12 marzo 2018

La terra buona

Venerdì sera sono stato trascinato al cinema. Lo riconosco la colpa è mia in quanto dovevo immaginarlo che essendo il Piemonte diventato terra di baluba... i nuovi "piemontesi" avrebbero abbandonato ogni idea monarchico-conservatrice a favore di una matrice patetico-anarcoide nel malsano mito della resistenza partigiana... ovvero sapevo già, quando mi è stato proposto il film, che sarebbe stata una storia buonista e comunista (anche se tale accostamento non trova riscontro in natura).
Così è stato!
Andando per ordine... non conoscevo il regista (ma il calcolo delle probabilità giocava a suo sfavore), ma ho voluto comunque dare fiducia ad un film che, sulla carta, doveva essere un indipendente autofinanziato, ecc.
Mi reco quindi alla sala 1 del cinema Reposi1 e, per la modica cifra di €7,50 (li mortacci loro) mi hanno fatto accomodare. Sin dal carosello di personalità presenti in sala si capisce che le chiacchiere stavano a zero. In prima linea lo schieramento composto da una sorta di show man, il regista è alcuni attori... lo showman incomincia la solita manfrina sul fatto che si tratta di un film indipendente, auto prodotto (non proprio, anche se sicuramente non si tratta di una produzione hollywoodiana), ecc.
Temo che i tizi non sanno esattamente cosa sia un'autoproduzione in quanto, a casa mia, significa che chi partecipa il film (come attore, regista, comparsa o macchinista, truccatrice, ecc.) mette mano al portafoglio tira fuori quello che può e "investe" nel pozzo senza fondo che è un film. Mentre "La terra buona" raccoglie fondi dal FIP (Film Investimenti Piemonte), dalla Film Commission Torino Piemonte, Eataly e altr hanno fornito il cibo (https://laterrabuona.com/partner/     qui trovate l'elenco completo, ma manca nell'elenco EGEA una società per le energie alternative e rinnovabili che non manca invece di farsi pubblicità), inoltre parte dei finanziamenti sono stati raccolti tramite "crowdfunding"... come direbbe il mio "vicino di banco" hanno chiesto l'elemosina alla gente... fin qui tutto quasi bene.
Poi inizia il fim... ispirato, a quanto si dice a tre storie vere che, nella realtà, non si sono mai incrociate (ammesso siano mai esistite)... anche se per certo sappiamo esistere la figura di Padre Sergio, un monaco benedettino, che ha raccolto nell'arco della sua vita una biblioteca di oltre 50.000 volumi.
La storia è quella di Gea (Giulia) che, malata terminale di cancro, ripone l'ultima speranza nella cura sperimentale di "Mastro" (Non ricordo il cognome completo dal momento che lo chiamano sempre Mastro salvo in un paio di occasioni) un oncologo e del biologo (o almeno molti lo indicano così, ma nel film non viene specificato) Rubio costretti alla clandestinità dopo essersi sottratti alla giustizia. Infatti dopo la morte di un paziente, sottoposto a tale cura "miracolosa" (di cui si fa solo cenno nel film), vengono denunciati e perseguiti per truffa e somministrazione di farmaci illegali.
Rifugiatisi nel monastero di padre Sergio vengono raggiunti da Gea e Martino (il suo accompagnatore e "spoiler" voce narrante del film).
La vicenda termina più o meno in tragedia... più o meno in quanto Gea, che all'arrivo era quasi morta, se la svigna arzilla come un grillo, i due medici fuggono in Svizzera (dove finalmente il loro "intruglio" è stato riconosciuto come farmaco)... pare tutto bene allora dove sta la tragedia? Che la mula Dolores (l'unica attrice degna di nota nel film) nella finzione scenica viene uccisa e i due lestofanti si danno nuovamente alla macchia.

Quello che merita del film è la presenza di due attori del calibro di Giulio Brogi (di cui si ricorda un ruolo ne "il portaborse", "la lingua del santo" e "la grande bellezza" quest'ultimo di Sorrentino) e di Mattia Sbragia (che ha una carriera cinematografica sia nazionale che internazionale avendo partecipato a "la passione di cristo" di Mel Gibson, "il burbero" con Celentano, "mia moglie è una bestia" accanto a Boldi ed Eva Grimaldi e non ultima una lunga parte ne "il maresciallo Rocca" con Gigi Proietti). Oltre a questo per essere meno venali meritano le ambientazioni girato in gran parte nel parco nazionale della Val Grande ed in alcune località della Val Maira. Insomma se si vuole scoprire un angolo nascosto del Piemonte, senza muovere il culo dal divano, questo film rappresenta una buona occasione.

Arriviamo alla parte che voi, miei fidati lettori, aspettate con "ansia"... i messaggi subliminali. Come si diceva durante la trama i due protagonisti sono "stranamente" accusati di truffa e somministrazione di farmaco illegale... strano che non siano anche accusati di sperimentazione su cavie umane, ma ciò nonostante dal film emerge una figura positiva... se le stesse sperimentazioni le avessero fatte in divisa da SS sicuramente sarebbero stati dipinti, nel film, come pazzi sanguinari e non come "santoni" incompresi da una società bigotta che si scandalizza per i test clinici sui ratti, ma accantona come "necessaria" la sperimentazione umana.
E' scientificamente dimostrato che una dieta vegetariana cura qualsiasi malattia... Beh restando in tema di ipocrisie, Hitler era vegetariano e soffriva di Parkinson... ah giusto lui non fa testo perché non era umano... scusate errore mio (ipocriti bastardi).
Terzo la farina raffinata (bianca di tipo 00) fa malissimo, anche questo dimostrato scientificamente (dal regista e da ogni sorta di nutrizionista che legge studi condotti da parte di chi deve sponsorizzare la farina integrale o ai cereali). I nostri antenati mangiavano pane di farina di castagne, pane di farina integrale e pane nero... e morivano a 40 anni (quando non venivano uccisi prima) di vecchiaia... ovvero molte persone che conosco (comprese quelle che si sono ingozzate di pane bianco sin dalla più tenera età e che hanno abbracciato la causa della farina integrale solo da una decina d'anni quando è diventata una moda...) sarebbero morte da almeno 4/5 anni...
Ultimo, ma non per questo meno importante, l'ipocrisia del compagno regista che ringrazia le maestranze piemontesi in quanto hanno rinunciato, contro il parere dei sindacati, di percepire gli straordinari (pur di lavorare aggiungo io), dando il massimo supporto al film che, in questo modo ha potuto abbattere i costi del film... cioè grazie alla schiavitù! Inoltre, altra nota da decurtare dal budget della pellicola, hanno risparmiato sul costo dell'albergo per attori e maestranze stesse (truccatrici, macchinisti, fonici, ecc) chiedendo agli abitanti del paese, dove si sono svolte le riprese, di cedergli le loro case. Spero che gli abbiano almeno pagato le bollette... ma dove li hanno sbattuti a dormire?
Domanda che temo non troverà mai risposta.

Ma se il film è così pessimo perché ne parlo? Intanto perché mi è stato chiesto "gentilmente" di fare passaparola... beh in effetti "loro" hanno chiesto di farlo solo in caso di giudizio favorevole... ma in ottica di farvi risparmiare qualche euro se vi invitano ad una serata per vedere questo film al cinema... ricordate che io vi ho avvisato.

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