19 gennaio 2017

Il 13° guerriero, ma non troppo!

Il film è in bilico tra i film sconsigliati e quelli da salvare, ma ho comunque deciso di inserirlo tra i consigliati in quanto la vicenda narrata nel film, si svolge in Scandinavia (regione del globo a me molto cara).
Premettiamo subito che il protagonista è Antonio Banderas, così coloro che lo hanno preso in antipatia da quando si è messo a discutere di "pane bauletto" con pollami vari, possono anche smettere di leggere.
Ciò premesso la vicenda narra di un "poeta" del califfato di "vattelaAPijaNSacoccia", la cui capitale è Bagdad, che viene allontanato da corte perché si innamora della moglie di uno dei consiglieri del califfo (strano che se la sia presa a male). Per cui viene nominato ambasciatore presso i popoli del nord. Questo è l'antefatto che provoca la scusa per l'incontro tra l'arabo e i normanni. Come al solito vorrei evitare di raccontare la trama, per non rovinare il film a chi non lo ha mai visto, ma credo che per certi versi sarà difficile.
Lo reputo un bel film perché, oltre ad essere uno dei pochi a trattare l'argomento Vichinghi (se qualche ignorante senza dio sta pensando che si scrive con la 'k' al posto di 'ch', gli ricordo che sto scrivendo in italiano diversamente non userei nemmeno la nomia Viking, ma direttamente il norreno Norsmann), lo affronta in modo da mettere in luce anche le loro tradizioni culturali più profonde e non solo parlando della loro rozzezza e brutalità nei saccheggi, negli stupri e negli assassinii (andrebbe scritto un post a parte per spiegare come la legge norrena distinguesse tra stupro e non e tra omicidio e non, ma magari ne parleremo poi). Ad esempio il fatto che al funerale di un re normanno dovesse presenziare un re normanno. Per cui se un re moriva senza lasciare eredi, prima di poterne celebrare il funerale bisognava nominare un nuovo re. Ed altre ancora quale il fatto che se la figlia del re non aveva ancora marito e (come detto prima, non aveva fratelli, eredi del re morto, che potessero proteggerla), accettava di seguire il padre nel regno dei morti. Come detto sulla cultura Vichinga, che non era solo stupri e saccheggi (ma anche assassinii), andrebbe scritto un articolo a parte. Ovviamente non manca la parte della battaglia e delle liti letali (ovvero spesso una discussione, anche se per futili motivi, si risolveva con la spada e all'ultimo sangue). Insomma se guardiamo il film solo dal punto di vista dell'argomento Vichinghi allora è decisamente un bel film... però ci stiamo un po' dimenticando la presenza del musulmano (cosa che avrei fatto volentieri). Intanto va detto che il suo modo di essere ambasciatore presso i popoli del nord è un po' il modo con cui lo intendevano i preti in Africa... ovvero "convertiamoli tutti!!!" Quindi ogni volta che gli viene chiesto di cantare una canzone (recitare una poesia), di scrivere qualcosa, eccolo che attacca col Corano. Poi anche questo film deve portare necessariamente avanti la causa del meticciato biologico per cui l'unica donna coi capelli chiari (biondo-rossicci se ben ricordo) in tutto il regno del nord, in cui si svolge la vicenda (e la cosa già puzza, ma facciamo finta di niente), si concede all'arabo. Infine si guadagna, finalmente dico io, la fiducia dei normanni (ovviamente con la spada e non con le chiacchere su Maometto e Allah) al punto che uno di loro prende a chiamarlo fratellino... Nelle battute finali del film (tranquilli il momento topico a questo punto è già passato passato per cui non vi sto rovinando il finale). L'uomo del nord dice: "pregherò per te!" il 'negro' ribatte: "e chi pregherai?", risposta: "Forse dalle tue parti un dio solo è sufficiente, ma qui ce ne vogliono molti!" come dire un conto è il rispetto e il non massacrarti perché hai combattuto con onore, tutt'altro conto è abbandonare la mia religione, la mia cultura e la mia stirpa per il semplice fatto di non averti in odio!
Un altro punto di attenzione va posto su un fatto, apparentemente insignificante (che certamente dal punto di vista del copione è dettato dalla necessita di far parlare tutti gli attori nella stessa lingua), ma che dal punto di vista logico non ha senso. Ovvero quando l'arabo incontra per la prima volta i normanni parla esclusivamente il "giargianese" (lingua inesistente che nel milanese indica la lingua parlata da chiunque provenga da fuori Milano), tant'è che la funzione di interprete è affidata ad Omar Sharif, l'unico davvero arabo nel film (essendo egiziano), che troverà un punto di contatto tramite il latino. Ma quando si imbarcano per l'impresa, a cui anche Antonio è chiamato, l'interprete resta a casa e Banderas si trova a dover interagire coi normanni senza spiccicare una parola in norreno.
Al giorno d'oggi con google translate, pons e i dizionari del corriere della sera viene "facile" tradurre una frase scritta, ma le cose si complicano non poco quando la stessa frase la sentiamo in un video (anche se l'abbiamo tradotta 5min prima). Immaginate invece nel primo millenio... lo sceneggiatore ipotizza che l'arabo impari perfettamente la lingua norrena (vi ricordo che non appertenendo allo stesso ceppo linguistico è difficile che abbiano punti in comiune) semplicemente ascoltando. Ora come detto con google translate è facile, ma facciamo un giochino io vi scrivo una frase in norvegese di senso compiuto, ma (aiutino) che non c'entra un cazzo col film: "Jeg elske mitt liten ekorn"... ripetetela 200 volte alla fine, avrete capito cosa significa? Oppure se qualcuno non vi insegna il norvegese restereste nella beata ignoranza? Ovviamente il giochino va fatto senza traduttori, anche se vi concedo di cercarne poi il significato. Ebbene l'arabo è talmente intelligente al punto che, vedendo uno dei normanni agitare un cosciotto di pollo, capisce "assaltato il loro campo!", possiamo ancora concedere che capisca "buona notte" se è l'ultima cosa che pronuncia un uomo prima di chiudere gli occhi, ma anche lì bisognerebbe che sia usanza di ogni cultura dare la buon notte prima di dormire, perché se in scandinavia ci fosse stata l'usanza di mandarsi a fanculo è difficile capire buona notte!

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