Con questa sorta di slogan da me prodotto sul momento... Infatti diciamo che dopo, quasi, 2 anni di attività diventa sempre più difficile trovare i titoli, dal momento che il mondo circostante manca mai di fornirmi materiale su cui lavorare (a volte sono io che decido di non insistere su determinati argomenti per non diventare monotono).
L'ANPI, che ha l'utilità (e grossomodo fornisce lo stesso piacere) della sabbia nelle mutande, viene fondata (per DECRETO LUOGOTENENZIALE, n. 224) il 5 aprile 1945 da Re Umberto II di Savoia (tanto per ricordare chi fu a legittimare coloro che combattevano contro l'Italia "Tra i dossier «top secret» che Benito Mussolini recava con sé, nel suo ultimo viaggio fino a Dongo, una particolare delicatezza rivestiva il fascicolo scandalistico sugli amorazzi gay del principe di Piemonte, Umberto.
Si trattava di un incartamento contenente anzitutto poesie autografe del principe ereditario dedicate a un sottufficiale della marina tedesca basato a Napoli, più altra corrispondenza a luci rosse del futuro re di maggio. Non meno compromettente era il verbale di interrogatorio dell'agente di Pubblica sicurezza Vincenzo Beneduce, «comprovante», così era scritto, «l'invertimento sessuale di Umberto». Beneduce era l'attendente del principe e sapeva parecchio delle sue «amicizie particolari»: anche per esperienza diretta, essendo stato destinatario di tentativi di seduzione. Non vi è chi non veda che materiale del genere, finito in mani sbagliate, avrebbe distrutto la reputazione del principe, determinando un'impasse dinastica che ne avrebbe precluso l'ascesa al trono."). Qui finisce la Storia dell'ANPI, dopo di che solo mistificazioni fatte da sedicenti partigiani (infami) nati 20 anni dopo la fine della guerra solo perché nella culla della loro madre neonata la "nonna" nascondeva un tocco di pane (rubatole dai partigiani) che l'hanno dichiarato un contributo per la rivoluzione.
Diversamente non si spiega come a oltre 70 anni dalla fine della guerra ci siano "partigiani" ancora in grado di contestare un ministro degli interni o vandalizzare una lapide.
Un "Antagonista" direbbe che "loro" sono combattenti veri (riferito ai partigiani che colpivano alle spalle e scappavano sui monti lasciando il "conto" da pagare alla popolazione civile salvo poi definirli "crimini di Guerra" o eccidi), a differenza dei "fascisti" (che affiancate da poche divisioni tedesche tennero in scacco lo schieramento anglo-americano che risalì la penisola con non poca fatica), per cui continueranno la lotta anche dalla tomba. Ideologicamente ineccepibile... anagraficamente una stronzata. Infatti dei 120.000 tesserati (a dispetto dei 56.000.000 di italiani che si dichiararono partigiani il 25 aprile 1945... ricordo che la data è scelta a caso in quanto per renderla festa nazionale, ma coincide solo con uno sciopero proclamato a Milano in tale data) abbiano effettivamente l'età anagrafica per essere dichiarati partigiani.
Va detto che in effetti l'ANPI, come scritto sul loro sito, è un'associazione ed in quanto tale il tesseramento è libero, anche se immagino ci sia una sorta di regolamento, "L'ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, con i suoi oltre 120.000 iscritti, è tra le più grandi associazioni combattentistiche presenti e attive oggi nel Paese."
Quindi si tratta a tutti gli effetti di un'associazione "combattentistica"... nel caso in cui voleste iscrivervi queste sono le restrizioni "“Possono essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta:
a) coloro che hanno avuto il riconoscimento della qualifica di partigiano o patriota o di benemerito dalle competenti commissioni;
b) coloro che nelle formazioni delle Forze Armate hanno combattuto contro i tedeschi dopo l'armistizio;
c) coloro che, durante la Guerra di Liberazione siano stati incarcerati o deportati per attività politiche o per motivi razziali o perché militari internati e che non abbiano aderito alla Repubblica Sociale Italiana o a formazioni armate tedesche.
Possono altresì essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta, coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell'A.N.P.I., intendono contribuire, in qualità di antifascisti, sensi dell'art. 2, lettera b), del presente Statuto, con il proprio impegno concreto alla realizzazione e alla continuità nel tempo degli scopi associativi, con il fine di conservare, tutelare e diffondere la conoscenza delle vicende e dei valori che la Resistenza, con la lotta e con l'impegno civile e democratico, ha consegnato alle nuove generazioni, come elemento fondante della Repubblica, della Costituzione e della Unione Europea e come patrimonio essenziale della memoria del Paese.”"...
Ho effettuato una rapida ricerca sia sullo Statuto dell'ANPI che sulla Costituzione della (per ora) Repubblica Italiana, ma in nessuno dei due documenti compare la parola stupro. Ora o viene riconosciuto agli aderenti il diritto allo stupro definendolo con altri termini più "rivoluzionari" che so... "diritto alla punizione del nemico nazi-fascista tramite violenza sessuale" oppure non riesco proprio a capire come una simile associazione abbia potuto vedere la luce e continuare ad operare nella "legalità".
Cioè ai partiti, movimenti, associazioni, centri culturali e chi più ne ha più ne metta, di destra vengono rinfacciati persino crimini commessi in tempo di guerra, da altre persone, in paesi che non erano nemmeno confinanti con noi (vedi i "desaparecidos" argentini, principalmente, degli anni '70 dietro le cui "sparizioni, appunto, spesso si nascondeva la CIA che voleva il controllo diretto o indiretto del Sud America), e in virtù dei quali chiedono la delegittimazione di tali gruppi, mentre ai partigiani che rapiscono, stuprano e violentano una ragazzina di 13 anni viene concessa una medaglia d'oro al valore della resistenza civile anziché la pena di morte. Oltretutto non contenti, i vili, dopo essersi accaniti contro una bambina di 13 anni a distanza di 70 anni continuano a infangarne la memoria, dapprima, accusandola di essere una collaboratrice dei fascisti, poi oltraggiando e vandalizzando la lapide posta in suo ricordo.
Parliamo naturalmente di Giuseppina Ghersi "Ennesimo atto di vandalismo ai danni della lapide che ricorda Giuseppina Ghersi, la bambina di 13 anni che a Noli, in provincia di Savona, venne barbaramente violentata, torturata e uccisa dai partigiani subito dopo il 25 aprile 1945. ".
Quindi, scusate se mi ripeto, non capisco in nome di quale (presunta) lotta antifascista si contesti Matteo Salvini che si reca sul luogo del ritrovamento del corpo martoriato di una ragazzina ad opera di (per ora si sospetta) una decina di esseri infami... per ora tutti i fermati erano entrati in Italia mendicando un permesso di soggiorno per motivi umanitari, richiesto, ottenuto, mai rinnovato e scaduto nel periodo che va dal 2010 al 2014, ovvero tra i governi del "Camerata" fascista Berlusconi (perdona la mia bestemmia o Duce) ed il partigiano governo Letta.
Ora se questo è il valore delle risorse che Boldrini, Minniti e compagni ci hanno portato in casa... grazie! ...ma... credo che continuerò a pagarmi la pensione da solo. Se i valori dei partigiani sono combattere al fianco dei delinquenti... credo che le ricerche, sui crimini dei partigiani, compiute dal Professor Lodovico Ellena e dal più sponsorizzato Gianpaolo Pansa (quest'ultimo, a differenza del primo, più "osannato" dalla stampa spesso giustifica le atrocità commesse dai partigiani come una "risposta", a mio avviso vendetta, ad un precedente crimine commesso dal fascista trucidato senza troppi scrupoli), non siano poi così campate in aria e campanilistiche di una determinata area politica in cerca di una verginità politica perduta durante e dopo il ventennio a causa di quell'amicizia "scomoda" trovata appena oltre il Brennero (passo non tunnel come quel cialtrone del ministro ai trasporti Toninelli ha dichiarato separare L'Italia dalla, allora Germania, odierna Austria).
Sulla storia dell'amicizia Italo-Tedesca della 2° guerra mondiale, magari ci occuperemo un'altra volta, per oggi limitiamoci a dire che il valore di un combattente si giudica dalle battaglie che combatte ancor prima dell'esito. Vincere (a guerra finita) contro una indifesa bambina di 13 anni, non è un gran risultato. Soprattutto se poi imputate all'avversario lo stesso tipo di crimine.
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