3 settembre 2018

Euri sì. Euri no. La terra dei cachi. (Parte 3)

Se la Grecia è stata "tradita" da Tsipras che ha ignorato il risultato del referendum e, prima di dimettersi, ha firmato a favore della troika (lasciando nella merda il governo che sarebbe subentrato alle sue dimissioni), lo stesso non vale per l'Italia... che l'ingresso in Europa fosse una "stronzata" lo dovevamo capire sin dalle basi gettate dal trio Ciampi-D'Alema-Prodi. Non tanto le basi economiche, alla fine dei conti quelli della mia generazione erano piuttosto avvezzi a pagare le tasse e al fatto di avere il debito pubblico a gravare sul nostro capo come la spada di Damocle.
Correva l'anno 1996 quando il governo annunciò entusiasticamente (tanto a loro che cazzo gli frega), che saremmo entrati in Europa.
Noi, a cui avevano insegnato geografia alle elementari, ci guardammo un po' confusi leggendo l'uno sul volto dell'altro sempre la stessa domanda "Ma quand'è successo che l'Italia non è più in Europa?!?" Per noi di questa "Giovane Italia", all'epoca, era ancora viva (e recente) la morte del MSI a favore della, successivamente, disonorevole AN. Un po' allo sbando un po' incapaci (viste le numerose fratture interne alla destra radicale) di reagire alla canea rossa che imponeva, con la complicità dei sindacati (che pensavano in tal modo di incarnare gli ideali dell'internazionale comunista), ai cittadini l'ingresso nell'U(B)E e nell'Eurozona. Ma le premesse erano diverse e, probabilmente meno tragiche di quelle che ci sono state presentate a fatto (quasi) compiuto.
"L'avvio di Prodi e Ciampi fu in sordina. A metà giugno del 1996 venne varata una <<manovra correttiva>> (affettuosamente battezzata manovrina) da sedicimila miliardi: undicimila di tagli alla spesa e cinquemila di nuove entrate; e alla fine di quel mese il consiglio dei ministri approvò il Documento triennale di programmazione Economico-finanzia in cui era prevista, per il 1997, una manovra di trentaduemila miliardi. Un terzo del totale costituito da nuove entrate, ossia tasse. La botta era forte ma, si assicurò, definitiva." (e così è stato nel senso che ha distrutto definitivamente la nostra economia) "Il 5 luglio 1996 Massimo D'Alema spiegò che non ci sarebbero stati aggravi e che <<quella sulla manovra per l'Europa è una discussione campata in aria>>. Di rincalzo, il 14 luglio 1996, Prodi assicurò <<una manovra per l'Europa sarebbe suicida perché in Europa dobbiamo entrarci da vivi e non da morti>>. Ma a breve distanza di tempo Prodi, Ciampi e il ministro delle Finanze Visco rivelarono agli italiani che per l'Europa ci voleva ben altro. La manovra stata non di trentaduemila ma di sessantaduemila miliardi, con una tassa una tantum per l'Europa da restituire un giorno, almeno in parte, ai contribuenti." questo sarebbe stato il momento giusto per capire che era una fregatura e affermare con tutto il peso politico, e non, dei cittadini. Ma i soliti comunisti della casta, dimentichi di quali fossero i principi fondamentali del comunismo marxista e fedeli alle loro poltrone dorate e alle loro posizione agiate "conquistate" nel '68 (dai morti in piazza, non certo da loro e da quel 18 politico a tutti gli esami universitari), se mai pensarono alle conseguenze, lo fecero in maniera superficiale e poco lungimirante (come stanno facendo oggi coi migranti convinti che quando al potere ci saranno i pellet i radical chic e la borghesia bianca manterranno gli attuali privilegi).
"I sindacati e anche Rifondazione accettarono, tra proteste ed effimeri veti, l'entità del salasso, ma ottennero che esso scalfisse senza davvero intaccarlo il sistema pensionistico e le incrostazioni parassitarie. Delle pensioni, sostenevano CGIL, CISL e UIL, si sarebbe potuto ridiscutere all'inizio del 1998. Il Polo e la Lega mitragliavano la maggioranza, in parlamento, con migliaia di emendamenti, superati con il ricorso sistematico al voto di fiducia." tanto per dare dei numeri... "Il governo Amato aveva presentato 14 richieste di fiducia, il governo Ciampi 12, il governo Berlusconi 3, il governo Dini 9, il governo Prodi, nel suo primo anno di vita, 21."
Queste le premesse con cui siamo entrati in Europa... come si è letto in questi stralci del libro "L'Italia dell'Ulivo - 1995-1997" di Indro Montanelli e Mario Cervi l'allora Polo (lo stesso che oggi è diviso tra governo e opposizione non vuole più uscire dall'euro) all'epoca tentò, per convenienza elettorale al fine di far cadere il governo, di bloccare la manovra economica... ma io sostengo che, se davvero fossero stati contrari allora (che erano all'opposizione), a maggior ragione potrebbero esserlo oggi e tra Lega, FI, FdI e M5S potrebbero proporre un'uscita dall'euro raccogliendo (a mio modesto avviso) un ampio consenso.
Sempre dallo scritto precedente si evince, la blanda opposizione dei sindacati (che io ricordi non portarono i lavoratori in piazza per protestare né contro l'introduzione delle tasse Una Tantum di Prodi, né contro la riforma pensionistica che, tra Berlusconi, Amato, D'Alema, Ciampi, ecc, avevano già subito una devastazione senza precedenti.
Infatti correva l'anno 2001 quando la CGIL (unilateralmente) prese a indire uno sciopero a settimana (di un ora) per protestare contro Berlusconi che, se fosse stato eletto, avrebbe abolito l'articolo 18... "Silvio" vinse le elezioni e (nonostante dell'abolizione di tale articolo dello statuto dei lavoratori non si faceva cenno) le proteste della CGIL si accentuarono, alla mia, retorica, domanda "perché questo ennesimo sciopero?", la risposta fu "perché c'è Berlusconi al governo!" secondo questi rappresentanti sindacali dei "lavoratori" la lotta non era per i nostri diritti, ma era una lotta politica (chissà perché hanno poi perso credibilità?).
Onestamente non credo che il merito della mancata abolizione "dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratoti" sia riconducibile alle azioni maldestre e malsane sigle sindacali, più probabilmente alla serie di riforme del lavoro... la cosiddetta, e ingiustamente nota, "Legge Biagi" che pagò con la vita (stroncato da una rappresaglia delle Nuove Brigate Rosse), l'aver collaborato con Maroni il quale prese quanto di marcio c'era nelle proposte di Marco Biagi togliendo tutto ciò che erano ammortizzatori sociali a sostegno dell'introduzione della flessibilità... in buona sostanza ci volle il Jobs Act di Renzi, nel più totale silenzio dei sindacati (o con una flebile vocina di protesta paragonabile, a livello di decibel, alla scoreggia di topo) per vedere la tutela fornita dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori svanire irrimediabilmente.
Insomma tutto questo è il risultato di ciò che abbiamo ceduto all'Europa pur di continuare ad essere ricattati e trattati, come la "Sacra Sindone", come pezza da piedi e la sola ragione per cui non abbiamo, almeno ufficialmente, accettato la troika è merito dei nostri "vecchietti" che, avendo visto le peggio cose, hanno risparmiato quanto più hanno potuto.

Fine

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