17 maggio 2017

Nei penitenziari il criminale è il direttore.

Ovviamente "l'acchiappaclick" (o almeno così viene definito oggi) del titolo non significa che questo articolo farà una retrospettiva sulla vita carceraria (vita che, per ora, ancora non ho vissuto), bensì raggruppa in un unico post, quelle realtà presentate nei film.
Partirei dai due più freschi nella memoria (dal momento che li hanno trasmessi ieri in tv) "Il castello" con, tra gli altri, Robert Redford e "Fuga da Alcatraz" con, tra gli altri, Patrick McGoohan (lo stesso che abbiamo trovato nei panni di Edoardo I in braveheart) e Clint Eastwood.
Due film che letteralmente adoro anche perché, come la maggior parte dei film sulle carceri, hanno la stessa trama... dove di trama si può parlare. Infatti, tagliando assolutamente a "casaccio" inizio e finale, la parte centrale del film è la medesima per tutti, se non cambiassero attori di volta in volta si potrebbe tranquillamente fare il copia/incolla l'uno sull'altro. Ovvero ci sono delinquenti/innocenti in prigione, divisi in gruppi omogenei per razza e che si scannano tra loro. Un'altra costante è che (non metto il "se" diversamente non sarebbe una costante) c'è un finocchio in cerca di passatempo ed è sicuramente un bianco. Sia esso un "burino" degli stati del sud o un nazi skin di New York.
Altre differenze, davvero poche, sono pressoché insignificanti.
In particolare i due film differenziano per ambientazione Redford, generale dei marines, finisce in un carcere militare, Eastwood è un criminale comune che ha già tentato la fuga da vari penitenziari e finisce ad Alcatraz.
Un'altra, sconvolgente, costante (trasversalmente in quasi tutti i film) è che i criminali sono tutti innocenti (sia perché sono estremamente convinti di essere "dentro" per un errore giudiziario, sia per come vengono dipinti i personaggi), mentre i direttori sono tutti pazzi, aguzzini, assassini e godono nel vedere i detenuti che si scannano fra loro. Insomma secondo gli sceneggiatori chi commette un crimine è vittima delle circostanze, secondini e direttori sono invece votati al male (con quell'aria un po' degli anni '30). Ma esattamente quali sono le categorie di "santi" perseguitati, anziché perseguiti, a termine di legge? Tolti gli spacciatori (non perché sono favorevole alla legalizzazione delle droghe, ma proprio perché in alcuni stati non è considerato un reato) troviamo accusati di furto, omicidio, tentato omicidio, aggressione, aggressione a mano armata (spranghe, bastoni e affini), truffa, appropriazione indebita, stupro, pedofilia, e altre raffinatezze simili, insomma anche se non tutti sono reati violenti, come nel caso di truffa e appropriazione indebita, sono comunque reati volti a ledere la persona. Ovvero se truffi un ministro (non perché è un ministro, ma la disponibilità economica a sua disposizione) commetti un reato, ma non distruggi una vita, se lo fai a un operaio, oltre a non guadagnare un granché, potenzialmente lo mandi sul lastrico (e insieme a lui probabilmente moglie e figli).
Tornando a bomba, chiaramente un secondino avrebbe poco da temere da un "colletto bianco", molto di più da un assassino seriale, eppure l'immagine proiettata sul grande schermo è di una realtà completamente diversa.
Questa tendenza mi richiama alla mente un film a episodi in cui "Franco e Ciccio" facevano gli intramezzi alle varie scenette, in ognuno di questi si presentavano al giudice con un nome diverso, ma sempre accusati di truffa e costoro sostenevano, con il loro fare tipico, "siamo innocenti! Di equivoco si tratta! Errore giudiziario fu!" anche se ancora non era stata emessa alcuna sentenza.
Ma bando alle ciance, buttando un po' di complottismo, pare quasi si voglia far passare il concetto che i criminali son dei "santoni" in tal modo chi delinque è sempre vittima delle circostanze. Ora sempre per "non fare di tutta un'erba il Fascio", se rubi da mangiare perché hai perso il lavoro e lo Stato fa delle leggi ad hoc per far assumere pellet al tuo posto (commetti comunque un reato e meriti la galera), mi sento, moralmente, portato a considerarti vittima delle circostanze e giustificare un gesto dettato dalla fame (giustificare non assolvere). Ma lo stupro, ad esempio, non è un gesto di disperazione, ma un atto criminale senza appello per il quale (e i pellet lo sanno) in alcuni paesi e prevista l'evirazione o anche detto taglio di palle e membro. Per tale ragione, a mio avviso, molti pellet qui si sentono a fare i loro porci comodi, perché al massimo finiscono in villeggiatura per qualche tempo.
Ovviamente i film citati sopra, di cui potrei anche fare una recensione più accurata nei prossimi giorni, sono solo due dei molti esempi riguardanti il difficile rapporto tra i direttori criminali e i prigionieri innocenti. Un esempio un po' diverso, seppur calzante, è rappresentato da "american hystory x" dove il clichè ghettizzazione dei prigionieri è una regola sempre valida, mentre alla tendenza omosessuale dei bianchi si aggiunge lo spaccio di stupefacenti (facendo affari con i messicani o i latini in genere), mentre tra i negri non girano neanche gli spinelli (ci sarà stata una ragione se come l'ho comprato così l'ho venduto... film di merda).
l'unica eccezzione a questa serie nefasta arriva dall'Italia (minuto di raccoglimento e lacrimuccia alla memoria) Nel film "Ormai è fatta!" con, tra gli altri, Stefano Accorsi in cui il criminale è criminale (tant'è che tenta di evadere dal carcere), ma dal film si capisce che i secondini sono sostanzialmente dei poveri diavoli che fanno il loro lavoro e non degli aguzzini che ad ogni occasione pestano a sangue i detenuti.
A farla breve... nella maggior parte dei casi i criminali sono gli eroi, i secondini degli aguzzini... ma se siete di una certa area politica non sperate nella grazia di giudici e stampa.

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