Come anticipato all'inizio dello scorso articolo l'argomento che ho preteso trattare in questa serie di scritti è troppo vasto per essere ridotto all'osso come invece ho fatto. La scusa ufficiale è, ovviamente, che sono solo spunti per fornire a voi, miei famelici lettori e agli agenti del Mossad che a volte alzano il numero di partecipanti solo per essere sicuri che io non dica cose troppo compromettenti per loro (evidentemente ancora non ho toccato il nervo scoperto o le verità non raggiungono un pubblico tanto vasto da costituire un pericolo), degli spunti di riflessione per approfondire in autonomia gli argomenti trattati... la verità è che durante la pausa pranzo il tempo scorre terribilmente veloce e di conseguenza spesso sarei costretto ad andare un lungo come in una staccata sul bagnato e quindi mi tocca tagliare corto.
Di musicisti, sia nazionali sia internazionali, che hanno trattato il tema della morte ce ne sono a bizzeffe. Addirittura c'è un intero genere metal dedicato alla morte chiamato, per l'appunto, Death Metal. In verità ce ne sarebbe un'altro decisamente più opprimente, in cui viene espressa tutta l'angosciosa disperazione dell'animo umano, ovvero il Doom Metal.
Negli scorsi articoli ho fatto sempre riferimento a poeti ed artisti italiani, di conseguenza se dovessi portare esempi anche per Tanato mi verrebbe da citare il Foscolo dei Sepolcri
"All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
Confortate di pianto è forse il sonno
Della morte men duro? Ove più il Sole
Per me alla terra non fecondi questa
Bella d’erbe famiglia e d’animali,
E quando vaghe di lusinghe innanzi
A me non danzeran l’ore future,
Nè da te, dolce amico, udrò più il verso
E la mesta armonia che lo governa,
Nè più nel cor mi parlerà lo spirto
Delle vergini Muse e dell’Amore"
dove nei primi 11 versi già si evince che il rammarico dei morti nel non poter più vivere l'amore (ovviamente dal testo si evincono diversi rammarichi che il poeta proverebbe dall'urna, infatti ho deciso di pubblicare il verso intero, anche se poi estrapolato dal contesto quanto in tema con l'argomento trattato).
Parlando di musicisti oltre al già citato, in precedenza, Sköll con la sua (canzone) "Brigitte Bardot" in cui l'artista sogna la diva come nel manifesto di "Viva Maria" (1965) uno degli ultimi film della meravigliosa attrice Francese (volutamente maiuscolo per questa sua affermazione "Non ho combattuto contro l’Algeria francese per accettare una Francia algerina" a dimostrazione che probabilmente si tratta dell'ultima Francese rimasta in francia), ma tornando alla canzone
"Ti sogno sempre, come sul manifesto di viva maria
Una mitragliata dritta alla gola e mi porti via"
o per citare un'altra canzone a me molto cara e che mostra il fatalismo dei guerrieri nordici, anche se temo che riportarlo integralmente risulterebbe lungo (ovviamente non è per mancanza di rispetto verso la proprietà intellettuale dell'artista che riporto sempre e non faccio mai diventare una mia idea)... nella canzone "Terra di Thule" de "La Compagnia dell'Anello" (deliberatamente tratto dal primo libro de "il Signore degli Anelli")
"Ricordi tuo padre cacciare con l'arco, il primo cervo un premio già ambito
Pescare nei fiordi e poi nel torrente, salvare quell'orso ferito
La casa al ritorno era calda e pulita, tua madre una donna di bianco vestita
Le sue trecce d'oro amavi baciare, per sempre sentirla cantare
[...]
Finiti sono poi quegli anni più dolci in cui ogni cosa ti sembrava pura
[...]
Il grande lago hai poi attraversato,
il vecchio saggio ancora incontrato
e lui t'ha detto con voce velata
"Fai presto, la guerra è già cominciata"
[...]
Adesso che il sangue tu hai conosciuto,
adesso che il fuoco tu hai attraversato
la pace sul campo di nuovo è tornata,
la luna ti bacia la gola squarciata
[...]
La nave ti porta di là dal mare,
l'isola verde ti sembra aspettare,
adesso lo sai che tu per sempre
il cervo e la lontra potrai qui cacciare"
Come potete vedere di parti ne ho tagliate molte eppure ne ho dovute citare diverse per rendere il senso della canzone sto bambino il cui unico pensiero era rivolto alla caccia e alla vita nella foresta, di colpo si ritrova in guerra e non sopravvive alla prima battaglia, ma sale sulla nave che lo porta all'isola verde (che possiamo interpretare come Valhalla) dove il giovane guerriero può ritrovare quella spensieratezza di fanciullo. In verità questa visione è un riadattamento cristiano del trapasso in quanto i guerrieri migliori nelle sale degli Déi continuano a combattere fino al Ragnarok nutrendosi del cinghiale "eterno" che si rigenera dopo ogni pasto.
Tirando le somme di questo lungo sproloquio, di cui voi (probabilmente) avreste fatto volentieri a meno, il connubio tra Amore e Morte è antico ed il legame è più stretto che tra Amore e Vita e tra Vita e Morte, in quanto, richiamando alla mente i detti popolari... d'Amore si può soffrire, d'Amore ci si può ammalare, d'Amore si può anche morire... ma di solo Amore non si può vivere.
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