11 febbraio 2019

Ultimo atto del giorno del Ricordo 2019 (Rosso Istria).

"Il silenzio avvolge il corteo schierato. Le sirene tacciono. Il gracchiare delle radio è sovrastato dalla ritmica cadenza di un tamburo. Le fiaccole bruciano nelle mani di quanti sono accorsi a ricordare i propri connazionali, oscurando i lampeggianti blu. Una marcia silenziosa, lunga poco più di un chilometro, ha in seno la forza del simbolo... celebrare la commemorazione di un Ricordo."

Questo fine settimana del ricordo, iniziato venerdì sera con la proiezione del film "Red Land: Rosso Istria" (su cui c'è davvero poco da dire, ma non di meno ne farò la recensione), termina oggi con questo articolo. Dopo le affermazioni, passibili di denuncia, dell'ANpI e della restante feccia rossa, arrivano a far chiarezza le parole di Sergio Mattarella (evidentemente la bottiglia di quello buono se l'è scolata da solo e alle celebrazioni si è presentato ubriaco e gli è così scappato quello che pensava veramente anziché quello che la sua figura istituzionale (rossa) gli impone di dire. Ha così affermato "nel suo intervento alla cerimonia per il Giorno del Ricordo che ha avuto luogo al Quirinale il presidente della Repubblica ha messo – finalmente e incredibilmente  – a tacere tutte le viltà esplose nei giorni scorsi contro i massacri delle Foibe. Secondo Mattarella gli eccidi non furono «una ritorsione contro i torti del fascismo, come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato a insinuare», ma  «frutto di un odio che era insieme ideologico, etnico e sociale». E ha proseguito puntando il dito contro i «comunisti jugoslavi» che crearono un «teatro di violenze, uccisioni, rappresaglie, vendette contro gli italiani, lì da sempre residenti». Le foibe sono «un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente», ha detto il presidente." Se non lo stessi citando non ci crederei... ma l'effetto dell'alcool andava e veniva "perché «vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni»." ma "punta il dito contro l’ «ingiustificabile cortina di silenzio» caduta su questi orrori. «Certa propaganda legata al comunismo internazionale dipingeva gli esuli come traditori, come nemici del popolo che rifiutavano l’avvento del regime comunista, come una massa indistinta di fascisti in fuga. Non era così, erano semplicemente italiani» «L’istituzione, nel 2004, del Giorno del Ricordo, votato a larghissima maggioranza in Parlamento, dopo un dibattito approfondito e di alto livello, ha suggellato questa ricomposizione nelle istituzioni e nella coscienza popolare», ha asserito Mattarella nella conclusione del discorso. Stabilendo che le Foibe sono una «ferita di tutto il popolo italiano, che guarda a quelle vicende con la sofferenza, il dolore, la solidarietà e il rispetto dovuti alle vittime innocenti di una tragedia nazionale, per troppo tempo accantonata». Per una volta, non possiamo che essere pienamente d’accordo con lui.".
Già! Sono passati 15 anni da quando il Giorno del Ricordo è stato istituito, ma è la prima volta, che io ricordi, in cui viene celebrato istituzionalmente. Forse Mattarella cerca di riportare il PD (di cui fa ancora ampiamente parte) nella sfera politica di partito italiano per cui strano perda voti dal momento in cui sputa allegramente sul popolo da cui pretende di essere eletto.
Se non fossi "Il Brambi" mi accontenterei di leggere la notizia e gioire del fatto che, finalmente, un capo di questo Stato si comporta come arbitro super partes, ma dato che "io so io e loro non sono un cazzo" non riesco a non vedere il facile tornaconto che spera di ottenere per il prossimo maggio alle europee.
Ma torniamo alle celebrazioni. Il film è stato oggetto di boicottaggi, proteste e sabotaggio perché mostrava scene di violenza di gruppo su Norma Cossetto. Secondo chi fu esule dalle terre d'Istria le violenze mostrate nel film furono una minima parte di quelle patite dagli italiani (non solo dalle donne e non solo dai fascisti). Ad esempio in una scena del film una ragazzetta (di forse 15 anni) viene stuprata da un "titino" sotto gli occhi della madre, perché quest'ultima (slava) si era sposata con un italiano e dalla loro unione era nata appunto la ragazza che doveva, quindi, essere punita.
Diciamo, così facciamo che recensire la pellicola, che il regista Maximiliano Hernando Bruno (la cui pagina Vaccapedia è stata rimossa dallo stesso portale proprio nel giorno del ricordo) sconti ai partigiani non ne fa e, come detto ieri dal figlio di uno degli esuli, se l'ANpI si incazza tanto è perché non vuole ammettere che le proprie medaglie sono sporche di sangue e merda (praticamente un film "Pulp" di Tarantino). Per cui mentre Badoglio combinava il più fatale degli errori politici della millenaria Storia italiana, l'Istria e la Dalmazia erano abbandonate a sé stesse e alla barbara ferocia degli slavi, il film è costellato di cammei importanti tra cui Franco Nero (che non ha certo bisogno di essere presentato) e Gheraldine Chaplin (figlia di quel Charlie Chaplin che interpretò il Grande Dittatore e che arrivò terzo al concorso per il "suo" miglior sosia) che esordisce con un film del padre "luci della ribalta" e partecipa alle riprese del "Dottor Zhivago" con Omar Shariff e altre ancora  tra cui l'indegno "Melissa P."... il ruolo di protagonista, Norma Cossetto, è affidato a Selene Gandini (che ho già visto in altre pellicole italiane che ora mi sfuggono e vaccapedia non mi viene in aiuto). Anche il regista si ritaglia uno spazio per mettere in mostra le proprie doti d'attore interpretando uno dei partigiani (italiano) che unitosi ai titini arresta la Cossetto.
Due cose mi fanno storcere il naso, o meglio non mi tornano, la Prima si verifica quasi subito dopo l'inizio del film in cui Norma, impegnata nella stesura della propria tesi di laurea (ma come nel ventennio le donne non erano tutte segregate in cucina a suon di cinghiate), stupisce la sua "amica" Adria rivelando l'intenzione di cambiare il titolo dello scritto in "Rosso Istria", ma, alla reazione stupita di Adria, la Cossetto afferma "io non sarò mai comunista (ho tagliato una cospicua parte di dialogo, arrivando al succo del discorso), come a voler sottolineare che il destino "toccato" a Norma Cossetto sia ampiamente meritato per l'essere "fascista", anche se la sorte a cui andrà in contro non lo auguro alla peggior "zecca" di quartiere.
La seconda cosa che storce riguarda il fatto che da giorni nel paese di "Visinada" imperversa la barbara ferocia partigiana, ma ad certo punto si vedono due donne che passeggiano tranquillamente, di notte, portando ceste di viveri e giare d'acqua, ma si spaventano, scappando via terrorizzate alla vista dei tedeschi. Ora o le due donne sono partigiane, per cui non hanno nulla da temere dai titini e molto da temere dai tedeschi, oppure il regista ha voluto sottolineare, con questa scena surreale, che se i partigiani erano il male... i nazisti restano il male assoluto. Spero che faccia parte del pizzo da pagare alla mafia israeliana per poter parlare, in maniera onesta, della seconda guerra mondiale diversamente quella scena non ha ragione di esistere.
Sicuramente non sono una persona facilmente impressionabile dalle scene di violenza (ho resistito persino alla vista de "La vita è Bella" di Benigni senza vomitare), ma devo ammettere che le scene più o meno accennate dello stupro di gruppo su Norma Cossetto mi ha fatto impressione.
Il film è assolutamente obbligatorio per celebrare il Giorno del Ricordo e, se riesco a trovare il DVD o il BD, sarà mia cura visionarla nei pressi del 10 febbraio, per chi se lo fosse perso, per cause più o meno patetiche, sappiate che avete perso un bel film e l'opportunità di entrare nella Storia essendo tra il milione di fortunati che venerdì sera non avevano niente da fare, o hanno rinunciato ad uscire, per far schizzare alle stelle gli ascolti di Rai3... Oltre naturalmente all'opportunità di vedere sul canale rosso per eccellenza un film anticomunista.

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