22 maggio 2017

Ai tempi di Enea... l'esule turco!

Quando Torino organizza (ovviamente non ufficialmente, non patrocinando, probabilmente nemmeno approvando) qualcosa di diverso dal gay pride, dalla giornata nazionale dell'islam, dal festival d'oriente e qualsiasi altra puttanata, purché sia anti-italiana, partecipo sempre volentieri alla vita cittadina. Così mi ritrovo un sabato sera (o tardo pomeriggio che dir si voglia) alla presentazione del libro "I MITI ITALICI". Dal presentatore ai vari oratori, incluso lo stesso autore del libro Andrea Verdecchia, si capisce sin da subito essere un palco molto preparato ed assolutamente in grado di tenere alta l'attenzione nonostante l'argomento che, ripescando dalla memoria le lezioni di storia antica, potrebbe risultare scontato e noioso. Penso ci parleranno della leggenda della Lupa e di Romolo e Remo, dei sette Re di Roma e al massimo una battuta sul vino "de li castelli". 
Niente di tutto questo.
Sempre ripescando dalle antiche lezioni di storia, mi ricordo che mi insegnarono la storia sulla fondazione di Roma come fossero lezioni di Religione (ma non quelle in cui si gioca a ping pong, mentre il solito secchione si sacrifica per la classe facendosi interrogare), bensì mi ricordo che sembrava quasi di sentire il racconto della genesi. "In principio era il nulla, poi arrivarono Romolo e Remo e decisero di fondare Roma (vi risparmio tutta la manfrina alla Mosè salvato dalle acque), i due fratelli fecero una gara per decidere dove sarebbe dovuta sorgere la città vinse Romolo che iniziò subito a tracciare i confini con l'aratro. Remo infastidii il gemello a tal punto che questi si arrabbiò e lo uccise (e qui sono rappresentati Caino e Abele).
Quasi come nel caso di Caino e Abele, in cui compaiono altri uomini e donne oltre a loro, anche in questo caso sbucano fuori (pressoché dal nulla) città e civiltà inesistenti o ininfluenti prima. In contrapposizione alla leggenda fluviale dei gemelli latini si contrappone l'epopea di Enea il Troiano, ma anche in questo caso non cambia molto sul taglio dato alla leggenda, è solo un preambolo alla storia che, comunque, riconduce a Romolo primo Re di Roma.
Di quello che succede o c'era prima nessun cenno o molto pochi e scarsamente documentati.
Una delle prime questioni che gli oratori tengono a precisare è il significato della parola "mito". Ovvero il mito è un qualcosa di eroico e sacrale, di divino e rituale. Mentre si tende far passare un significato del termine piuttosto distorto che l'accosterebbe alla "fabula" (alla favola). Ecco allora che "qualcosa", che nella mia mente suonava in modo così discordante, trova l'accordatura, il suo giusto collocamento nella sfera della conoscenza. Perché una certa ritualità, fede, credenza diffusa in tutta Europa e abbracciata da tutte le genti per millenni viene schernita con l'appellativo di Mitologia? Perché un culto estraneo alla cultura e alle stirpi indoeuropee assume, invece, il titolo di religione?
La domanda, ovviamente, non è "come ha potuto, storicamente, una simile blasfemia diventare in poche centinaia di anni l'unica religione diffusa nel mondo allora conosciuto?"
La storia del tradimento di Costantino che sogna la croce dopo aver mangiato una "pepata di cozze" sul lungo Tevere la conosco anch'io. E certamente questo non è il solito articolo sul complottismo per cui vi narrerò le nefandezze di chissà quale società segreta.
Ma resta comunque un argomento da approfondire il fatto che i primi Cristiani, sicuramente, erano ebrei, ma i primi romani convertiti erano gli stessi che fino al giorno prima li gettavano in pasto ai leoni nel Colosseo... ma questa è un'altra storia.
Il libro l'ho comprato solo sabato ed ha comunque una dimensione onorevole, per cui, una volta letto, ve ne parlerò, per ora vi basti sapere che, emerso durante l'incontro di sabato, tra i primi popoli ad abitare l'Esperia (così i greci chiamavano l'Italia) troviamo, oltre ai famosi etruschi, i liguri, i siculi e i tirreni. Ma potrebbe essere ancora antecedente allo stanziamento di questi popoli, una migrazione che dall'Italia centrale (Lazio, Marche e Umbria) portò una popolazione alla conquista di Creta e da cui i greci stessi impararono l'arte della metallurgia, della muratoria, della scrittura (che "semplicemente" perfezionarono) e adottarono anche l'adorazione delle loro divinità. Nulla vieta che questi popoli spintisi a est dall'Italia non possano anche essere giunti sulle coste dell'Anatolia, ma in questo momento non possiedo tutti gli strumenti per sostenere una simile tesi. Sicuramente la Storia della nostra penisola non nasce con Romolo e Remo, e la presenza di popolazioni contemporanee agli etruschi di Albalonga, città che potrebbe (come la città cuneese di Alba) avere origini Liguro-celtiche e successivamente conquistata occupata o abitata dagli etruschi. Inoltre, alcuni ritrovamenti archeologici, indicherebbero che il territorio di Alba (CN) era già abitata durante il neolitico tra il VI ed il III millennio a.c. da una popolazione, i Liguri Stazielli, che sarebbero antecedenti di almeno 2000 anni ai primi insediamenti noti degli egizi sulle rive del Nilo. Con questo non voglio assolutamente togliere nulla all'ingegno e all'ingegneria Egizia (che nulla ha da spartire con la manica di kebabbari e terroristi che ora affollano le rive del Nilo), ma questo sposterebbe (o almeno equilibrerebbe) l'ago della bilancia che tende a mostrare "l'africa" come fulcro della vita e della civiltà europea.
Non ultima a queste affermazioni è l'assurdità che vede lo stesso Enea (figlio di Venere ed eroe troiano) come esule turco. Questa mistificazione (leggasi "cazzata immane") è stata partorita dalle menti propagandistiche che vorrebbero far "notare" che senza immigrazione neanche Roma sarebbe esistita (forse per sommo piacere dei soli leghisti). Il particolare che questi Ignoranti dimenticano è che solo nell'11° secolo (d.c.) i turchi Selgiuchidi sottrassero l'Anatolia all'impero bizantino. I turchi vengono spazzati via dai mongoli nel 13° secolo ed infine diventa l'impero ottomano, al termine di una campagna di conquista, nel 14° secolo. Sicuramente Enea non era un cazzo di kebabbaro scappato dalla Turchia (che neanche esisteva), bensì, se proprio ci scappa di farlo nascere in Anatolia (dal momento che Troia è stata "trovata" in Turchia solo nel 1872) ai tempi di Enea intorno al 1200 a.c. la regione era ancora abitata dagli "ultimi" Ittiti. A seconda delle fonti alcuni indicano, quella degli Ittiti, essere una popolazione indoeuropea discesa in Asia minore attraverso i Balcani, mentre altri indicano gli Hittiti come la stessa popolazione giunta in Anatolia dalla Mesopotamia. Insomma a seconda di quale campana si vuole ascoltare... inutile che vi dica quale campana suona dalle mie parti, ma una cosa è certa Enea non era un rifugiato turco arrivato in Italia col gommone tratto in salvo da una ONG.

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