17 gennaio 2017

Capitalismo = fascismo... un equazione che non ha senso!

Prima di iniziare è doverosa una precisazione, ovvero, che essendo il fascismo (volenti o nolenti) un partito di massa a cui (volontariamente o no) aderì la maggior parte degli italiani dell'epoca è ovvio che al suo interno si possono trovare individui di tutti i tipi, da personaggi più onesti e sinceri (come lo furono Raimondo Vianello e Walter Chiari, che si arruolarono volontariamente nella Repubblica Sociale Italiana dopo l'8 settembre 1943) ed altri più ambigui come Giorgio Bocca, Indro Montanelli e il già citato Licio Gelli.
Ciò detto quello che rammarica è l'abbissale ignoranza che ruota attorno al movimento e partito al potere in Italia sin dai primi anni '20 e che fu responsabile non solo dell'entrata in guerra della "nostra" Nazione, ma (cose meno ovvie) del fatto che molti italiani poterono permettersi una casa ed un campo da lavorare, di non aver permesso il dilagare della crisi del '29 che (partita dagli U.S.A.) ha infine travolto tutto il mondo in quanto tutto il mondo "godeva" dei prestiti che costoro elargivano a piene mani nel primo dopo guerra, ma che altrettanto rapidamente raccolsero a mani basse quando il loro sistema economico (basato come sempre sulla "fuffa"), crollò per l'ennesima volta nel giro di pochi secoli dalla nascita della nazione. L'ignoranza a cui faccio riferimento riguarda il fatto che, essendo il fascismo opposto ideologicamente al comunismo, si tende ad associare la "destra" con il capitalismo. Ma andrebbe spiegato alla stragrande maggioranza di codesti cialtroni, che fanno una simile associazione di idee, che la contrapposizione tra comunismo e fascismo non è assolutamente del tipo "socialismo VS capitalismo" bensì le differenze e le contrapposizioni riguardavano l'internazionalismo contro il nazionalismo, la proprietà statale contro la proprietà privata. Va benintesa soprattutto quest'ultima parte in quanto la proprietà statale (comunista) non riguarda solo fabbriche, campi, officine, ecc. ma anche i beni personali. Ammettendo che un contadino avesse potuto (nella Russia stalinista) possedere un trattore, quel trattore in realtà non apparteneva al fattore bensì allo Stato che lo prestava al fattore e, in qualsiasi momento, lo Stato avrebbe potuto riprenderselo e darlo in prestito a qualcun altro.
Quindi quando sento certi individui parlare di antifascismo = anticapitalismo, cresce in me la tentazione di andare da lui e chiedergli (in nome del socialismo) la sua auto. Dal momento che lui non crede nella proprietà privata, e che ogni bene è di tutti, sarei proprio curioso di vedere se la cederebbe volentieri o se piuttosto correrrebbe a chiamare polizia e/o carabinieri per denunciarmi di furto.
Tornando all'idea economica di base del fascismo, va ricordato che Mussolini era un socialista direttore dell'avanti, un giornale decisamente socialista (il comunismo ancora non esisteva) il quale soprattutto nella Repubblica Sociale (quando cioè potè applicare le proprie idee senza dover rendere conto al Re e ai nobili di corte), usò un sistema economico decisamente socialista seppur nazionale. Ovvero un sistema economico decisamente Nazional-Socialista.
Quindi come detto dare dei fascisti ai capitalisti e viceversa (anche fatto con intenti offensivi e denigratori) è una stronzata e non fa altro che dimostrare la vostra ignoranza. Idem vale con l'associazione fascismo = mafia. Quando fu ancora una volta il Duce che volle (mandando il prefetto di ferro alias Cesare Mori, decisamente lontano dalle idee fasciste) in Sicilia per combattere il fenomeno mafioso e che solo le calunnie e le menzogne dei mafiosi, che tempestarono di lettere anonime la scrivania di Mussolini, costrinsero il Duce a rimuovere Mori dall'incarico. Il potere del Duce era basato sul consenso popolare, per cui non poteva ignorare (per quanto l'operato di Mori stesse dando i suoi frutti) le rimostranze della popolazione siciliana che, a quanto pare, crogiolava nel benessere illusorio che gli forniva la mafia.
Tornando sul tema, e riallacciandomi alla premessa, è ovvio che all'interno di quello che fu il partito fascista potesse esserci gentaglia di tutti i tipi, mafiosi inclusi. Ma che i mafiosi di oggi, i capitalisti e tutti gli altri loschi individui il cui unico obbiettivo "morale" è accumulare ricchezza, si rifacciano ad un'ideologia (qualsiasi essa sia) è una cazzata immane. Tant'è che la mafia ha prosperato ed è cresciuta tanto sotto i governi di centro-destra (il "Berlusca" è tutto fuorché fascista), quanto sotto governi di centro-sinistra. La soluzione può essere il comunismo? Francamente non credo in quanto nella storia non c'è mai stata una nazione che applicasse il comunismo ideologico (ovvero uguaglianza sociale e potere al popolo), In Russia (con Lenin) era un socialismo capitalistico, ovvero furono espropriati i terreni ai nobili e ai grossi proprietari terrieri e furono dati in concessione ai contadini i quali, pagando una quota del raccolto allo Stato, comprarono il terreno. Poi arrivò Stalin che fece deportare i contadini arrichiti (i kulaki) divenuti nel frattempo nemici dello Stato, ma con Stalin di fatto diventa una dittatura in cui il "compagno" Stalin è di fatto il capo indiscusso e indiscutibile (non esattamente un fulgido esempio di "potere al popolo"). Della Cina comunista di Mao, che a tutt'oggi occupa e soggioga la pericolosissima regione del Tibet (altro esempio non proprio fulgido di libertà individuale), non si può parlare di Stato libero e infine si è trasformato in una repubblica popolare capitalistica. Altri esempi citabili possono essere la cuba di Castro, altra dittatura che via via si è trasformata nei modi di trattare la popolazione, ma in cui si continuava (fino alla sua morte) ad essere liberi di votare per Fidel, un po' meno di votare l'opposizione che non esisteva più.

Di conseguenza per combattere i fenomeni di cui certi "fenomeni" si lagnano la soluzione migliore non può essere l'antifascismo se è inteso come anticapitalismo o "antimafiosismo", in quanto, come detto poc'anzi, mafiosi e capitalisti rispondono solo alle proprie tasche, ai propri vizi, (eventualmente) alle leggi di mercato, ma più come mezzo da sfruttare che "ideologia" da seguire o rispettare.
Più probabilmente per andare contro corrente non serve legalizzare le droghe leggere (pensando in questo modo che la mafia cessi di avere il proprio guadagno), ma piuttosto smettere di farne uso. Non bisogna eliminare le frontiere (permettendo a cani e porci di entrare nei nostri confini) per impedire alla mafia di continuare a speculare sull'accoglienza, ma forse è il caso di impedire che si crei il business dell'accoglienza... e così via. la mafia va combattuta, non assecondata. Il capitalismo va distrutto non etichettato e lasciato lì a continuare a fare i suoi porci comodi.

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