2 ottobre 2017

L'eccellente mediocrità!

Le ispiranti questo articolo sono molteplici, in primo luogo un articolo de "La Stampa" per il lancio di un nuovo canale digitale chiamato "Alfa" (di cui parleremo in questo scritto). In secondo luogo la richiesta di un affezionato lettore che dopo appena 60 anni dalla nascita di questo potente mezzo coercitivo ha scoperto l'esistenza della televisione. Infine il "dibattito", anche se dovrei dire il monologo, tra Mentana (che non merita presentazioni) e Simone Di Stefano vice presidente di Casapound.
Partiamo dal presupposto che non mi reputo un "genio" né in senso stretto né in senso lato, mi reputo una persona intelligente, senza falsa modestia,  per il semplice fatto di riuscire o credere di non essere ancora intontito dalle bugie dei media (a costo di finire per credere ad altre bugie, perché non c'è più nessuno in grado di distinguere tra la verità e la menzogna). Quindi non sarò certo io quello che avrà il lampo di genio che risolverà tutti i mali del mondo (dall'inquinamento alla fame, dalla politica alla distorsione della Storia), ma può darsi che a forza di buttare fuori problemi che gli altri non vedono qualcuno più geniale di me potrà avere quella folgorazione.
Seguendo l'ordine inverso, durante il dibattito (anzi il monologo di Mentana) tra le poche cose che Di Stefano è riuscito a dire c'era una cosa molto interessante ovvero il fatto che, detto per grandi somme, questa società tende al livellamento verso il basso. Seppur il discorso del vice presidente riguardasse la politica economica e la disoccupazione, questo mi ha dato lo spunto per ragionare sul fatto che in effetti i modelli proposti dai media (che in latino significa "mezzo") sono tutti modelli di mediocrità. Solo così possono essere spiegati certi "fenomeni" che nascono sul web ed in breve tempo diventano punto di riferimento di milioni di persone pur non essendo nulla di speciale, pur non essendo minimamente "Fenomeni". Ma non solo nell'ambito dello spettacolo si riscontra questa tendenza, ma anche nello sport così delle meteore che al più potrebbero aspirare ad essere bravi professionisti diventano, o meglio vengono eletti, campioni ed allora ecco che scattano gli insensati paragoni tra un "balotelli" qualunque e Pelé, ecco che si cerca a tutti i costi i punti in comune tra Valentino Rossi e Giacomo Agostini (il quale, all'affermazione: "Vale è un campione, ma prima di arrivare alle tue vittorie..." risponde: "ai miei tempi potevi correre in più categorie contemporaneamente, quindi poteva capitare di vincere più gare nella stessa giornata") ed ancora si cerca l'erede di Rossi in gente che ancora deve dimostrare di saper andare in moto (leggasi Casey "Rolling" Stoner) che ha vinto 2 mondiali in 11 anni e ha esordito nel mondiale nel 2001, nella classe 125, la sua prima vittoria (di gran premio) arriva solo nel 2003, per il primo titolo mondiale tocca aspettare il 2006. Mentre per Vale46, le cifre sono un po' diverse, e già che ci siamo le snoccioliamo, infatti esordisce del 1996 e conquista il suo primo gran premio lo stesso anno (piazzandosi 9° alla fine della stagioni), mentre l'anno successivo vinse il suo primo mondiale in classe 125, dove quell'altro non ha mai vinto un cazzo).
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi del fatto che in mancanza di eccellenze si supervaluta la mediocrità. Non si è ormai più in grado di parlare del "banale" in attesa dell'Eccezionale ecco perché tutti devono essere "fenomeni" e per farli ancora più fenomeni si cerca il confronto, quasi sempre errato, con i miti del passato... con i Miti appunto. I Miti parlano di Eroi che affrontano creature dai poteri sovrumani, di Eroi discendenti dagli Déi, di Eroi (mortali) che partono dalle "favelas" di Rio e conquistando, l'insensatamente ricco, mondo del calcio dei ricchi. Parlano di storie leggendarie, non inventano leggende per fornire un'origine umile a chi umile non è mai stato (così come Obama non era il ragazzino cresciuto a pane e ratti prima di diventare il primo presidente pellet degli Stati Uniti, bensì la sua era una delle famiglie più ricche ed influenti del paese).
Creare ad arte una storia per far sì che sia più vicina alla "marmaglia", affinché essa ci si possa identificare, affinché essa possa aspirare ad avere una carriera stra miliardaria ed ecco che poi si creano i falsi miti che gli italiani, i bianchi in generale, certi lavori non li vogliono più fare. Ma vedo anche che ci sono pellet che diventano famosi sul web, entrati nel centro di accoglienza da clandestini, uscitovi da "divini"... anche quello evidentemente è un lavoro che gli italiani, in senso stretto, non vogliono fare!
Quindi non ci stupiamo se "Alfa" con esplicito riferimento, fornito dagli stessi autori/proprietari, alla figura del maschio dominante faccia la sua comparsa. Ma in un momento storico in cui avere il "cazzo" è una colpa (scusate il francesismo mie graziose lettrici), può un canale televisivo essere puro testosterone? Ovviamente no ed infatti "Un bel parterre testosteronico, per una rete che, volendosi rivolgere a un pubblico maschile, ammicca nel nome alla tipologia del maschio dominante e vagamente prepotente. «Un guerriero» sintetizza Maddaloni padre.  
Poi però tutti fanno a gara ad allontanare da sé, dal canale e da quell’alpha, l’immagine dello stereotipo. Il loro maschio è uno che affronta con umiltà e coraggio la vita, che ne accetta le batoste e si rialza, che chiede rispetto e non vuole strafare. Insomma un modello per molti, non per pochi. Simpatico, con tocchi quasi femminili. Potrebbe – addirittura - essere donna. «Le donne al comando sono davvero alpha», ancora copyright Maddaloni." (fonte La Stampa Spettacoli), quindi è tutta apparenza, tutto fumo negli occhi. Un tempo gli esempi erano esempi, un modello di eccellenza a cui ispirarsi per migliorare sé stessi, ma dal momento che a certi limiti è impossibile arrivare senza spirito di sacrificio e duro lavoro (perché anche i talenti naturali devono lavorare per raggiungere le vette più alte) allora bisogna abbassare i livelli, livellare il tutto verso il basso per fare in modo che il "medioman" (l'uomo medio per quelli che scoprono la televisione nel 2017 e non conoscono il personaggio di Fabio De Luigi... e probabilmente non conoscono nemmeno Fabio De Luigi...) possa sognare di fare "masa schei" (un sacco di soldi), con il minimo sforzo... "boh se ce l'ha fatta lui che non ha nessuna qualità... sarò mica più stronzo di lui?" si che lo sei uomo medio sei più stronzo di lui perché lo imiti nella sua mediocrità anziché eccellere. "Per questo le loro storie, sono così importanti e significative: perché ognuno di loro ha avuto successo e vinto, ma ha anche combattuto o combatte battaglie, conosciuto sconfitte. Esempi, ma non superuomini. In loro – è l’idea - chiunque può identificarsi o a loro ispirarsi. «Tutti vorremmo metterci alla prova, vivere avventure, affrontare e superare sfide. O anche solo avere stimoli e modelli per essere diversi e migliori», spiega il direttore Massimo Bruno" (stessa fonte). In verità essere diversi ed essere migliori sono due cose ben distinte essere diversi vuol dire non piacersi e voler cambiare, voler essere qualcun altro... mentre si può essere migliori pur rimanendo sé stessi, anzi sarebbe la cosa migliore, appunto. Solo con la consapevolezza dei propri punti di forza e dei propri limiti si può, puntando sui primi, superare i secondi (e l'analogia sportiva non è casuale). Mentre se non si conosce sé stessi eccellere diventa impossibile a meno di abbassare l'asticella, il cui abbassamento solo nel ballo del "limbo" è sinonimo di bravura, ma in tutti gli altri ambiti è una dimostrazione di mediocrità.

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