5 ottobre 2018

Eros e Thanatos. (introduzione)

Dopo la distorsione introdotta da Freud (giudeo, spacciatore e drogato padre della psicologia moderna) le due divinità greche Eros e Thanatos hanno un significato diverso e distorto appunto.
Nell'antichità Eros era il Dio dell'Amore (nella sua interezza) e Thanatos era il Dio della Morte (in tutta la sua interezza). Freud naturalmente ha una teoria tutta sua per cui dall'Amore estrapola il solo desiderio (aspetto certamente fondamentale dell'Amore, ma altrettanto certamente non l'unico), lo stesso fa con la Morte facendola diventare pulsione, desiderio (se vogliamo bilanciare i termini per entrambe le Divinità).
Da sempre poeti, cantanti, musici e artisti a vario livello e titolo si sono ispirati a questo dualismo contrapposto tra Amore e Morte, taluni reputano (a mio avviso erroneamente) opposto alla Morte la Vita, così come opposto all'Amore "l'odio". Sostengo siano errate queste opposizioni in quanto rappresentano le due facce della stessa medaglia una non può esistere senza l'altra per cui, per quanto impossibile che esistano contemporaneamente nello stesso momento, sono inscindibili.
Opposto è un qualcosa che fronteggia un qualcos'altro di conseguenza se, come da me sostenuto, l'Amore e l'Odio, la Vita e la Morte stanno su due lati diversi della stessa medaglia (o moneta) significa che non si fronteggiano, ma piuttosto che si guardano le spalle a vicenda.
Nel gioco degli opposti, tanto caro a certi "Filosofi" (evidentemente figli della codardia se considerano colpire alle spalle affrontare il nemico), sarebbe più corretto dire che l'opposto della Morte è la nascita, in quanto la Morte è parte della Vita stessa. L'idea della Morte opposta alla Vita nasce con la disillusione della visione religiosa (presente in più religioni e non solo quelle semitiche) per cui abbiamo una sola vita e la morte è la fine di tutto. Il conto, scritto col gesso sulla lavagna, si azzera e finisce tutto. Come detto però, ci sono molte religione (per non dire tutte dal momento che sicuramente ci sarà una religione, riconosciuta da qualche Stato di merda, la cui divinità e il "$" e quindi tutto inizia e finisce con il soldo...) riconoscono una continuazione di vita dopo la morte. Per le religioni precristiane (latina, greca, germanica, normanna, ecc.) dopo il momento della morte terrena si inizia una vita ultra terrena secondo il proprio destino. 
Come anticipato in precedenza la visione moderna di Freud, con il chiaro intento di fuorviare i lettori distratti dal classicismo greco, a fatto a pezzi a colpi di machete il significato di Eros E Tanato (o Thanatos) mutandole profondamente, gettando nell'immondizia quanto di più nobile vi fosse racchiuso e, una volta estrapolate completamente dal contesto, ridotte ai più bassi ferini istinti.
Cosi Eros non è più il Dio dell'Amore, con la A maiuscola, ma diventa mero desiderio, banale libido, istinto animalesco all'accoppiamento e, per non farci mancare qualche senso di colpa, ci aggiunge anche che l'oggetto di tale bestiale istinto è uno dei nostri genitori (ancora una volta distorcendo la cultura classica e distruggendo la tragedia di Edipo).
Dovessimo invece parlare seriamente dell'Amore andrebbe innanzitutto chiarito che per quanti istinti ci accomunano al, nobilissimo, mondo animale, altrettanti ci differenziano. L'esempio più "classico" in tal senso è l'amore che un animale prova nei confronti del proprio padrone anche quando questo non è contraccambiato, soprattutto del migliore amico dell'uomo, ovvero il cane, la cui fedeltà è imparagonabile. Andrebbero anche aggiunte le doti quali intelligenza, spesso mi sento dire "quanto è intelligente il tuo cane, le manca solo la parola..." e per fortuna aggiungerei dal momento che la parola è la prima causa della menzogna. Mentre la mia belva sa farsi capire, e mi capisce, anche senza l'agevolazione di parlare la stessa lingua, ma questo argomento ci porterebbe troppo fuori tema.
Quello che invece differenzia l'assecondamento degli istinti primordiali, mirati alla sopravvivenza dell'individuo e della specie.
Lo so è strano al giorno d'oggi un uomo che parla apertamente d'Amore in quanto è subito inteso, con la maldicenza ereditata dal medioevo, come l'opposto del "machismo". Il termina è balzata ai "disonori" della cronaca soprattutto a partire dagli anni '70-80, come nuovo slancio della virilità mascolina contrapposta al sempre più diffuso fenomeno dell'omosessualità. Questo aveva senso, come sempre, in una società distrutta e destrutturata come quella anglosassone, ma in un continente in cui Amore, sessualità e guerra hanno sempre camminato a braccetto non se ne sentiva assolutamente il bisogno.
Mi permetto di scomodare, in questa lunga introduzione, il "Vate" Gabriele D'Annunzio il cui virile valore non può essere certo messo in discussione (nonostante gli stolti tentativi attraverso le falsi voci circolanti riguardo all'asportazione delle costole prima e delle vertebre poi al fine di procurarsi "piacere" da solo) né sul campo di battaglia né sul campo dell'amore eppure ricorda così la sua splendida "Diva", Amore e Musa Eleonora Duse "“Quella che il mio amore chiamava Ghisola vive di continuo dove io respiro e dove io penso, come già prima di lei viveva e continua a vivere mia madre. Non comprendo in quali modi possiate rappresentare per immagini uno spirito insuperabile imperscrutabile inconoscibile come quello di Eleonora. Il suo mistero è più remoto del mio, che pure è remotissimo”".

A lunedì.

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