Prima di affrontare il tema economico previsto per oggi, mi preme aggiungere "un'ultima ora" sulla situazione degli sgomberi a Roma che in questi giorni sta tenendo banco.
Non farò il solito nome o riferimento all'episodio che ha scatenato la bufera (che durerà il tempo di seppellire i morti) che si sta abbattendo su Roma. Per far fronte all'emergenza abitativa, che a quanto pare a Roma è una vera e propria piaga, per combattere l'abusivismo ed il degrado causato dalle occupazioni di immobili (spesso, ma non sempre) dalla sinistra, la Raggi da un altro schiaffo al volto della criminalità capitolina... infatti in data 07 novembre (ieri) ha predisposto a notificare e far eseguire, violando tutti i termini di legge che prevedono un preavviso, lo sfratto alla "associazione fratelli Mattei" che da dieci anni chiede alle varie amministrazioni capitoline la regolarizzazione del proprio contratto di affitto "“Dopo anni di promesse alla nostra richiesta di un contratto di affitto regolare e non la semplice determina-delibera, per espletare le nostre attività sociali ai sensi dei regolamenti sull’associazionismo e un percorso sulla memoria degli anni di piombo, escludendo qualsiasi pratica politica come da statuto, oggi chiudiamo. Ciò che fa male è la nostra ingenuità nel credere alle promesse di un sindaco che per 5 anni ha governato e che ci ha promesso che avrebbe formalizzato il contratto di affitto consegnando una casa della memoria a Stefano e Virgilio Mattei. Spero però che questa amministrazione comunale, sino a ora sorda a qualsiasi dialogo con noi, trovi una soluzione per riconsegnare questi locali”" si legge in una dichiarazione su Il primato Nazionale... insomma sempre per non offendere i "compagni" di merende la priorità dei 5 stelle è colpire il fascismo in tutti i modi possibili, anche quando non si occupano di fascismo.
Infatti l'associazione è si nata in memoria dei due fratelli Mattei, morti in un rogo appiccato nel loro alloggio di Primavalle da alcuni esponenti di Potere Operaio, all'età di 22 il maggiore e (appena) 8 il fratello più piccolo. Sicuramente, quest'ultimo, un feroce nazista che andava in giro per il quartiere a manganellare i compagni dopo avergli "offerto" un bicchierino di olio di ricino.
Un giorno o l'altro capirò, ma mi sa che l'ho già capito, quale sia il gioco perverso che questa plebaglia sta portando avanti... nel frattempo "godiamoci" la distruzione del nostro apparato produttivo.
Chiunque sia amante degli sport motoristici (o anche di videogiochi sulle corse ufficiali o clandestine) non può non aver sentito parlare degli impianti frenanti della "Brembo"... beatificato prima, e reso santo poi, dal cronista sportivo Guido Meda che vedendo le furiose "staccate", al limite della fisica, di Valentino e compagni coniò l'espressione "si aggrappa a San Brembo e tira una staccata furibonda!" Verrebbe da pensare, vista la diffusione mondiale e l'eccellenza a cui tutto il mondo si inchina, che la Brembo sia una marca "esotica" o quasi mistico-esoterica di provenienza aliena prodotta nel paese del sol levante (il Giappone) o del sol ponente (gli USA) che dei motori sono stati i pionieri e ne hanno scritto la storia. Non è così ovviamente, il "Kilometro rosso" come si chiama il cuore nevralgico dello stabilimento della Brembo (che dista qualche decina di metri) è ben visibile dall'autostrada "A4" a due passi da Orio al Serio. Le recenti dichiarazioni del Patron Albero Bombassei farebbero sperare che il futuro, di uno dei simboli dell'eccellenza italiana nel mondo, resti italiano... ma farebbe appunto. Infatti nonostante le dichiarazioni "“Il nostro Paese ha bisogno di valorizzare al meglio il made in Italy, riconosciuto in tutto il mondo e sempre più spesso imitato. Le nostre imprese necessitano di nuove ed efficaci infrastrutture per garantire lo sviluppo e di interventi che facilitino gli investimenti in innovazione. Elettrico e guida autonoma costituiscono scenari di mobilità di là da venire, mentre ibrido e guida assistita rappresentano soluzioni già oggi a portata di mano ed efficaci. Nelle aziende bisogna puntare sempre di più sui giovani e sulle donne. Finché ci sono io, Brembo resterà italiana”" verrebbe quasi da credergli non trovate?!? Peccato che seguendo lo stesso copione della FIAT (per dirla alla Ocean11... "Il vecchio arraffa e scappa... eh?") l'eccellenza italiana nel mondo da ormai 18 anni sta chiudendo, di volta in volta, le linee produttive italiane per trasferire tutto all'estero "Nonostante i risultati da sempre eccellenti, infatti, da anni Brembo segue la via delle delocalizzazioni. In principio fu la Cina, dove venne aperto il primo stabilimento all’inizio del millennio, seguito da numerosi altri per investimenti da centinaia di milioni. Il 2008 è la volta dell’India, dove pochi mesi fa è stata annunciata la costruzione di un nuovo sito. La vera gallina dalle uova d’oro è però l’Europa dell’Est: in Repubblica Ceca, Polonia Slovacchia un operaio costa in media un terzo rispetto all’Italia. E non si tratta sempre di nuove produzioni (come, va detto, nel caso dei 700 dipendenti di Monterrey, in Messico), ma di linee già esistenti che vengono trasferite armi e bagagli. Lasciando sulle nostre spalle i costi dei licenziamenti: Brembo ha seguito lo stesso schema di Fiat, riducendo la forza lavoro tricolore e aumentando di converso quella all’estero."
Poi sento gli imprenditori nelle varie trasmissioni televisive "frignare" chiedendo ai governi di pagare meno tasse, maggiore flessibilità da parte dei lavoratori ecc... ma se sono un cazzo di operaio di merda di sta val padana del cazzo... non mi posso mica alzare alle 3 tutte le mattine (cosa che magari già faccio per iniziare il turno alle 6) andare ad Orio al Serio, prendere un cazzo di aereo per andare in Zingarovia fare le mi 8 ore di merda e tornamene a casa alle 5 del pomeriggio giusto in tempo per recuperare i figli da scuola se nel frattempo mia moglie (che si è "sacrosantamente" rotta i coglioni di non vedermi mai) non se li è portati via tornare a casa lavarmi cenare e andare a dormire 'ché tra 5 ore ho il volo per il giorno dopo... quanto cazzo mi devono pagare quelli della Brembo per farmi prendere l'aereo 10 volte alla settimana... chiaro che dopo non ci stai dentro nei costi. Questa non è flessibilità, questo è un alibi per chi vuole fare l'imprenditore con il culo degli altri (come si diceva ieri). Questi signori (che continuano a volere ancora più merda a basso costo importata dall'Africa) spera di avere schiavi, e non dipendenti, così da poterli pagare il meno possibile e fare il maggior fatturato possibile. Ancora una volta questa non è imprenditoria... è feudalesimo dove al posto dei terreni ci sono le fabbriche.
Ancora l'altra mattina, ad Agorà, sentivo un falegname (un imprenditore che tratta legno a partire dall'albero non un artigiano che intaglia il legno per fare mobili e affini) lamentarsi contro il "decreto dignità" del governo. In quanto la recente ondata di maltempo (che si è abbattuta su tutta l'Italia) ha abbattuto 14.000.000 di alberi. secondo l'imprenditore "sta valanga di lavoro" si sarebbe abbattuta tutta su di lui. Mi sembra una "sboronata", ma prendiamola per buona... secondo voi si strofinava le mani per il colpo di "culo" che ha avuto lui a discapito della devastazione che hanno avuto cittadini, territorio e soprattutto il paesaggio? Macché era ancora lì che piangeva il morto perché con il decreto dignità il "povero" imprenditore non poteva più assumere persone a tempo determinato...
In verità è una stronzata, in quanto il decreto ha semplicemente abbassato i termini da 36 mesi (3 anni) a 24. Non ha abolito il tempo determinato. Inoltre, a detta del governo, al termine dei 24 è previsto uno sgravo fiscale per le aziende che trasformano almeno il 30% dei tempi determinati in tempi indeterminati. Insomma non proprio "l'hanno tolto".
Se sai già che a smaltire quel tonnellaggio di alberi ci vogliono 26 mesi... complimenti vivissimi per la lungimiranza, ma direi che se assumi un surplus di operai per 24 mesi e smaltire il grosso del lavoro il resto lo puoi smaltire agevolmente con la normale forza lavoro oppure mandi in pensione quei 4 vecchi di merda che dopo 60 anni di lavoro quel diritto se lo sono guadagnato e mantieni i giovani che nel frattempo hanno imparato il mestiere. Oppure la tua è solo una scusa per continuare a mantenere gli operai (compresi quelli che normalmente occupi) in stato di precarietà così se c'è la settimana che non fatturi tanto li mandi a fanculo e gli dici di tornare il mese dopo.
In tutto questo ci siamo giocati anche la "Pernigotti". Infatti la famosa azienda dolciaria di Novi Ligure (che ha legato indelebilmente la storia del regno d'Italia ai giandujotti) chiude i battenti lasciando a casa un centinaio di persone. Certo 100 in confronto alle migliaia di Brembo e FIAT sono un'inezia... per così dire e forse meglio così soprattutto perché la fabbrica era già in mano turca da 5 anni. Resta il fatto che un altro pezzo del made in Italy se ne va a fare in culo... ma tranquilli assicurano Martiana, Renzi e gli altri compagni cantando... "siamo fuori dalla crisi dobbiamo solo pagare i debiti" infatti a produrre in Italia sono rimasti i contadini (almeno loro non possono delocalizzare il terreno) e le piccole medie imprese, che man mano stanno passando in mano a cinesi e nordafricani che assumono manodopera cinese e nordafricana che gli costa un cazzo e costringono altre aziende del territorio a chiudere i battenti...
Ora lo dico e "me ne frego!!!" delle conseguenze... l'attività portata avanti dai No-Global è una buffonata per scansafatiche che non sanno un cazzo del mondo del lavoro. Perché se conoscessero almeno il significato della parola lavorare, vedrebbero la relazione esistente tra la schiavitù importata coi barconi ed il mercato globale esportato con prodotti a basso costo (per lo sfruttamento della manodopera, in primis) e delle aziende delocalizzate a Fanculonia per pagare pure meno tasse.
Il loro cervello (devastato dall'abuso di droghe leggere) non è in grado di concepire tale relazione perché per la maggior parte di loro l'impegno quotidiano è costituito dal bivaccare in una qualsiasi facoltà universitaria per decenni riempiendo, con manifestazioni, cortei e concerti, il tempo libero tra una canna e l'altra.
Tutto questo ovviamente esula dal discorso sull'economia, ma come spesso ho detto ancora devo capire come mai il parametro di salute delle casse italiane (e del resto degli Stati membri) deve essere lo spread che si basa sulla differenza tra i titoli di Stato contro quelli tedeschi che, con il loro surplus (la "buona salute" del deficit) sono altrettanto fuori legge rispetto all'Italia che anche al -2,4 sarebbe perfettamente nei paletti fissato a -3.
Dopo tanto casino, accordi, proposte e opposizioni e l'Ilva finisce in mano agli indiani (alla faccia di bisogna statalizzarla). Facciamo anche in questo caso come al solito? Facciamo entrare gli stranieri il tempo sufficiente per rubare i segreti della nostra eccellenza e poi lasciamo fallire una delle più importanti, se non la più importante, acciaieria italiana?
Avanti così preoccupiamoci degli stronzi che non vogliono pagare le tasse e si cagano addosso per lo Spread e per i mercati che crollano per ogni peto di topo e nel frattempo ci tolgono da sotto il culo (per restare in tema) lo strato produttivo del paese... tra l'altro si parla già di una "imprenditoria 4.0" che consiste, da quanto ho capito finora (ma indagherò più a fondo appena possibile) di aziende automatizzate al 100% ovvero non ci sarà nemmeno più il "poveraccio" che si alza alle 4 del mattino solo per pigiare il bottone di inizio produzione per poi sedersi a fissare un nastro trasportatore... perché anche quello sarà fatto in autonomia dalle macchine.
A questo punto un "complottista" becero come il sottoscritto, se lo volete proprio sapere, fa 2 + 2. Unisce quella famosa dichiarazione di Grillo (di qualche mese fa) in cui diceva che il futuro è lasciare lavorare le macchine e gli umani stanno a casa con il "reddito di cittadinanza"... ma secondo voi gli imprenditori che obbligo avrebbero di pagare gli operai che stanno a casa a grattare la pancia al cane?
La concorrenza sleale non va solo imputata alle aziende produttrici ma anche alle grandi catene di distribuzione. Da un lato ci sono i negozianti al dettaglio che lamentano un crollo verticale delle vendite, dall'altro le aziende di, cosiddetto, e-commerce che crescono a dismisura, sicuramente una buona parte di quelli che si lamentano sono gli stessi che (per ragioni di tempo, comodità o stupidità) fanno i propri acquisti su Amazon, Ebay, Zalando, ecc. non rendendosi conto che si comportano esattamente come quelli che non comprano nel loro negozio preferendo fare acquisti con un "click" comodamente dal cellulare.
In questo caso non posso imputare il dito contro nessuno, in quanto bene o male tutti almeno una volta ci siamo rivolti ad un e-commerce, vuoi per un libro (che il negozietto sotto casa non trova a catalogo e Amazon ne ha cataste), vuoi perché oggi sto troppo di merda e piove, ecc.
Ma, mi schiaffeggio da solo, anche in questo modo si distrugge l'economia e si crea un monopolio per cui ad un certo non ci sarà più alcuna concorrenza. Per cui le grandi catene di distribuzione potranno governare i mercati. Ragionando in un macro sistema, potranno anche mettere in ginocchio degli interi stati semplicemente regolando o chiudendo il flusso di un determinato prodotto in quella Nazione.
Certo quando non ci saranno più nazioni il problema sarà risolto.
Credeteci e benvenuti nella globalizzazione.
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