15 giugno 2017

Porre fine ad una conversazione inutile

In linea generale il bello di una conversazione, di uno scambio di idee, di una discussione (più o meno animata) è l'arricchimento reciproco o unilaterale che se ne trae. Lo scambio di idee, appunto, con una o più persone, indipendentemente dall'argomento, può potenzialmente portare all'acquisizione di un nuovo punto di vista, di una idea originale per la crescita personale o l'evitare spiacevoli inconvenienti in cui puntualmente si incappa a fronte di un comportamento ricorsivo.
In linea di massima parlare con un essere umano (o quanto meno antropomorfo) dovrebbe portare ad una crescita o ad un arricchimento personale, reciproco o, almeno dal nostro punto di vista, dell'altra persona, diversamente si tratta di chiacchiere inutili.
Anche argomentazioni sportive possono essere incluse nella categoria delle chiacchiere utili ad esempio quando ci porta alla scoperta di una nuova disciplina, o alla comprensione delle regole di un determinato sport, che siamo abituati a vedere (tipo discipline olimpiche) ma di cui sappiamo poco o nulla. Idem vale per tematiche più impegnate quali la politica, la filosofia, l'economia, ecc. e per tematiche più leggere quali viaggi, libri, musica, ecc.
Ma quando cessano di essere utili e diventa invece una pratica inutile e sgradevole?
Sicuramente quando la conversazione non porta a nulla (nei termini anticipati in precedenza), quando non si avverte nell'interlocutore la volontà di ascoltare quanto si ha da dire, tipicamente si ha la sensazione che l'altra persona non stia prestando attenzione, ma sia semplicemente in attesa del proprio turno per dire la propria (e puntualmente quello che dirà sarà assolutamente fuori luogo o contesto con il punto raggiunto dalla nostra dissertazione).
Il caso più tipico di chiacchiera inutile è quello in cui chi parla cambia continuamente le sue affermazioni al fine di dimostrare la propria ragione ogni qual volta che la nostra affermazione comprovi l'erroneità della sua teoria, fino a condurci al terreno scivoloso su cui una nostra distrazione gli concederebbe una "vittoria" che, francamente, non vale un cazzo perché basata sul presupposto sbagliato; ovvero che lo scambio di opinioni sia fine all'imporre la nostra opinione al prossimo.
In questo caso, quando ci accorgiamo che la conversazione non porterà a nulla, avremo 3 modi per porre fine alla disputa, e risparmiare energie per uno scambio sicuramente più proficuo, di cui solo una è quella corretta.
La prima via è quella di dargli ragione. Se è un logorroico che non pensa di avere ragione perché è la conoscenza divina fatta a persona (di merda), non ne usciremo ancora fino a quando lui non avrà finito di ascoltare la sua voce (e probabilmente il nostro dargli ragione prolungherà ulteriormente l'agonia di quel fiume di parole inutili).
la seconda via è "vincere lo scontro" che non vi interessa vincere perché non è uno scontro. Anche in questo caso vale quanto detto in precedenza per gli innamorati della propria voce;
La terza è ovviamente perdere lo scontro, ma diciamocelo... dar ragione ad un ignorante che sostiene che il cielo sia marrone, la terra blu, i pellet una risorsa preziosa... è proprio una stronzata.

Allora a fronte delle uniche tre vie percorribili qual è quella corretta se tutte e tre presentano dei difetti? Fingere di andare in bagno sperando che nel frattempo lui attacchi a menare il "pippozzo" a qualcun altro?
Beh citando una nota band musicale... "Nel dubbio mena!"

Nessun commento:

Posta un commento