8 maggio 2019

Se la sinistra prestasse maggiore attenzione a certi temi.

Da tempo la cosiddetta destra radicale è solita usare termini quali essere "Esempio" e/o "Faro" per indicare la metodologia da seguire ed il tipo di approccio che si dovrebbe avere per quanti si affacciano alla politica.
Va detto che, per quanto la "Politica" (in senso ampio*) sia parte attiva della vita quotidiana dei cittadini, non tutti sono chiamati ad un impegno politico-partitico attivo, di conseguenza possono tranquillamente stare seduti in poltrona maledicendo la TV, ma lasciando ad altri il compito di cambiare le cose. Invece per chi decide di prendere un impegno politico-partitico attivo, indipendentemente dallo schieramento prescelto, dovrebbe tenere presente che le "chiacchiere stanno a zero!", ovvero è inutile continuare a dire noi siamo il partito degli onesti e ritrovarsi una "sindaca" indagata per corruzione, ma invece di cacciarla (come prevede lo statuto da loro stessi stilato) modificano lo statuto (anche perché gli "onesti" erano a rischio di estinzione).
Quel che intendo è che ci sono tanti partiti che fanno riferimento all'onesta dei propri candidati solo in campagna elettorale, ma grazie al potere terapeutico della "cadrega"... tendono a dimenticarsene non appena si siedono in aula. Quindi non è il caso di andarsi a schierare, a meno che non lo si intenda danneggiare, con uno schieramento che ti caccia al primo avviso di garanzia.
Se invece si prendesse come monito l'idea di essere esempio e faro, che sostanzialmente significa agire anziché parlare, forse si potrebbe avere una politica atta al bene del paese. Di conseguenza la gente inizierebbe a credere che il suo voto fa davvero la differenza e vedrebbe la "chiamata" alle urne come espressione di "libertà" e non solo come una rottura di coglioni ciclica atta a rovinare i fine settimana al mare. Come ulteriore conseguenza avremmo persone che si interesserebbero di più alla vita politica del paese, anziché avere una schiera di individui che, a tuttora, non capiscono la differenza tra PD e FI (in effetti non è l'esempio più calzante, infatti allo stato attuale delle cose gli stessi iscritti per aver certezza di essere al convegno giusto confrontano la tessera che hanno in tasca con il logo che si trova appeso alle pareti, dal momento che i programmi sono fotocopiati), ma avete capito il senso.
Giusto ieri scrivevo riguardo alla doppiezza della sinistra che si accanisce contro tutto ciò che esula dall'indice fornito dal pensiero unico bollandolo come fascista e, quindi, dichiarandone l'illegittimità quando non l'illegalità del suo esistere. Sbraitando ed inveendo contro i giudici (dei quali sostituirebbero volentieri il martelletto con un forcone e una torcia) che non applicano le leggi... quando questo riguarda chi non è allineato al loro pensiero.
Così si ha il caso della casa editrice Altaforte (presentatasi con il proprio stand al salone del libro di Torino) tollerata fino a quando non ha pubblicato la biografia di Salvini (apriti cielo) da questa assurdità è nata una polemica venendosi così a scoprire che Altaforte è una casa editrice vicina a Casapound (sostanzialmente pubblica l'edizione cartacea del mensile "Il Primato Nazionale") quindi dal momento che CPI è stata delegittimata dagli organi di controllo del Viminale (ministero degli interni) e sciolta per manifesta rifondazione del partito fascista... anzi no! Il Viminale (quando era ancora in mano al governo Gentiloni) non ha riscontrato alcuna violazione delle leggi Scelba e Mancino quindi ha permesso loro di candidarsi alle ultime elezioni politiche.
Allora di cosa stiamo parlando? Del fatto che una forza politica sia ritenuta scomoda dagli avversari e deve, di conseguenza, essere messa al bando?
Ma queste non sono gli stessi metodi adottati nei regimi Nazifascisti? ... In verità non solo. Infatti anche in Unione Sovietica, se la Parietti mi permette di ricordarlo, il consolidamento del potere attraverso le "purghe" di Stalin sono passate alla Storia (quanto continuano a passare di mente a chi si rifà ad una certa sinistra). Se si parla quindi di totalitarismo, non esiste solo quello nero (con buona pace dei radical chic gonfi come bambole in lattice), mentre se si parla di democrazia non può esistere né un partito unico né un pensiero unico. Sostanzialmente quello che i "liberali", i "medio-progressisti" e i moralizzatori delle macchinette non capiscono è che se non vogliono essere loro stessi tacciati di fascismo dovrebbero tapparsi il naso e mandare giù il rospo per cui è democraticamente permesso avere un opinione diversa per quanto questa sia assurda, retrograda o illogica (anche se su quest'ultimo aspetto si dovrebbe aprire un "libro" a parte).
Ad ogni modo ho emulato l'esultanza alla Bobo Vieri quando si sono scatenate tutte le polemica intorno alla casa editrice Altaforte, ma non ho sentito nessun grido disperato che denunciasse l'attentato alla democrazia. Dopo l'intervento del presidente della regione Piemonte (Chiamparino) e del sindaco di Torino (Appendino), la direzione del salone del libro è intervenuta deliberando che, per motivi di sicurezza, lo stand della casa editrice sarà spostato nello sgabuzzino "Inizialmente collocato nell’Oval, lo stand sarà in una posizione più defilata, nel Padiglione 3. Questo il comunicato con cui è stato reso noto ad Altaforte lo spostamento dello stand: “A seguito dei sopralluoghi effettuati con gli enti e le strutture preposte all’agibilità ed alla sicurezza della manifestazione la casa Editrice Altaforte è stata spostata dalla posizione X189 alla posizione S70”.
La decisione di non lasciare la casa editrice vicino alla zona della Sala Oro, dove si terranno appuntamenti com la lectio inaugurale di Fernando Savater o l’incontro con Jovanotti, è arrivata per evitare che l’attenzione su Altaforte e la polemica sulla sua presenza al Salone crei problemi di ordine pubblico in un’area cruciale per questa edizione." (fonte Il Primato Nazionale).
Qualcuno solleva quanto meno il dubbio che, questo caso, possa essere un attentato alla democrazia, ma ancora una volta è una voce che arriva da quell'area politica ai limiti della legalità (almeno secondo i "democratici") si tratta infatti di Giorgia Meloni che scrive sulla propria pagina facebook "“Al Salone del libro di Torino va in scena una pericolosa deriva liberticida da parte della solita sinistra. Gente che evidentemente rimpiange le censure di epoca sovietica, vorrebbe arrogarsi il diritto di decidere chi possa esporre i propri libri e chi no, oggi con il pretesto del ‘pericolo fascista’, domani con chiunque non sia allineato con il pensiero unico. Per poi decidere quali libri si possono stampare e quali leggere. Nessun cedimento a chi vuole limitare la libertà degli italiani. Nessuna censura è tollerabile”." Tocca darle ragione a memoria ricordo che ai tempi dell'inquisizione chi veniva trovato in possesso di libri messi "All'Indice" (ovvero un elenco di libri dichiarati contrari alla morale cristiana, da qui il nome "indice" che, appunto indica un elenco di titoli o capitoli), lo stesso valse per i totalitarismi... magari questa sinistra vorrebbe vedere nuovamente i falò di libri in piazza, ma stavolta di libri di destra... il concetto è essere o no ipocriti.
Sostanzialmente se la "democrazia" che tanto ci decantano, avesse innanzi tutto valori, un'ideologia e basi solide, non temerebbe il ritorno di totalitarismi in quanto la propria esistenza sarebbe abbracciata e difesa da tutti. Dal momento che la democrazia non è altro che una facciata per mascherare il capitalismo più becero, quello "arraffa ricchezze e scappa", teme qualunque cosa possa mostrare alla plebaglia una via differente, una via che porti ad un mondo senza banche e senza competizioni ed invidie personali, ma semplicemente una consapevolezza del fatto che, per dirla alla Balasso, i poveracci stanno facendo la guerra ai poveracci e i "magnaschei" continuano ad accumulare.
Questa è una prerogativa esclusiva della "destra", o almeno non lo era fino a qualche tempo fa. Anche la sinistra, pur con le dovute differenze, volgeva lo sguardo al benessere del popolo. 
In tutto questo i veri criminali (quelli che aggrediscono, trascinano in un cespuglio e stuprano una ragazzina di 15 in pieno giorno e in pieno centro a Bolzano) non ricevono nemmeno una condanna di "facciata" da parte della sinistra che si scaglia contro le case editrici che pubblicano la libreria del Ministro degli Interni.

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