenzione sulla cifra chiesta (nel film originale) dall'investito, infatti se oggi L.150.000 possono sembrare una bazzecola (oltre che un sogno economico a cui tornare) stiamo parlando di un film che anticipa di 3 anni la famosa canzonetta "1000 lire al mese" con cui l'interprete immaginava, con quella cifra, "Ma se un posticino domani cara io troverò, di gemme d'oro ti coprirò!" sono gli anni, più o meno, in cui un biglietto di prima classe sul Titanic (col senno di poi manco se mi pagano loro) costava appunto L.1000. Comprensibile quindi che per una famiglia, seppur benestante, la richiesta di un risarcimento da 150.000 lire era una mazzata paragonabile.
C'è da notare, tagliato da vaccapedia che non vuole svelare il finale, che l'accordo prevedeva che il bacio sarebbe dovuto scattare alle 18 in punto sincronizzato con il segnale orario della radio. Dopo la scena sulle scale (dello schiaffo più bacio) i due non rimasero amanti (non sarebbe stato morale che un uomo importunasse una donna sposata e per una donna sposata scappare con un uomo), ma l'amore tra i due, da qui il titolo, seppur mai consumato rimase latente, ma indimenticabile, per sempre (o almeno così mi piace pensare), tra i due tant'è che l'ultima scena si vede Grazia (Elsa Merlini) di nuovo alla guida della vettura e alle 18 in punto accendere l'autoradio sul canale del segnale orario.
Inutile dire che si tratta a tutti gli effetti di un film di regime, ma che oggi, pochi ne riconoscerebbero la matrice tant'è che la copia in mio possesso era stata trasmessa da Rai3. Canale televisivo che, indipendentemente dall'orientamento politico del governo in un preciso momento storico, è sempre stato legato al partito comunista. Infatti quello che sfugge, e forse è proprio la ragione per cui è stato trasmesso da Rai3, è l'attacco frontale condotto, tramite questo film, alla borghesia medio-alta disposta, pur di non rinunciare ai denari che di fatto ne caratterizza lo stato sociale, a rinunciare all'onore e al buon nome di una donna costretta, per accordo legale, a concedere un bacio (casto seppur sulle labbra, quello che oggi definiremmo un "bacio stampo") ad un uomo che non sia il marito.
Perché partire proprio da questo film che, posso affermare, è tra i meno romantici dei film che io definisco "d'epoca" per parlare di come sia cambiato il romanticismo?
Proprio per il fatto che è il meno romantico secondo i canoni moderni, infatti nella maggior parte dei film (quelli a lieto fine) di oggi, che vuol dire almeno degli ultimi 40 anni, le storie più o meno sono sempre i due predestinati stanno con un'altra persona (variante: solo uno dei due sta con un'altra persona di solito, lei raramente lui) si incontrano scocca subito la scintilla, si mette di mezzo qualcosa, un fraintendimento le nozze di uno dei, ecc. all'ultimo tutto si sistema ed i due stanno insieme per sempre. Inutile dire che questa è una stronzata, nella vita reale di solito uno dei due soffre in silenzio mentre l'altra metà del vero amore manco se ne accorge. Sempre nella vita reale, se uno dei due combina un casino è raro che l'altra metà del cielo ci passi sopra anche se portasse come atto di costrizione il tir che consegna rose ai mercati dei fiori e l'elenco sarebbe lungo e smonterebbe qualunque fesseria ci viene propinata dai film hollywoodiani e non sull'amore indissolubile e vincente su qualsiasi cosa.
Invece il romanticismo che si evince da "30 secondi d'amore" è di quelli davvero nobili, lui (Nino Besozzi) rimane assolutamente affascinato da Grazia tanto che alla fine è disposto a rinunciare ad ogni compenso, sia alle L.150.000 sia al bacio di lei, ma quei 30 secondi rimarranno, per entrambi, l'amore che avrebbero potuto vivere.
Seppur vissuto in maniera diversa dai due si evince chiaramente, dal film, che c'è una danza di corteggiamento, che è l'uomo a condurre fino all'estremo gesto dello schiaffo e del successivo bacio. Seppur fossero gli anni della virilità guerriera del fascismo questo, come altre pellicole, mostrano chiaramente la capacità dell'Uomo (Virile appunto) di compiere gesti d'amore, di corteggiare la donna che intende conquistare, seppur incapace di gestire i propri sentimenti per natura (e non per cultura come si vuole far credere oggi). D'altronde non è un caso se buona parte delle poesie d'amore siano scritte da uomini (e non vuol assolutamente dire che le donne non ne siano capaci), che riescono a razionalizzare e a idealizzare tanto il romanticismo quanto l'amore e a rivolgersi direttamente ad esso.
Non sono sostanzialmente i tempi alla "Fonzie" in cui all'uomo basta schioccare le dita o dire "Ehi" per portare a casa il risultato.
Come espresso in articoli precedenti grandi poeti sono capaci di scrivere tanto d'amore quanto di guerra senza mostrare debolezza verso l'uno o disprezzo verso l'altro quel tipo di "machismo" arriva dal cinema d'oltreoceano dove gli americani, incapaci nell'arte come pochi, si sono ritrovati a dover far interpretare film d'amore ad attori con due espressioni facciali per ogni tipo di emozione (occhi aperti e occhi chiusi) Marlon Brando, John Wahyne, Robert De Niro, Sylvester Stallone, Al Pacino, Schwarzneger, Burt Reynolds, ecc. sono solo alcuni esempi, ma gli esempi non mancano di certo. Basti pensare ad Al Pacino che, in "Paura d'amare" al fianco di Michelle Pfeiffer, aveva due espressioni occhi aperti e occhi chiusi appunto. Tornando a bomba come avevo scritto nell'articolo sul "zerbinaggio", corteggiare una donna è un arte che sta andando a perdersi in un'era fatta d'amore "mcDonald" abbondanti porzioni mono uso che il più delle volte ti rivolta lo stomaco. Ragione per cui sta vincendo, ovvero porta avanti la propria genia, il fronte del "in amore vince chi fugge". Perché gli uomini non sanno più corteggiare le donne (o non vogliono più farlo perché considerata roba da froci rispetto alla versione amatoriale e casalinga delle straordinarie imprese di Rocco Siffredi, tanto per citare il più famoso porno attore italiano), ma che fuori dalle lenzuola o zone limitrofe i due amanti hanno bisogno di Hobby in comune per darsi un senso di coppia. Affinità intellettuali, affinità affettive e quanto coinvolge la sfera emotiva (quella per cui i nostri vecchi hanno passato la vita assieme e non era solo paura di invecchiare da soli) viene relegata ad altri ruoli avendo un po', scusate se generalizzo ma è indispensabile al fine dellarticolo, paura di amare e di perdere qualcuno in grado di entrare nella nostra anima, leggerla e stravolgerla. Questo tipo di romanticismo è andato perduto o sta andando a perdersi tanto che gli ultimi romantici spesso sono considerati antiquati e, spesso, sono loro stessi a sentirsi fuori tempo.
In "30 secondi d'amore", se vorrete guardarlo e io ve lo consiglio caldamente, non troverete tutto questo a meno non siete predisposti a vedere tutto questo, ma se sapete leggere gli stati d'animo egregiamente espressi dalla recitazione degli attori in campo con buona probabilità potreste vedere che quell'ora e dieci minuti di film nasconde molto di più perché il romanticismo della storia è nel fatto che non c'è un finale concludente, non ci sono i due attori che saltano in macchina e fuggono verso l'oceano (anche perché a Cinecittà...) ma c'è la storia romantica che ognuno vuole vivere.

*L'Anna Magnani che interpreta questa pellicola è la stessa (facilmente riconoscibile) che diventerà fervente antifascista, che ha girato pellicole come "Roma città aperta" in cui venivano portati alla luce gli orrori di un nazifascismo libro scolastico. Insieme a lei tanti altri attori (noti antifascisti del dopo guerra) dovettero la propria fortuna proprio al regime. Tra cui, tengo a ricordare, Amedeo NazzariVittorio De Sica, Gino Cervi (Peppone, il sindaco comunista di Brescello, nel don Camillo), ecc. ma questa è un'altra storia.

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